Capitolo 2.

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Le strade della città sembrano più affollate del solito. Mentre cammino, sento le voci della gente che si mescolano in un brusio costante, ma c'è qualcosa di diverso nell'aria oggi. C'è tensione, un'agitazione che si avverte nei gesti frettolosi e negli sguardi fugaci che le persone si lanciano. Non so dire cosa sia, ma un senso di inquietudine mi si insinua nel petto.

Procedo lungo la strada principale, il selciato irregolare che conoscono fin troppo bene i miei piedi. Quando arrivo alla piazza centrale, mi fermo bruscamente. Al centro della piazza è stata eretta una piattaforma di legno, alta e robusta, con una corda che pende dall'alto come un serpente in attesa di colpire.

Il cuore mi batte più forte. Non avevo mai visto nulla di simile qui. Una folla si è già radunata, le persone sussurrano tra di loro, e un'ombra di paura serpeggia tra i volti. Mi avvicino a una donna che tiene stretta la mano di un bambino. La sua espressione è tesa, e sembra quasi voler scappare da quella scena, ma non riesce a distogliere lo sguardo.

«Scusate,» le chiedo con voce sommessa. «Cosa sta succedendo? Perché hanno eretto questa piattaforma?»

La donna mi guarda con occhi spalancati, come se fosse sorpresa che io non lo sappia già. «L'Ordine Sacro ha catturato un'altra strega,» mi dice sottovoce, come se anche pronunciare la parola fosse pericoloso. «Oggi ci sarà l'impiccagione.»

Strega. La parola mi colpisce come un pugno nello stomaco. Sento il sangue gelarsi nelle vene. Mio malgrado, i miei occhi tornano a fissare la piattaforma, dove la corda ondeggia lievemente nel vento. Non riesco a muovermi, come se le mie gambe si fossero radicate al suolo. Non è la prima volta che sento di esecuzioni per stregoneria, ma è la prima volta che vedo tutto così da vicino. Mi assale un misto di orrore e tristezza. Tutto questo perché qualcuno ha osato praticare qualcosa che non può essere spiegato.

Le grida della folla si fanno più forti, ma il mio sguardo resta fisso sulla piattaforma. Non riesco a distogliere gli occhi dalla corda che si muove, come se danzasse al ritmo di una melodia silenziosa. Immagino la paura di chi verrà portato lì sopra, il terrore di affrontare una morte tanto crudele davanti a una folla assetata di sangue.

Mentre sono persa nei miei pensieri, qualcuno mi urta leggermente. Mi giro di scatto, pronta a scusarmi, e mi trovo di fronte a un uomo che non avevo mai visto prima. È alto, con spalle larghe e capelli scuri che gli ricadono sulla fronte. I suoi occhi, di un grigio intenso come il cielo prima di una tempesta, mi fissano con un'espressione che non riesco a decifrare.

«Tutto bene?» mi chiede, con una voce profonda e vellutata che riesce a spazzare via per un istante il caos intorno a noi.

Annuisco, ma il nodo allo stomaco non si scioglie. «Sì, sì, solo... è la prima volta che vedo una cosa del genere.»

Lui solleva un sopracciglio, come se trovasse la mia risposta interessante. «Non sei del posto, allora?» mi domanda, lasciando scivolare il suo sguardo su di me, quasi come se stesse cercando di capire chi io sia davvero.

«Non proprio,» rispondo, cercando di sembrare indifferente. In realtà, il modo in cui mi guarda mi mette a disagio, ma allo stesso tempo c'è qualcosa in lui che mi attrae, come una falena che non riesce a resistere alla luce.

«È uno spettacolo brutale,» dice lui, distogliendo lo sguardo dalla piattaforma per tornare a guardarmi. «Ma a quanto pare, la paura è un ottimo strumento per mantenere l'ordine.»

Non so come rispondere a questo. C'è un tono ironico nelle sue parole, come se stesse nascondendo qualcosa dietro la sua apparente indifferenza. Prima che io possa dire altro, la folla si sposta e ci separa, spingendoci in direzioni opposte. Cerco di cercare il suo volto tra la marea di persone, ma è già scomparso. Mi sento come se fossi stata colpita da un fulmine. Chi era quell'uomo? E perché sembrava sapere così tanto di ciò che stava accadendo?

Queen of Chaos |SospesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora