"...ma il mio cuore si è, come bloccato...
O era fermo prima e, ha ripreso a battere..."SIMONE'S POV:
Ecco qui, non bastava mica il trasferimento traumatico a Roma, questo liceo classico di merda, questa città incasinata, questo mood altalenante in cui si trovava..no, pure il riccio cafone in classe si doveva beccare, si credeva anche simpatico...era carino però...ma che sta dicendo, lui c'aveva Silvia, la ragazza con la quale stava ormai da quasi 3 anni, ed era innamoratissimo di lei.
Simone era immerso nei suoi pensieri, era stato invaso dalle domande dei professori che gli chiedevano se fosse nuovo, come si trovasse, dove avesse fatto scuola prima, e tante altre cose burocratiche...quando ad un certo punto sentì la voce del suddetto moro : "...mi posso sedere qui?"...al quale Simone aveva sbuffato interiormente, e aveva risposto con un cenno della testa "ma sì dai fai come vuoi'.. ;"ammazza che simpatico eh? Ma ce lo hai anche un nome o ti devo chiamare Mr perfettone?"... "Ha ha ha che simpatico, no, mi chiamo Simone" aveva risposto... "Ah bene! Io sono Manuel, piacere tutto mio.. Simone è un bel nome, come la canzone di Franco 126...lo conosci sí... come no? vabbè...era meglio er perfettone ".
L'ultima campanella, finalmente, era suonata, e Simone però era costretto ad ammettere che sotto sotto (molto sotto) la corazza da rozzo e cafone Manuel era un ragazzo profondo, acculturato, gli aveva sciorinato in quelle ore tutte le sue band preferite : i blues, i Rolling Stones, gli 883, Gli Arctic Monkeys, Michael Jackson....gliel'aveva raccontati con tanto ardore che Simone aveva capito, inaspettatamente, di aver qualcosa in comune con lui. Gli piaceva immensamente il modo in cui parlava delle sue canzoni, del suo sogno di fare la popstar, di tutti i produttori a cui sarebbe voluto arrivare, e per la prima volta, gli sorrise, e così... "Manuel, ti va di venire a casa mia oggi? Scrivo canzoni anche io, se ti va ho uno spazio tutto mio dove potertele fare sentire", gli chiese una volta fuori scuola, attendendo fiducioso una sua risposta. In realtà un po' se ne era pentito eh... però lo incuriosiva così tanto che forse una seconda opportunità la meritava, in fondo Simone tendeva a giudicare le persone dalla copertina, e aveva tanto bisogno di un amico.MANUEL'S POV:
Ecco qualcosa che non si aspettava. Quella proposta di andare alla villa di Simone in realtà non era male, doveva ammettere, anzi, al contrario gli pareva un'idea molto carina da parte sua, però era inaspettata.
"Va...va bene dai, per me non c'è problema, dove abiti?" Si era ritrovato a ribattere Manuel, sorridendo...sorridendo? Dio cosa gli stava succedendo?ehi..Manuel.. è ancora il moro secchione antipatico...non ti scordare, così cambió espressione "...se proprio ci tieni alla mia umile presenza" aggiunse - dio, che sfigato -. E così si era ritrovato sulla moto di Simone, e un quarto d'ora dopo era arrivato a casa di Simone -una villa enorme- e si ritrovò a pensare che pure quella casa era da perfettoni, ma questo si guardó bene dal dirglielo. Ciò che lo incuriosí fu la spontaneità con la quale venne accolto dal padre di Simone e dalla nonna, affabile donna che preparó il pranzo e la merenda, e la tavernetta di Simone, al quale capì che lì Simone aveva tutto il suo mondo, qualcosa in cui non doveva essere perfetto per forza, e un pochino si innamorò -ma ancora non lo sapeva-. "Wow... è bellissima" si complimentó con Simone che per la seconda volta gli sorrise, Dio, quando sorrideva era proprio il sole. Passarono delle ore bellissime, a sfogliare vecchi giornali, vecchi dischi, vecchie canzoni, fino a quando Manuel trovò un quadernetto che apparteneva a Simone..."Parto da qui/ ma non so dove andare
e se ti va / possiamo ballare
In questa città/ tra il freddo del mar
io e te potrem cantar..."- ma cosa fai? CHI TI HA DATO IL PERMESSO DI PRENDERE IL MIO QUADERNO, IDIOTA STUPIDO CHE NON SEI ALTRO????! - Simone lo raggiunse e no, non sembrava contento, anzi era furioso....Manuel non capiva perché, quella sottospecie di canzone (poesia?) era molto bella, e si stava anche complimentando con lui quando "ma che voi...l'ho visto qua e l'ho preso non mi pare d'averti ammazzato la madre eh, stai calmo che nemmeno se conoscemo".. Manuel non capiva il perché di tale rabbia sinceramente, forse era stato avventato prendere il suo quaderno senza chiedergli il permesso, ma gli sembrava una reazione eccessiva quella.
Comunque la giornata finì con Simone che non gli rivolse la parola per tutta la cena e il tragitto fino a casa sua, dove comunque lo aveva accompagnato, senza nemmeno salutarlo.SIMONE'S POV :
Va bene va bene, era stato drammatico come suo solito, forse aveva esagerato, e un po' vedendo la faccia spaventata e un po' spaesata di Manuel se ne era reso conto, in fondo non aveva fatto nulla di male, però si sentiva come nudo di fronte a lui, in quel quadernetto c'era tanto del suo mondo, e non era ancora pronto a farlo vedere a qualcuno, inoltre si sentiva messo in soggezione da quegli occhi marroni che parevano leggerlo dentro, di cui era attratto ed enormemente spaventato, cosa gli stava succedendo?
Così successivamente prese il telefono e digitó :
"Ciao Manuel, sono Simone, il tuo compagno di scuola, e senti lo so che stai pensando che è da sfigati perfettoni, ma in realtà volevo dirti che mi dispiace tanto per la reazione che ho avuto, non tendo mai a pensare a ciò che faccio prima di farlo, è che odio quando prendono le mie cose senza dirmelo, soprattutto in quel quadernino c'è la mia vita intera. Scusami tanto tanto tanto davvero, capisco se ora mi odi e non vorrai mai più parlami per il resto della tua intera esistenza" - che esagerato -
però lo inviò. In realtà non si aspettava una risposta, solo che lo aveva scritto per alleviare il senso di colpa che lo stava torturando. Si mise a dormire un sonno senza sogni.
L'indomani mattina si sveglió con un qualcosa di bellissimo che non si aspettava
' sei così drammatico Balestra, non fa niente, è tutto ok, voglio ancora essere tuo amico (però non ti montare la testa mo) ', un bigliettino firmato Manuel, una brioche alla marmellata di ciliegie(la sua preferita) e una rosa bianca, come simbolo di pace.MANUEL'S POV:
Si beh...ok...a Little bit patetic da parte sua però....quella notte non aveva dormito, e quando aveva visto il suo messaggio aveva sorriso. La verità era che ci era rimasto male per quella reazione perché, anche se detestava ammetterlo, un po' a quel perfettone ricciolo vestito da bomboniera si era affezionato. Gli aveva raccontato tutto, e gli faceva piacere che gli avesse mostrato il suo piccolo posto nel mondo. E infondo lo capiva, non aveva il diritto di toccare le sue idee senza il suo permesso, non lo avrebbe fatto mai più, se lo era promesso.
Comunque, aveva sorriso, si era messo a dormire, e la mattina seguente aveva preso una brioche al bar, una rosa bianca e scritto un bigliettino, che drammatico questo ragazzo comunque, rise tanto, non si era mai sentito così felice.
Tanta era la sua felicità che mamma Anita si era stupita, lo aveva guardato e gli aveva detto "Simone...e chi è? Manu? Non è che ti stai cacciando di nuovo nei guai? Non ti ho mai visto così felice però, me lo fai conoscere?" "a má, e che so tutte ste domande, so le 8 del mattino... E comunque no, fatte gli affari tua, che si spaventa e poi non vole più vedermi, e io voglio che sia mio amico" cosa cazzo?! Lo aveva detto davvero ad alta voce a sua madre? Che stava succedendo!!!!!!
Eh chi era Simone, bella domanda...Ed eccoci qui alla fine di questo secondo capitolo, ci tenevo a ringraziarvi per tutto l'amore che questa storia sta ricevendo, spero di non avervi annoiato durante questi pov, e spero di non deludervi mai.
Ci aggiorniamo prestissimo, Benny <3
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Quell'amore che i cantanti cantano (un blues degli stones)
FanfictionRoma, fine anni '90. Manuel studia al terzo anno del liceo classico, è ripetente, Simone se lo ritrova nella stessa classe. Manuel non ama la scuola, ma ha un sogno, vuole fare la popstar. Simone scrive canzoni, e sa cantare. Tutto cambia quando nel...