Capitolo 3

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-Louise lasciamo stare, ho un appuntamento fra poco.- ripeté per l'ennesima volta. Da quando erano arrivate quelle foto non aveva smesso un attimo di farmi domande. Del tipo 'non hai visto nessuno nei paraggi di casa tua? Nessuno che ti segue all'uscita dallo studio? Nessuna auto che ti segue?'
Era anche più paranoica di me. Certo, anche io inziavo ad avere paura. Vivevo in pieno centro da sola,con una persona che continuava fotografati non ero di certo indifferente. Tutte le volte che uscivo di casa mi davo un'occhiata in giro, scrutavo il viso di ogni uomo, di ogni ragazzo e anche delle donne. Cercavo qualcosa che potesse ricondurmi al mio barra mia ammiratore o ammiratrice. Perché era questo che era no?
Una persona che continua a scattare foto, che manda rose anonimante non è altro che questo, o forse aveva ragione Louise? Era uno stolker? Sbuffai sonoramente all'occhaita di fuoco lanciarono dalla mia amica alzandosi e dirigendosi verso il mio studio.
Mi sedetti sulla scrivania osservando le 13 rose ormai appassite nel vaso. Le foto ed i bigliettini erano ancora sigillati e chiusi all'interno del mio cassetto, probabilmente li avrei lasciati lì a vita.
Era tre giorni che tutto taceva, probabilmente avevo avuto ragione a dire che era stato tutto uno scherzo e che il mio "ammiratore" fosse già stanco di venirmi dietro. Notai Louise seduta sulla sedia di fronte alla mia scrivania con le braccia conserte e un sopracciglio sollevato.
-Louise, tel'ho già detto, è tutto OK. Sarà stato uno scherzo di pessimo gusto.-
Dissi prendendo parola. Si bagnò le labbra passando la lingua da parte a parte per poi poggiare i gomito sulla scrivania fissandomi con un sorriso inquietante.
-Smettila di guardarmi così.- dissi dopo qualche secondo accigliandomi.
Faceva davvero paura,e odiavo stare così al centro dell'attenzione. Sbatté le ciglia angelicamente per poi allargare ancora di più il suo sorriso. Cosa aveva? Una paralisi facciale?
-Ap, pensa che lì fuori c'è un pazzo maniaco che ti guarda in questo modo. Magari anche adesso.- disse posando lo sguardo fuori, oltre la mia finestra. Sgranai gli occhi e mi volta verso la mia finestra notando un paio di persone che passeggiavano tranquille. E se uno di loro fosse stato il mio ammiratore? Respirò più volte cercando di calmarmi. - È inutile fingere che tu non abbia paura, ti si legge negli occhi che è così. - disse seria.
Quasi mi fece impallidire. Aveva ragione da vendere,avevo paura e anche tanta. La notte mi capitava di rigirarmi più volte fra le lenzuola perché troppo spaventata dal vedere all'improvviso nella mia camera qualcuno prnto a fissarmi, o a farmi qualcosa.
-Okay, hai ragione tu? Ma cosa posso fare? Mi barricò in casa?- chiesi roteando gli occhi.
Lei prese un lungo respiro per poi afferrare le mie mani con dolcezza, quasi a volermi compatire.
-April, io ho paura per te. Non voglio che un pazzo ti segua come un'ombra facendosi stare male.- mi confessò sincera. Sentii una morsa allo stomaco a sentire quelle parole. Avevo voglia di piangere, forse lo stress, forse la paura, forse l'insicurezza, ma stava di fatto che i miei occhi iniziarono a pizzicare, ma mi trattenni, non avevo voglia di mostrarmi così fragile di fronte a lei.
-Starò attenta, telo prometto.- dissi con voce tremante.
Promosso a me stessa che mi sarei controllata di più, che avrei fatto in modo che nessuno mi facesse male. Speriamo con tutta me stessa che non mi accadesse niente, quando avrei avuto abbastanza prove, sarei andata dalla polizia e mi sarei liberata di questo pazzo maniaco. -Bene ti lascio. Ho visto un tuo paziente, molto mmm...interessante. - disse con sguardo malizioso alzandosi e uscendo fuori dallo studio. Il mio telefono posto sulla scrivania squilló facendomi sobbalzare, roteai gli occhi troppo presa dalle mie preoccupazioni fino a che non alzai la cornetta e lasciai che il vivavoce mi svelasse chi fosse.
