Manuel è sempre stato un bambino curioso, felice e spensierato,
era felice di avere una mamma come Anita, lo lasciava giocare e ogni tanto, se non aveva voglia di andare a scuola,
la mamma lo faceva anche stare a casa.
Ma era sempre attento ai cambiamenti della sua vita.Per questo quando un giorno, Anita tornò a casa in compagnia di un uomo,
Manuel si incupì."Chi è questo signore?"
"Amore, lui è Dante, un mio amico, perché non vai a salutare?"
"Perché non mi piace mamma, ha la barba"Poi però qualcosa catturò la sua attenzione,
c'era una piccola figura dietro a quella più grande di Dante."Mà, c'è un bimbo, dove l'ha preso?"
"Lui è mio figlio Simone! È un pò timido ma sono sicuro andrete d'accordo, pensa che avete un solo anno di differenza e non vi siete mai visti a scuola!"Manuel di quello che aveva detto il signore, captò solo il nome di quel bambino tutto occhioni e notò subito il piccolo dinosauro che avesse in mano, e un sorriso si fece spazio sul suo viso.
"Mamma guarda! Simone ha un dinosauro uguale al mio!"
Simone schiuse la bocca, pronto a dire le sue prime parole della giornata, ma il padre parlò prima di lui.
"Sì, gli piacciono molto i dinosauri"
Lo disse con un sorriso, ma allo stesso tempo vide come il faccino di Simone si intrististiva, ogni volta che suo padre gli toglieva le parole di bocca.
Ao ma quanto parla questo mamma mia...
Pensò il ricciolino, e in quel momento decise di prendere il più piccolo sotto la sua ala.
"Vabbè Simò andiamo, te faccio vede' gli altri dinosauri miei"
Anita li guardava,
mentre Manuel mostrava a Simone tutti i suoi giochi e si ritrovò a pensare,Manuel è così grande per la sua età...
A volte la donna si chiedeva cosa passasse per la testa di suo figlio, ogni volta che portava a casa un uomo diverso,
Manuel aveva solo 8 anni, e non erano poche le volte in cui si ritrovava a dover consolare la sua mamma,
a volte china sul pavimento a piangere perché quel brutto signore ti ha fatto stare male, vero Ma'?.Era un bambino attento, voleva scoprire,
sapere,
imparare più cose potesse sulla vita.
Ma a volte a lui la vita che vedeva non piaceva,
si chiedeva perché tutti gli uomini che entravano in quella casa poi non rimanevano mai."Anita mi dispiace, non è colpa tua, ma io non posso stare con una persona che ha già un bambino di 8 anni! Non posso gestirvi. È troppo" Aveva sentito una volta Manuel, quando Ettore, il vecchio compagno di Anita, se ne andò.
E lui pianse tanto.
È colpa mia se non amano la mia mamma?
Sono io quello di troppo?la sera stessa la donna lo vide, nella sua cameretta,
mentre cercava in tutti i modi di nascondere le ultime tracce della sua tristezza perché non voleva che notasse quanto anche lui, ci fosse rimasto male.
"Amore..."
E il piccolo non potè non notare gli occhi di Anita,
rossi, consumati da un pianto,
che più di dolore, parlavano di stanchezza.
Manuel, per quanto piccolo fosse, capì che in quel momento a nessuno dei due andasse di parlare,
così chiese alla sua mamma di leggergli una storia,
ma non una di quelle con il lieto fine,
non ci credeva a quelle cose.E a volte Anita stava lì,
in piedi, appoggiata allo stipite della porta, ad osservare il suo unico figlio,
con i suoi stessi capelli ricci sbarazzini, e un sorriso che se solo avesse voluto,
avrebbero potuto sciogliere il più cattivo dei cuori.
Anita semplicemente lo guardava, e sorrideva.
Sorrideva sempre lei, se si trattava di Manuel.