UNA PROPOSTA IMPOSSIBILE

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"ci sono incontri che sembrano casuali, ma in realtà cambiano il corso di tutto"

Le giornate passarano anche più in fretta del solito ma io non riuscivo a scrollarmi di dosso quello che era successo. Avevo provato a tornare a lavoro, a far finta di niente, ma la scena di quell'uomo che collassava davanti ai miei occhi continuava a ripetersi nella mia mente come un film. Ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo il suo viso pallido, i nostri sguardi che un istante prima si sfiorano e subito dopo lui privo di sensi per terra, le sue mani tremanti, il mio cuore che mi tamburellava dentro il petto...rivivevo tutto come in un lunghissimo ed eterno loop.
E poi c'era quella sensazione che difficilmente riuscivo a spiegare.Era come se qualcosa fosse effettivamente cambiato, come se il mondo avesse deciso di darmi una debole ma lunga scossa per ricordarmi che la mia vita, così com'era, non andava da nessuna parte.

Amelia si accorse subito che c'era qualcosa che non andava

"Che ti prende?" mi chiese, mentre risciacquava una tazzina da caffè.
"Sei silenziosa oggi. Più del solito intendo"

"Sto bene, non è niente solo un pò di stanchezza" risposi, cercando di essere il più convincente possibile

"Non può essere solo stanchezza Nora, sembra quasi tu abbia visto un fantasma"

Azzardai un mezzo sorriso, ma non risposi. Non sapevo nemmeno io cosa provassi e cosa avessi nella testa figuriamoci mettermi a spiegarlo a qualcun altro

Quella giornata che sembrava non finire più giunse al termine, e quando chiusi il bar dietro di me, mi sentii quasi sollevata. Avrei avuto bisogno di silenzio per pensare, di rimettere in ordine i pensieri e cercare di dare delle risposte alle mie domande. La strada verso casa era buia e fredda, ma perlomeno non c'era nessuno in giro se non qualche gatto randagio che ogni tanto mi fermavo ad accarezzare.

Arrivata al mio appartamento, trovai mia madre addormentata sul divano.
La coperta che le avevo regalato a Natale di qualche anno fa le copriva a malapena le spalle, e il televisore era ancora acceso su uno dei suoi programmi di cucina preferito.
Non avevo il coraggio di svegliarla, quindi decisi di spegnere il televisore e sistemarle meglio la coperta prima di ritirarmi nella mia stanza.

Appena mi misi nel letto, il pensiero di quell'uomo tornò a tormentarmi. Chi era? Cosa ci faceva nel nostro bar? Aveva un'aria così fuori posto, così diversa da tutti i nostri clienti abituali. Non riuscivo a smettere di chiedermi se stesse bene, se lo avrei mai rincontrato, se qualcuno si stesse prendendo cura di lui, se fosse tornato a casa.

Mi svegliai presto, come al solito, ma quella mattina avevo un nodo allo stomaco. Cercai di ignorarlo e andai al lavoro, sperando che la routine mi aiutasse a distrarmi, ma non fu così.

Appena entrai al bar mi bloccai subito. C'era qualcuno seduto ad un tavolino vicino alla finestra, l'ultimo infondo al bar.
Non era ancora orario di apertura, quindi chiunque fosse, non aveva il diritto di stare li.
Mi incamminai verso lo sconosciuto per chiedergli gentilmente di uscire e di tornare dopo ma appena i miei occhi si posarono su di lui, il mio cuore sobbalzò

Era lui.

Christian.

Era vestito nello stesso modo del giorno prima: cappotto nero elegante, maglioncino a collo alto beige, un pantalone tendente al color castagna e i suoi stivaletti neri impeccabili.
Aveva un'aria diversa, non sembrava emanasse più l'aria di chi aveva il mondo intero ai suoi piedi ma era...spento.
Sembrava quasi fragile. 

Mi feci coraggio e mi avvicinai a lui, cercando di mantenere un tono il più neutro possibile.

"Posso aiutarti?" chiesi, incrociando le braccia al petto.