-Signorina turner, il signor Payne è in sala d'attesa. Posso farlo entrare?- la voce stridula di Claire mi risuonò nelle orecchie facendo fare una smorfia di disgusto.
-Si Claire fallo accomodare.- dissi chiudendo la telefonata con uno sbuffo. Tolsi di mezzo qualche scartoffie di troppo, per poi sentire un leggero tonfo alla porta e un corpo alto e statuario prendere accesso al mio studio.
-

Ciao April.- mi sorrise contento. Per un secondo dimenticai tutto davanti a quel sorriso così bello, così perfetto. Non avrei mai parlato così di un mio paziente, che mi prendeva?
-Oh ciao Liam.- dissi aprendomi in un sorriso. Si sedette di fronte a me e inclinò leggermente la testa alla sua sinistra. Inarcai di poco le sopracciglia e lo guardai con un sorriso confuso sulle labbra.
-Oggi sei molto bella.- mi sorrise nuovamente compiaciuto. Arrossii senza rendermene conto, quel ragazzo mi metteva parecchio in soggezione. Mi facevano davvero piacere i suoi complimenti. Ma mi rendevano nervosa e mi facevano sentire strana.
-Grazie Liam.- risposi sorridendo timidamente. Lui ricambiò aprendosi in un sorriso.
Era tutto un sorridere continuo quel ragazzo. Eppure c'era qualcosa in lui che mi metteva in allarme. All'improvviso provai a collegare le cose facendo due più due. E se fosse stato lui il mio stolker, o come lo chiamavo io il mio ammiratore? Insomma, in fondo era stato lui a prendere un appuntamento con me. Era stato lui a presentarsi nel mio studio e senza prima aver chiamato. In fondo i peggiori stolker sono quelli con il viso angelico e un sorriso da togliere il fiato. Adesso che lo guardavo meglio c'era davvero qualcosa di inquietante nei suoi occhi. Subito mi misi sull'attenti, combattei contro la forza di alzarmi e urlargli di andare via ma non avevo uno straccio di prova. Non potevo accusarlo, in fondo era un mio paziente, ambiguo, ma pur sempre un mio paziente. Cercai di sorridere, facendo probabilmente venir fuori una smorfia.
-Come stai?- ripresi cercando allora di distrarmi dai miei pensieri. Lui sospirò e si stropicció il naso con il dorso della mano, proprio come faccio i bambini stanchi. Lo fissai in attesa di una risposta incerta sul da farsi, mi stavo impanicando e non avevo idea di come sarei uscita da tutta questa situazione.
-Oh beh, in altre occasioni sarei stato meglio.- rispose dopo qualche minuto. Mi morsi le labbra perdendo ogni logica, iniziai a battere la penna sul block notes producendo un ticchettio nervoso.
-Cosa senti.- chiesi cercando di scrivere qualcosa, ma il risultato venne fuori abbastanza pessimo. Sembravo una bambina delle elementari che aveva appena imparato a scrivere, mi tremavano le mani, ero davvero spaventata.
-Mi sento solo.- disse assumendo un'espressione da cane bastonato. Aggrottó la fronte vedendolo così triste e spaurito. -Sono solo in realtà.- concluse con un sorriso amaro sul volto. La sua vita doveva risultare un vero inferno, ed in quel momento non dovevo essergli di grande aiuto.
-Oh liam, tu non sei solo, hai me.- risposi senza pensare. Mi sentii quasi come una mamma, ma in fondo era quello che dovevo fare: farlo sentire bene e a casa. Io sarei stata la sua mamma, la sua sorella, la sua guida o tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno. Nonostante avesse paura di lui non potei fare a meno di sorrideregli con dolcezza, non mi sembrava cattivo ma sarei comunque rimasta sull'attenti. Sempre meglio prevenire che curare.
-Grazie April, anche se so che questo lo fai perché è il tuo mestiere, mi fa stare meglio molto meglio. Quasi rassicurato.- accennò un sorriso pieno di sconforto che mi fece quasi rabbrividire.
