Capitolo 1

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Vi statere tutti chiedendo: cos'è la psicologia?

La psicologia è la scienza che studia il comportamento degli individui e i loro processi mentali e la loro parte interiore, sia conscia che inconscia.
Tale studio riguarda le dinamiche interne dell'individuo, i rapporti che intercorrono tra quest'ultimo e l'ambiente, il comportamento umano ed i processi mentali che intercorrono tra gli stimoli sensoriali e le relative risposte.
Attualmente la psicologia è una psicologia composita, i cuopi metodi di ricerca vanno da quelli strettamente sperimentali (di laboratorio o sul campo) a quelli più etnograficamente orientati( ad esempio alcuni approcci della psicologia culturale); da una dimensione strettamente individuale (ad esempio: studi di psicofisica, psicoterapia individuale etc.) a metodi con una maggiore attenzione all'aspetto socilale e di gruppo ( ad esempio: lo studio delle dinamiche psicologiche nelle organizzazioni la psicologia del lavoro che impiega i cosiddetti " gruppi focali" etc.)
Queste diversità di approcci hanno prodotto un'articolazione di sottodiscipline psicologiche, con differenti matrici epistemologico-culturali di riferimento.)

Sapete cosa vi dico io invece? La psicologia aiuta gli umani,aiuta tutte quelle persone con problemi o non. Lo psicologo è quella persona che riesce che riesce a farti sfogare,che riesce a farti parlare dei tuoi segreti più oscuri, che riesce a tirar fuori il meglio o il peggio di te.
Lo psicologo è una persona che riesce a capirti,che ti starà vicino sempre.
Fissato la mia laurea in psicologia posta proprio di fronte a me,accanto alla porta d'entrata. Ricordavo come fosse nata la mia passione in psicologia;forse perché amavo aiutare gli altri,forse perché semplicemente era sempre stata una materia che mi affascinava, forse perché mi piaceva studiare la gente, entrare nella loro testa, analizzare qualsiasi tipo di problema e tirar fuori tutti i problemi possibili e inimmaginabili.
Era sempre stata una mia mania: guardavo le mia amiche e cercavo in qualsiasi modo di analizzare e trovare la soluzione ai loro problemi.
Ora che ci riflettevo, anche io avevo bisogno di uno psicologo, insomma quel maledetto vizio di arrotolare i capello intorno al dito non lo avevo ancora eliminato dopo anni e anni che lo facevo. Persino la mia amica Louise,nonché mia collega, mi aveva suggerito di fare un salto da lei qualche volta, mi avrebbe fatto bene. Non è buffo che una psicologa abbia bisogno di un'altra psicologa per risolvere un proprio problema? Eppure capitava spesso che tra noi colleghi ci sfogavamo, ci eravamo dei consigli,ci confidavamo. Dopo anni di lavoro era giunto persino il mio turno.
Bussai nella stanza accanto trovando Louise immersa in mille scartoffie,era una bellissima ragazza, bionda occhi verdi,insomma, un sogno per molti.
Non mi stupivo del fatto che i suoi pazienti fossero per la stramaggiornaza di uomini, trai 21-30 anni.
-Louise.- la richiamai. Mi sedetti su una delle sedie poste di fronte alla sua scrivania, sistemandosi il camice bianco. Arricció il naso senza però degnarmi di uno sguardo.
-Louise.- riprovai. Alzò gli occhi verdi su di me per poi sbuffare e sorridermi.
Era anche una delle mia migliori amiche, l'unica che sapesse davvero tutto dpsu di me. Quando le avevo raccontato la rottura con il mio ex fidanzato storico, Brandon, non aveva neanche usato le parole da psicologa, ma da amica. Eravamo due delle poche ragazze che riuscivano a tener separata la vita privata da quella lavorativa.
Molti si chiedevano come facevamo a non essere mai influenzate dal lavoro anche fuori da quello studio le nostre vite erano molto più frenetiche del dovuto, togliendoci dalla mente qualsiasi pensiero possibile.
-Aprile.- disse allo stesso modo. La sua voce era rilassata adesso capivo anche il motivo per cui preferissero lei insomma: bella,intelligente sensuale e con la voce soave.
