1. L'inverno

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Santa Croce era una cittadina molto tranquilla, veniva attraversata da un lungo fiume, presentava molte zone verdi, ed era circondata da altri paesi più piccoli o di simile grandezza. Certo non si può dire che le persone qui venissero a divertirsi, non c'erano locali serali o qualche attività ricreativa da svolgere, era un paese in cui non succedeva mai nulla di interessante, qui gli abitanti semplicemente vivevano e lavoravano.
Questo era anche il caso di Monica che, dopo la fine del suo matrimonio, si era trasferita con la figlia Fatima.
Monica risiedeva a Santa Croce da ormai tre mesi, aveva trovato un buon impiego in una pizzeria vicino casa, non era il suo sogno di vita, ma sicuramente era un lavoro che gli permetteva di mantenersi le spese mensili. In paese si era ambientata abbastanza bene, era una ragazza molto socievole e calma, non amava i pettegolezzi o stare al centro dell'attenzione, viveva la sua vita curandosi solo di sua figlia, impegnandosi a non fargli mancare tutto ciò di cui aveva bisogno. In paese credo che tutti fossero d'accordo sul fatto che Monica fosse davvero una bellissima ragazza oltre che una bella persona. Aveva dei lucenti capelli neri che gli scendevano oltre la spalla, occhi azzurri come il ghiaccio e poi un piccolo tatuaggio sulla mano sinistra. Non era amante del trucco eccessivo, questo la rendeva la classica ragazza acqua e sapone che però, tutti si giravano a guardarla quando passava.
Fatima aveva nove anni, al contrario di sua madre non amava quel paesino disperso, preferiva la casa di papà sul litorale. Laggiù aveva lasciato le sue amicizie, adorava andare al mare a giocare e correre sulla spiaggia a qualsiasi ora del giorno. Qui invece, non si era ancora ambientata del tutto. A scuola è sempre stata la prima della classe, la sua materia preferita era la geografia, rimaneva affascinata nel conoscere i paesi e le nazioni esistenti, sognava un giorno di fare un lavoro che gli permettesse di viaggiare molto e poter vedere e conoscere tutto il mondo.
Nonostante fosse una bambina molto intelligente, non riusciva comunque a istaurare un rapporto con i suoi nuovi compagni di classe. Lo psicologo scolastico giustificava questo comportamento come: una reazione al divorzio dei genitori, questo l'avrebbe portata a chiudersi in se stessa.
Monica faceva il possibile per farla svagare, ogni domenica la portava fuori. Insieme facevano lunghe gite fuori porta, in altri casi invece restavano in paese, andavano sul lago e passavano il pomeriggio facendo picnic ed altre attività all'aperto. Nonostante l'impegno ciò non bastava, Fatima era apparentemente felice, ma continuava a desiderare la sua vecchia vita.
Quando erano a casa invece, aveva sempre un atteggiamento chiuso e disinteressato a qualsiasi cosa, passando la maggior parte del tempo nella sua camera a disegnare (un'altra delle sue passioni). Come tutti i bambini, ritraeva le cose che più le piacevano, ma negli ultimi tempi, disegnava sempre e solo la loro nuova casa e lei di fianco che piangeva.
Monica era solita fare lunghi dialoghi con sua figlia, credeva che le parole potessero rassicurarla, perciò determinate conversazioni erano abitudinarie in quella casa.
«Tesoro lo so che per ora le cose non sono facili, io e tuo padre stiamo attraversando un momento di riflessione, ma entrambi ti vogliamo molto bene e anche se viviamo distanti non ti mancherà mai l'affetto da parte di nessuno dei due»
«Va bene, mamma...» rispose «Ma posso andare a guardare la tv ora?»
«Che ne pensi se invece cuciniamo insieme quella torta al cioccolato e panna che ti piace tanto?»
«Sii!!» gli occhi della piccola si illuminarono, era golosa di cioccolata.
Cucinarono insieme sia la torta che la cena stessa, Monica fu contenta di vedere sua figlia allegra e rilassata, era riuscita per una volta dopo tanto a rivedere la purezza e l'ingenuità tipica di una bambina della sua età. Sentendosi anche lei meno ansiosa, tirò un sospiro di sollievo e dopo aver cenato e rimesso a posto la cucina, portò Fatima a letto, ormai crollata dal sonno sul divano da una buona mezz'ora. Rimboccate le coperte e dato il bacio della buonanotte, anche lei si avviò finalmente in camera. Dalla finestra si iniziavano a vedere i primi segni di un forte temporale. Mentre pensava se il paese, privo di una diga, fosse attrezzato all'arrivo delle tempeste invernali, si addormentò. La mattina seguente le strade erano già del tutto allagate, i tombini ormai colmi di foglie e ciarpame trasportato dall'acqua, stavano smettendo di fare il loro lavoro. Il fruscio delle ruote sull'asfalto e il suono della sveglia, svegliarono Monica che, come ogni giorno, aveva la giornata scrupolosamente organizzata. Prima di tutto svegliava con largo anticipo sua figlia, essendo una gran dormigliona, non bastava mai un solo richiamo. Al volo prepara la colazione: una caffè e una brioche per lei, mentre per Fatima del latte con cereali. Rigorosa la regola: tanti cereali e pochissimo latte. Monica non possedeva un auto, perciò doveva accompagnare tutte le mattine Fatima alla fermata dell'autobus che distava circa settecento metri dalla loro casa. A causa del forte temporale però, quella mattina si offrì la signora Matilde di accompagnare la bambina a scuola in auto. Matilde era la vicina di casa di Monica, era una signora sui settant'anni che, malgrado l'età, era arzilla come una ventenne. Rimasta vedova da qualche anno, vedeva Monica come la figlia che non ha mai avuto, perciò si sentiva responsabile anche della tutela di Fatima. Quando poteva, si impegnava ad aiutarle con un passaggio o un sostegno economico, ma spesso quest'ultimo veniva rifiutato da Monica. Nel pomeriggio, mentre continuava il forte temporale, l'autobus scolastico riportava a casa tutti i bambini. Con un grande ombrellone rosso, Monica attendeva Fatima. Arrivati a casa, Fatima tirava subito fuori i libri e si metteva a fare i compiti, mentre sua madre gli stava vicina, consapevole che non avesse assolutamente bisogno di lei. Il turno di Monica in pizzeria iniziava alle diciassette e terminava alle dieci di sera. Prima di andare portava sua figlia a casa della signora Matilde, non essendo ancora riuscita a trovare una babysitter stabile, aveva chiesto questo favore alla sua vicina. Data la simpatia che nutriva per loro, Matilde era contentissima di tenere Fatima.
Ormai avevano istaurato un rapporto come una nonna con la nipote, ma forse solo Matilde la vedeva così. Fortuna volle che quella sera la pioggia cessò di scendere, così Monica riuscì ad andare a lavoro senza problemi, ma portò lo stesso l'ombrello con sé per precauzione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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