Perché quel sorriso che mi era parso angelico e buono adesso mi faceva venire i brividi di paura? Perché nel suo sguardo ci vedevo quello di un pazzo? Sarei uscita pazza molto presto ne ero sicura.
-Beh, il mio scopo è proprio questo: voglio che tu stia bene con me e con gli altri, ma soprattutto con te stesso.- tentai di recuperare la mia voce perduta e di riacquistare la calma e la serenità. Non mi avrebbe fatto del male se davvero fosse stato lui il mio "ammiratore" almeno nel mio studio.
-Ci stai riuscendo Ap.- disse stendendo le sopracciglia e aprendosi in un luminoso sorriso.
Più che sedute le nostre parevano più incontri amicali. Eppure con uno come lui,con un ragazzo così giovane, non avevo mai avuto a che fare.
-Sono contenta. Cosa hai fatto ieri? E sabato?- chiesi cercando di capire cosa ne facesse della sua vita. Un ragazzo come lui non avrebbe dovuto sprecarsi per una delusione d'amore.
Solo in quel momento mi accorsi di essermi rilassata nonostante la sua presenza. Forse non mi faceva più sentire minacciata come prima, forse avevo avuto dei pensieri decisamente sbagliati su questo ragazzo.
-Oh ieri ho incontrato un vecchio amico mentre sabato sono rimasto a lavorare fino a tardi. - rispose con un'alzata di spalle. Eramdavverp insensibile ai piaceri della vita, si sarebbe rovinato. Ringraziai il cielo che non avesse preso la via dell'alcool o della droga. Oppure lo aveva fatto?
-Dovresti uscire più spesso allora.- sorrisi cercando di convincerlo che sarebbe statastata una buona idea farlo. E davvero lo sarebbe stata. Mi accorsi solo in quel momento di non avere appuntato niente sul mio block notes. Dopo una manciata di secondi cominciai a scarabocchiare qualcosa alla rinfusa, sicuramente li avrei messi apposto dopo.
-Magari con te.- gettò spontaneamente. Lo vidi sorridere imbarazzato alla sua proposta. Sbatté gli occhi più volte cercando di metabolizzare le sue parole. Davvero mi stava proponendo di uscire? Sorrisi in imbarazzo cercando di uscire da quella situazione. Ero sicura che se gli avessi detto di no sarebbe caduto in depressione e si sarebbe sentito rifiutato ancora e avrei peggiorato solo la situazione. Bene, avrei agito solo per il paziente. Avrei fatto solo la cosa migliore per lui, nonostante non avrei mai dovuto mischiare la vita privata con quella lavorativa. Ma il mio appuntamento era lavoro? O no? O davvero avevo voglia di uscire con uno sconosciuto che mi era parso addirittura un maniaco sessuale? Presi un lungo respiro.
-Certo, liam volentieri.- risposi infine. Lo vidi sorridere vittorioso del mio si, e i suoi occhi parvero illuminarsi. Un nuovo senso di inquietudine mi invase, insinuandosi sotto la pelle. -Beh ho il tuo numero, ti chiamerò io.- disse infine alzandosi in piedi pronto ad andarsene. Sorrise vittorioso ancora una volta per poi aprire la porta e voltarsi a guardarmi.
-Ci vediamo presto April, ciao.- mi sorrise ancora e io lo feci a mia volta.
-Ciao liam.- si chiuse la porta alle spalle ed immediatamente mi appunti sul pc tutto quello che avevo diagnosticato su di lui.
Digitaa infinite parole, riscrivendole almeno cinque volte prima di scriverle correttamente. Dopo un paio di minuti feci squillare il telefono di Louise nel suo ufficio che rispose immediatamente.
-È andato via quel bel fusto?- rispose non appena prese il telefono. Scossi la testa divertita dalla sua affermazione. -Si che dici vieni? Devo parlarti un secondo.- dissi. Non avevo voglia di alzarmi dalla mia comoda sedia girevole ed ero sicura che Louise sarebbe venuta in un lampo, preoccupata com'era per me. Non rispose nemmeno, chiuse la chiamata e bussò alla porta entrando senza neanche aspettare che le dessi il permesso di entrare.