-Oggi non hai nessun appuntamento?- chiesi. Era strano vedere il suo studio vuoto, quando il mio era vuoto era normale,scappavano tutti da lei,ma non perché non fossi brava, ma perché lei era più bella e colpiva qualsiasi essere vivente esistente sulla terra.
-Fra meno di mezz'ora ne ho uno, vuoi dirmi qualcosa?- mi chiese a sua volta con tono comprensivo e dolce. Io per tutta risposta arricciai i capelli.
-Al, smettila o ti faccio una seduta.- disse severa non appena notò il mio movimento, Dio, non mene tendevo nemmeno conto,che ci potevo fare io? Era il mio sub conscio che mi portava a fare questo non la mia mente, contorta tra l'altro.
Odiavo quel nomignolo che si ostinava ad affibbiarmi, Ap che razza di nome era? Mi sapeva tanto ci applicazione,ed a terribile quando mi chiamava così in presenza di persone, il mio nome non era il massimo,ma odiavo quando lo storpiavano o ci cercavano su degli stupidi nomignoli.
-Scusa miss.- dissi con un sorriso. Amavo chiamarla così, forse perché la considerato un po' come miss universo, miss mondo,insomma una di quelle cose lì.
-E comunque no, non mi serve niente, in studio non avevo nulla da fare,così sono passata a vedere che facevi te.- dissi con un sorriso. Lei sospirò stanca, probabilmente di continuare a fissare tutte quelle carte che aveva sotto il naso.-Scusate.- entrò la nostra segretaria dopo aver bussato. Una donna di media età, con il viso marcato da qualche ruga, magrolina,occhi spenti e tinti di rosso.
-Dicci Claire.- disse Louise senza staccare gli occhi dal foglio. Era davvero presa, quasi preoccupata per quello che la cartella clinica o la sua diagnosi professionale aveva risultato per quel paziente.
-Un ragazzo vorrebbe parlare con te,non ha un appuntamento, ma dice che ne ha bisogno.- annunciò. In un primo momento mi parve che stesse parlando con Louise, poi notai lo sguardo di Claire su di me,cosa che mi fece un po' rabbrividire, era inquietante a volte.
-Vuole parlare con me?- chiesi. Lei annuì con un sorriso,automaticamente lo feci anche io. Non avevo nessun appuntamento almeno fino alle prossime due ore, quindi perché no? Quel ragazzo aveva bisogno del mio aiuto,non ero una che negava nel momento del bisogno.
-D'accordo fallo accomodare nel mio studio, digli che sto arrivando.- Claire annuì chiudendosi la porta alle spalle. Guardai Louise un secondo poi mi alzai. -Il dovere mi chiama!- esclamai amavo il mio lavoro e mi faceva felice poter parlare con qualcuno,analizzarlo e poi trovare una soluzione EPR farlo stare meglio.
-Corri paladina della giustizia.- mi prese in giro ridendo, finalmente, aggiungerei.
Uscii dalla porta scuotendo la testa divertita, fino a ritornare nel mio studio.
Entrai senza far caso al ragazzo seduto sulla sedia di fronte allo studio, mi sedetti sulla poltrona comoda e solo in quel momento mi decisi ad alzare lo sguardo.
Un ragazzo moro, dai capelli mezzi rasati,gli occhi nocciola e delle spalle larghe mi sorrise. Un bellissimo sorriso avrei aggiunto. Avrei giurato che fosse un nuotatore,insomma quelle spalle così larghe potevano appartenere solo ad uno che praticava nuoto.
-Salve.- mi salutò porgendo la sua mano,sorrise ancora facendomi sorridere a mia volta, aveva un sorriso coinvolgente mi piaceva.
-Ciao.- risposi stringendo la sua mano. A me piaceva dare del tu ai miei pazienti,odiavo tutta quella formalità che ogni psicologo esigeva.
-Allora come ti chiami e quanti anni hai?- chiesi immediatamente. Presi il mio block notes ed iniziai ad appuntare le mie prime impressioni su quel ragazzo: agitato e sconsolato.
-Mi chiamò liam payne e ho 23 anni.- disse torturando si le mani,altro segno oltre a quello di mordersi le labbra che fosse ansioso.
-Adesso rilassati liam. Io sono aprile turner e ho 24 anni.- dissi. Se volevo che il mio paziente fosse a suo agio dovevo fare in modo che lo fosse.
Presentarsi era la prima cosa da fare,la seconda era quella di farlo parlare il più possibile.
-Mi piace il tuo nome.- disse sovrappensiero. Altro segno della sua insicurezza era ansioso, distratto e quasi spaurito.