Si girò, alzò lo sguardo e quando i nostri occhi si incrociarono provai un brivido.
I suoi occhi erano scuri, profondi come se nascondesse qualcosa.

"Si, ho bisogno di parlare con te" disse

CON ME? Quelle parole mi fecero sobbalzare. Non ero abituata a sentir uscire dalla bocca di un uomo, e che uomo, le parole "ho BISOGNO di parlare con TE"

"Non capisco" dissi, ancora incredula dalla situazioni

"E una lunga storia, ma ho davvero bisogno del tuo aiuto" disse "siediti ti prego"

Sapevo che avrei dovuto dire di no, non ispirava nulla di buono ma c'era qualcosa che alla fine mi fece cedere. Mi sedetti proprio di fronte a lui con il cuore che batteva all'impazzata e l'ansia che mi percorreva tutto il corpo.

"Ti devo molto" iniziò, appoggiando le mani sul tavolo "Non sarei qui oggi se non fosse stato per te"
"Chiunque avrebbe fatto lo stesso" risposi in fretta, sperando di chiudere la conversazione in fretta
"No, non è vero e lo sai anche tu" disse scuotendo la testa. "La maggior parte della gente si sarebbe limitata a chiamare un'ambulanza e basta. Tu hai agito. Agito in mio soccorso. E per questo te ne sono grato"

Rimasi in silenzio, non avevo la più pallida idea di cosa dire. Aveva un modo di parlare così diretto che aveva la capacità di disarmare chiunque lo ascoltasse.

"Ma non sono qui solo e unicamente per ringraziarti" continuò. "Sono qui per farti una proposta"

Una proposta? Quelle parole rimbombarono nella mia testa per un paio di secondi.
 
"Non capisco" risposi.

Christian si appoggiò allo schienale della sedia , intrecciando le dita davanti a se.
Sembrava uno che sapeva esattamente cosa dire e in che modo dirlo come se avesse gia calcolato ogni singola parola con precisione.

"Ho bisogno del tuo aiuto" disse fissandomi negli occhi, con una fermezza quasi da far gelare il sangue. "Voglio che tu finga di essere la mia fidanzata per una settimana"

Per un momento pensai di non aver capito bene. Lo fissai, aspettando che scoppiasse a ridere o che mi dicesse che stava solo scherzando. Ma così non fece, anzi, il suo volto rimase serio.

"Mi stai prendendo in giro?" chiesi perplessa

"Non sono un tipo che scherza" rispose, con un leggero sorriso.

"Perchè io"

"Perché sei diversa, sei normale. Sei diversa dalle persone che frequento di solito. Sei come dire, autentica. E dopo ciò che hai fatto l'altro giorno per me, so di potermi fidare"

Autentica, non ero sicura di poterlo prendere proprio come un complimento

"Perché dovrei accettare?" chiesi incrociando le braccia davanti a me

"Perchè so che hai bisogno d'aiuto" rispose, senza esitazione. "Posso fare in modoche tutti i tuoi problemi spariscano. Posso aiutarti con tua madre, coi debiti, affitto, tutto."

Quelle parole mi colpirono come un pugno dritto nello stomaco. Come faceva a sapere della mia situazione?

"Non puoi entrare nella mia vita e pretendere che io dica si ad una follia del genere" dissi, alzando la voce

Christian rimase impassibile, come se fosse abituato a reazioni simili.

"Non ti sto chiedendo di decidere sul momento" disse "Prenditi qualche ora per pensarci. Ma voglio che tu sappia che sono serio. Questa per te è un'opportunità che potrebbe svoltarti la vita e a me risolverebbe qualche casino"

Rimasi in silenzio, combattuta tra la voglia di mandarlo via a calci nel sedere e quella di accettare, di lasciarmi trasportare in qualcosa che sembrava troppo bello per essere vero.

"Va bene" dissi finalmente. "Ci penserò"

Christian annuì, come se avesse saputo che quella sarebbe stata la mia risposta sin dall'inizio.

"Ti aspetto qui domani" disse alzandosi dalla sedia. "Stessa ora"

E con questo, se ne andò, lasciandomi sola al tavolo con mille domande e una proposta impossibile da ignorare

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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