capitolo 2.

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Finita la prima ora di lezione la professoressa di latino ci mise un po' ad arrivare, così, intanto, mi alzai silenziosamente dal posto per andare da Calum.
-Mi hai portato il libro?- dissi quasi bisbigliando, lui annuì, lo tirò fuori dallo zaino e me lo diede in mano; sorrisi ringraziandogli.
-Lauren?- disse mentre facevo per voltarmi e tornarmene al mio posto -Dimmi- risposi
-Ti andrebbe di passare da me finita scuola?
-Ah...mia sorella passa a prendermi prima da scuola
-Perché?
-Fra poco è il compleanno di mia mamma, la aiuto a scegliere il regalo, sai com'è, ha sempre bisogno di me se si tratta di scegliere- ridacchiai
Calum fece lo stesso -Oh, lo so, . Al compleanno di tua mamma posso passare?
-Le farebbe piacere- risposi dolcemente.
Entra la professoressa di Latino, Miranda Lay. D'un tratto la classe si zittisce e quei pochi rimasti in piedi tornano al loro posto velocemente, anch'io.
-Ah, così stanno le cose- poggiò la sua borsa di marca sulla cattedra e poi si sedette, sbuffando - Quante volte vi ho detto che quando c'è il cambio d'ora dovete starvene seduti e zitti al vostro posto? Tante. Cominciamo col scriverlo cento volte entro la fine dell'ora?- disse con aria severa. Non è che la classe la sopporti molto, nemmeno io, ma dobbiamo obbedirle, questa donna mette terrore. Avrà sui quarant'anni, non ci ha mai rivelato la sua età, e se gliela chiedessimo ci risponderebbe con il classico "non si chiede mai l'età ad una donna!". Si vede che è benestante, da come si veste, e non è affatto brutta, ma mette un' ansia tremenda.
Il libro che ero andata a prendere da Cal è di latino, lo avevo dimenticato a casa sua; lo aprii. La mia compagna di banco si chiama Camila, è simpatica, studiosa, dolce e carina. Mi fa piacere di averla come compagna di banco, anche se ci parliamo poco.
-Erano queste le frasi da tradurre per casa?- chiesi osservando sul suo quaderno ben venticinque frasi in latino, sicuramente tradotte alla perfezione. Il latino è il suo forte, ma non il mio. -Sì- mi rispose a bassa voce
-merda.- il mio battito cardiaco accellerò, sapevo che avrebbe interrogato e io non le avevo tradotte, quelle venticinque frasi
-Non le hai fatte?
-No- risposi preoccupata
-Dio, interroga! Tieni- mi passò il suo quaderno -Copia finché puoi.
La professoressa Lay osservò insoddisfatta i suoi alunni, è sempre insoddisfatta quand'è con noi, non c'è da meravigliarsi. Dopodiché aprì il registro di classe.
-Sapete che oggi interrogo, vero?
-Sì- rispose mezza classe in coro
-Bene. Mi auguro che abbiate tutti tradotto le frasi per casa- poggiò lo sguardo su di me, e fece un sorrisetto falso, io intanto abbassai la testa, come per non farmi ipnotizzare da due grandi occhi verdi come i suoi. Eh be', lei mi ipnotizza sul serio, al punto da non farmi capire più niente dell'interrogazione, e mandarmi in "tilt".
-Signorina Jauregui?- disse.
deglutii lentamente e poi alzai lo sguardo su di lei
-, professoressa Lay?
-Vieni qui, col quaderno- diedi uno sguardo a Camila, avevo quasi le lacrime agli occhi, mi spavento facilmente alle interrogazioni di latino, soprattutto se non ho svolto i compiti, e devo ammettere che non mi capita mai, anche se come ho già detto, il latino non fa per me.
Camila poggiò lo sguardo sul suo quaderno, e capii al volo, me lo avrebbe prestato per l'interrogazione, dato che io ero arrivata a copiare solo sei frasi. Mi bloccai un attimo, mi girava leggermente la testa.
-Allora? Giochiamo alle belle statuine, signorina Jauregui?- la osservai, aveva uno sguardo freddo, quasi da congelarmi il cervello.
Afferrai velocemente il quaderno di Camila, lo avrei spacciato per mio, "tanto non riconosce le calligrafie dei suoi alunni, con quante classi ha" pensai, tranquillizzandomi, ma non del tutto.
Andai verso la professoressa e poggiai il quaderno sulla cattedra.
-Perché l'hai appoggiato? Leggi le frasi- disse, sempre fredda.
Con le mani tremanti presi il quaderno e cominciai an leggere la prima frase, poi quella  tradotta in latino. Osservai la professoressa, e lei fece lo stesso
-Vai, se non ti interrompo vuol dire che va bene- disse tenendo la testa appoggiata sulla mano. Diedi uno sguardo veloce a Calum, in fondo all'aula, lui fece un cenno d'incoraggiamento, aveva capito che qualcosa mi era andato storto ed ero preoccupata.
Proseguii con la lettura, tutto andava alla perfezione, e arrivata alla quindicesima frase la professoressa mi fermò -Okay, può bastare- si mise gli occhiali, anche quelli costosi e poi mi prese il quaderno di mano, sicuramente per controllare le frasi; mi stupii e mi spaventai allo stesso tempo quando cominciò a sfogliarlo, seria. Poi guardò Camila e fece per dirle qualcosa, ma qualcuno la anticipò, era Calum.
-Scusi prof, posso andare in bagno?- chiese alzando l'indice; sospirai, tremante.
-Vai- rispose bagnandosi le labbra
Calum si alzò e fece per andare verso la porta, ma d'un tratto, inciampò e cadde per terra, non sembrava si fosse fatto male, però. La classe scoppiò a ridere, di gusto, io invece scossi la testa, ridacchiando. L'aveva fatto apposta, per far perdere tempo alla Lay, e di conseguenza, per salvarmi.
La prof si alzò mettendosi le mani fra i capelli, sbuffando -Hood! Dannazione, state attenti!- si avvicinò a lui, il quale stava per terra, trattenendosi dal ridere
-Mi scusi professoressa. A quanto pare non vedo dove metto i piedi- rispose Calum, ridendo; ma la Lay non rideva affatto, anzi, pareva piuttosto infastidita
-Vedo- rispose - Ti sei fatto male?
-No, cioè , il ginocchio
-Serve ghiaccio?
-Credo di no
-Credi?
-Credo
-Va bene, allora se credi torna al tuo posto e sta tranquillo
-Ma dovevo andare in bagno
-E vai!- rispose, scocciata.
Calum si alzò, e prima di uscire dalla classe mi diede un altro sguardo, strizzando un occhio
Sicuramente la prof si sarà dimenticata di ciò che doveva chiedere a Camila, la quale al suo sguardo, prima, pareva preoccupata.
prese in mano il quaderno, diede un'occhiata veloce alle frasi, e non ebbe nulla da correggere, menomale che ho una compagna di banco intelligente; poi me lo consegnò -Okay, va bene, otto-
S

orrisi e tornai al mio posto, e, una volta seduta, feci un sospiro di sollievo, mi ero salvata.
-Grazie- bisbigliai guardando Camila, mi sorrise.
Le ore seguenti furono tranquille, niente interrogazioni o compiti non svolti. D'un tratto qualcuno bussò alla porta, era la bidella, che mi indicò e disse che Chloe, mia sorella, era venuta a prendermi, me lo ero scordata. Preparai le mie cose ed uscii da scuola, soddisfatta, o quasi. Da una parte mi sentivo anche in colpa, sarà meglio che cominci a migliorare in latino e ad impegnarmi, pensai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 26, 2015 ⏰

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