-Qualcosa non va?- mi chiese subito sedendsedendosi di fronte a me con gli occhi sbarrati per la paura. Aggrottó le sopracciglia pensierosa, probabilmente il viso trasudavo paura da tutti i pori.
-No cioè hai visto quel ragazzo? Il mio paziente?- chiesi. Notai il suo viso rilassarsi gradualmente, si sistemò meglio sulla sedia accavallandosi le gambe, facendomi inviare le sue lunghe gambe.
-Si quello gnocco.- rise maliziosa facendomi scappare una risata. In fondo aveva ragione, liam era davvero un bel ragazzo.
-Si quello, liam.- risposi sicura. Feci un profondo respiro iniziando a esternare i miei problemi. -Mi ha chiesto di uscire.- dissi tutto d'un fiato. E solo in quel momento realzziai che sarei davvero uscita con un mio paziente. Louise fece un sorriso alzando un sopracciglio maliziosa.
-Oh finalmente.- disse contenta. Erano due anni che non uscivo con un ragazzo. Dopo Brandon non avevo avuto più nessuna relazione ne tanto meno un ragazzo che mi si filasse. -Ma..?- aggiunse scorgendo le labbra in un gesto di disapprovazione.
-Ma temo...- venni interrotta dallo squillo del cellulare che mi fece balzare sulla sedia. Lo afferrai dalla tasca dei jeans scorgendo la scritta 'sconosciuto'. Sbarrai gli occhi, mostrando il cellulare a Louise.
-Sarà liam, rispondi e metti il vivavoce.- mi incitò con un sorriso furbo. Deglutii per poi aprire la telefonata e impostare il vivavoce. Posso il cellulare sulla scrivania sistemandomi meglio sulla sedia.
-Pronto?- risposi timorosa. Attesi qualche secondo.
- Ciao April.- la voce dall'altro capo del telefono era indubbiamente maschile e terribilmente diversa da quella di liam. Era una vice profonda, roca e pacata. Scossi la testa in direzione di Louise che mi guardò interrogativa, probabilmente che non aveva capito che quello non era liam.
-Chi sei?- chiesi con voce strozzata. In meno di qualche secondo l'espressione divertita di Louise sparì dal suo volto sgranando gli occhi.
-Oh non aver paura di me piccola. Io non ti farei mai del male.- disse con tono dolce e comprensivo. Sembrava quasi un padre che parla con la propria figlia. Ma non aveva niente di buono, non prometteva niente di positivo.
-Cosa vuoi da me?- gettai un urlo disperato. Avevo il cuore il gola per la paura, era il mio stolker. Come aveva fatto a trovare persino il mio numero di cellulare? Prima casa mia, poi lo studio e ora il cellulare. Se era riuscito a entrare in questo studio munito di telecamere sarebbe entrato anche in casa mia? Rabbrividii a quel pensiero. Solo dopo qualche momento di riflessione ricordai dei miei biglietti da visita su cui scrivevo il mio numero di cellulare. Morsi le labbra per trattenere le lacrime di paura. Mentre Louise mi strinse la mano come per infondermi coraggio.
-Sei bellissima.- disse solo questo poi non sentii più niente. Aveva riattaccato. Rimasi a fissare verso il basso per qualche minuto fino a che non venni riscossa da Louise che mi strattonó leggermente.
-Dobbiamo chiamare la polizia.- disse seria. - E per un po' verrai a vivere da me.- concluse. Annuii felice della sua proposta, non sarei mai sprimasta sola in casa mia. La paura mi stava attanagliando lo stomaco e la gola. Era davvero un pazzo quel ragazzo, perché si, la sua voce era proprio da giovane. Ripensa a liam, a quanto ero stata stupida a dubitare di lui. Forse liam sarebbe stata la mia salvezza, forse con lui al mio fianco non avrei avuto più nessun problema. Venni scossa ancora da un ulteriore suono. Per la precisione dal mio cellulare che mi aveva avvertita dell'arrivo di un nuovo messaggio.
Intimorita lo aprii, notando la scritta 'sconosciuto' ancora una volta.

"Potrei rimanere qui a guardarti anche tutta la notte.
Sei uno splendore.
Sempre tuo. XX."

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