-Grazie anche il tuo è molto bello.- dissi cercando di non metterlo a disagio.
Respirò a fondo, segno che stesse cercando di calmarsi,non riuscivo davvero a capire perché lo mettersi così tanto in agitazione. Non sono cattiva.
-Allora liam parlami di te.- dissi cercando di non farlo sentire così in imbarazzo. Doveva essere probabilmente la prima volta che incontrava una psicologa.
-Non c'è molto da dire su di me...ho preso il diploma in liceo scientifico poi mi soon laureato in giurisprudenza. Vivo da solo e...- si bloccò all'improvviso segno che eravamo arrivato al punto cardine del suo problema.
-e...!- lo incitaii con un sorriso, il migliore che riuscii a fare.
Distese le spalle respirando era arrivato il momento per lui di confessare , di aprirsi con me, in fondo era per quello che era venuto.
-E la mia ragazza mi ha lasciato,stavano insieme dai tempi del liceo vale a dire 6 anni.- disse affranto. Eccolo, l'ennesimo paziente con problemi di cuore.
Solitamente i miei pazienti arrivavano nel mio studio tutti ocnl o stesso problema e puntualmente cercavo di aiutarlo il più possibile,anche se forse io sarei stato l'ultima persona al mondo a poterli aiutare.
-C'è un motivo preciso per cui l'ha fatto?- chiesi. Come si poteva lasciare un ragazzo del genere mi sembrava semplice, dolce e tranquillo.
-Ha trovato un ragazzo migliore di me. Chi vorrebbe al proprio fianco un ragazzo con i problemi che ho io? Un ragazzo senza i genitori che fa il cameriere e che ha provato ad uccidersi per provare ad raggiungerli.
Se l'avessi fatto sarei stato meglio.- concluse stringendo i pugni.in quel momento sentii una stretta allo stomaco,perdere i propri genitori deve essere stato proprio un duro colpo per lui, probabilmente l'unica ragazza a cui si era aggrappato era la sua ex e lasciandolo gli aveva dato il colpo di grazia.
-Sentì lia io non ho idea di cosa si provi a non avere più i genitori,ma la tua vita non va sprecata così, insomma se la tua ragazza ti ha lasciato per un altro si vede che non era quella giusta. Non era lei la madre dei tuoi figli,la componente della tua famiglia.
Sono stata mollata anche io, dopo 4 anni di relazione beh,non era lui la mia anima gemella, chi ti ama non ti lascia andare - conclusi con un sorriso gentile. Lo vidi concentrarsi sul mio discorso e respirare profondamente quasi facesse fatica ad inglobare tutto.
-Grazie.- disse solamente alzandosi.avevo iniziato ad appuntare tutto sul mio block notes fino a che non staccia gli occhi dal foglio e mi alzai per salutarlo.
-Ci vediamo la prossima settimana liam, D'accordo?- chiesi con un sorriso stampato sulle labbra.
-Certo.- disse. -Ciao april.- mi salutò con un sorriso timido per poi incamminarsi verso la segreteria per pagare la seduta.
Sospirai pensando a quanti ragazzi e ragazzi ogni giorno ci andavano fregati con l'amore.
Riamsi seduta per almeno 10 minuti buoni trascrivendo i dati e le diagnosi del mio paziente al PC.
Chiusi un attimo gli occhi per riordinare le idee quando sentii bussare alla porta.
-Avanti.- dissi con aria stanca e annoiata. Claire entrò con un mazzo di rose rosse. La guardia stranita alzando un sopracciglio.
-E quelle?- chiesi indispettita. Notai anche un piccolo bigliettino attaccato al mazzo,composto all'incirca da 10 a 15 rose. Profumavano tantissimo.
-Sono per te.- disse con un mezzo sorriso. Oscillava tra essere felice per avermi dato quella notizia o essere triste per avere detto qualcosa di orribile.
-chi le manda.- chiesi alzandosi e prendendo il mazzo tra le mani.
-È anonimo ma c'è un bigliettino.- disse. Sapevo che ed a curiosa e desiderava sapere chi era stato a mandarle, era sempre stata una grande pettegola.
-Okay grazie Claire puoi andare.- storie la bocca e uscì dal mio studio con lo sguardo impertinente e la curiosità che l'avrebbe logorata a momenti.
Poggiai il mazzo di rose sul tavolo mentre prendevo il bigliettino per leggerlo.

" Sei dannatamente bella. Sempre tuo. xx"

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