La pioggia batteva incessante contro la finestra della camera di Lia, come un tamburo inarrestabile che accompagnava il ritmo dei suoi pensieri. Era una di quelle sere in cui il mondo sembrava volersi chiudere in un bozzolo grigio, avvolgendo ogni cosa con un velo di malinconia. Lia era stanca, ma non riusciva a dormire. Qualcosa dentro di lei si agitava, una sensazione che non sapeva spiegare.
Si girò sul letto, fissando il soffitto. Il suo piccolo rifugio era illuminato solo dalla luce calda della lampada sul comodino, che proiettava ombre danzanti sulle pareti. Tutto sembrava normale, ma una parte di lei sapeva che quella notte sarebbe stata diversa.
Alle due del mattino, un rumore leggero la fece sobbalzare. Era un suono sottile, come un fruscio, ma non proveniva dalla pioggia. Si alzò a sedere, trattenendo il fiato. Non c'era nulla di visibile nella stanza, ma poi lo vide: un sottile filo dorato brillava nell'oscurità.
Il filo fluttuava davanti a lei, tremolante ma tangibile. Sembrava provenire da nessun luogo e dirigersi verso il muro, scomparendo oltre. Lia allungò una mano, esitante. Quando le sue dita sfiorarono il filo, una scarica di energia la attraversò, facendola ritrarre di colpo.
«Che cos'è?» sussurrò, ma non si aspettava una risposta.
Il filo rimase lì, immobile. Poi, come se avesse un'intelligenza propria, iniziò a muoversi, intrecciandosi con altri fili che erano apparsi dal nulla. Lia li osservò con occhi spalancati: fili di ogni colore e consistenza si allungavano, si incrociavano, si spezzavano e si riformavano. Ogni filo sembrava collegato a qualcosa o qualcuno, anche se lei non riusciva a capire esattamente come.
Un colpo di vento gelido attraversò la stanza, facendo tremare le tende. Lia si voltò verso la finestra, ma era chiusa. Quando tornò a guardare i fili, si accorse di un dettaglio inquietante: uno di essi era legato a lei.
Il filo era di un azzurro tenue, pulsava come un battito cardiaco, e si collegava al suo petto. Seguendolo con lo sguardo, Lia si accorse che conduceva fuori dalla stanza, oltre la porta.
Il cuore le martellava nel petto. Non sapeva se fosse il caso di seguirlo, ma qualcosa dentro di lei la spingeva a farlo. Si alzò, scalza, e con passi leggeri si avvicinò alla porta. Quando la aprì, il filo si tese, guidandola lungo il corridoio buio.
Ogni passo era accompagnato da un senso crescente di irrealtà. I fili fluttuavano ovunque intorno a lei, ma sembravano ignorarla, come se fosse invisibile. Quando arrivò alla fine del corridoio, il filo azzurro si fermò davanti a uno specchio.
Lia si guardò riflessa: gli occhi spalancati, i capelli arruffati, la pelle pallida. Ma non era sola. Dietro di lei, nell'oscurità, una figura si stagliava.
Urlò e si girò di scatto, ma non c'era nessuno.
Quando tornò a guardare nello specchio, i fili erano spariti. Lia si accasciò a terra, tremante.
Non riuscì a dormire per il resto della notte, e quando suonò la sveglia, si sentiva come se un macigno le schiacciasse il petto. Non poteva parlare di quello che era successo, non senza sembrare pazza. Cercò di convincersi che era stato solo un sogno, un'allucinazione.
A scuola, tutto sembrava normale, almeno fino alla seconda ora.
«Avete sentito? C'è uno studente nuovo,» disse Giulia, la sua migliore amica, mentre sistemava i libri sul banco.
Lia alzò lo sguardo. «Uno nuovo? A metà anno?»
Giulia annuì con entusiasmo. «Dicono che sia un tipo misterioso. Sai, il classico ragazzo silenzioso e affascinante. Oh, eccolo lì!»
Lia seguì lo sguardo dell'amica e lo vide. Adrian.
Era alto, con capelli scuri che sembravano catturare la luce in un modo inquietante. I suoi occhi erano di un grigio penetrante, quasi innaturale. Ma ciò che colpì Lia fu altro: Adrian non aveva fili.
Si bloccò, il cuore che saltava un battito. Ogni persona nella stanza era circondata da fili, ma lui no. Non c'era nulla che lo collegasse al mondo, eppure era lì, reale come tutti gli altri.
Adrian si girò, i loro sguardi si incrociarono. Per un attimo, il tempo sembrò fermarsi. Lia sentì una strana energia attraversarla, come un déjà-vu, ma molto più intenso.
Poi, lui sorrise. Un sorriso lieve, quasi triste, che sembrava contenere un segreto.
Durante la pausa, Lia lo trovò seduto da solo sotto un albero nel cortile della scuola. Non sapeva perché, ma sentì il bisogno di parlargli.
«Ciao,» disse, avvicinandosi.
Adrian alzò lo sguardo, e di nuovo Lia sentì quella strana connessione.
«Ciao,» rispose lui, con una voce profonda e calma.
Ci fu un momento di silenzio. Lia si accorse che stava stringendo i pugni, nervosa.
«Tu... sei nuovo, giusto?» chiese.
Adrian annuì. «Sì. Mi sono trasferito da poco.»
«Oh. Be', benvenuto allora,» disse, ma non si mosse. Qualcosa in lui la tratteneva lì.
Adrian la guardò con curiosità. «Tu sei diversa.»
La frase la colpì come una freccia. «Diversa? In che senso?»
Adrian inclinò la testa, come se stesse cercando le parole giuste. «Non lo so. È solo una sensazione.»
Lia deglutì. Non poteva sapere dei fili. Era impossibile. Eppure, c'era qualcosa in lui che le diceva che forse sapeva più di quanto volesse far credere.
Quella sera, tornata a casa, Lia si chiuse nella sua stanza. Si sedette sul letto, fissando il soffitto. Aveva troppi pensieri, troppe domande. Chi era Adrian? E perché non aveva fili?
Il filo azzurro che aveva visto la notte precedente era ancora lì, invisibile ai più, ma palpabile per lei. Si chiese se fosse connesso ad Adrian.
Con un sospiro, chiuse gli occhi, ma non trovò pace. Sentiva che il suo mondo stava per cambiare, e Adrian era al centro di tutto.
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Luce tra le Ombre
Teen FictionLia, una ragazza di diciassette anni con una vita apparentemente normale, scopre di avere un dono unico: può vedere i fili che collegano le persone ai loro destini. Non capisce come sia possibile, ma sa che ogni filo è fragile e che modificarlo potr...