12 settembre 2010.
Erano le sette e trenta o trentacinque di mattina, il suono, rumore, della sveglia mi assordava le orecchie. La spensi, emanando un mugolio gradualmente ampio, a differenza degli altri nei giorni precedenti.
Fortunatamente ero riuscita a soffocare quel urlo nella fodera del cuscino, così da non svegliare l'intero vicinato.
Costretta dall'orario, e da mio fratello e la sua assordante musica, uscii dalla stanza, strisciando i piedi sul pavimento. Spostai lo sguardo sulla porta di mio fratello e feci una smorfia per via della forte musica alle sette di mattina, la sua porta era con un grande cartello 'NON ENTRARE', ci aggiungerei 'PERICOLO MORTE', a causa di un episodio abbastanza schifoso, accaduto durante l'estate.
Ero sonnambula, o almeno, quella sera lo ero, e cercavo la cucina. Sfortunatamente mi sono ritrovata, la mattina seguente, tra la biancheria sporca di mio fratello, praticamente tutta la sua biancheria.
Questa volta l'estate non era stata del tutto orrenda, anzi, è passata così velocemente che mi sembrava non fosse mai finita la scuola.
Mi catapultai in bagno, legandomi in una coda provvisoria i capelli arruffati dal sonno.
Presi con una mano lo spazzolino e con l'altra il dentifricio, che successivamente spremetti per passarlo sull'altro oggetto.
Lavai per bene i miei denti, ed ancora una volta il risultato non fu dei migliori, ma man mano miglioravo, di certo non potevo pretendere la vita dei miei denti bianco splendente per sempre, ma almeno per la mia adolescenza, preferirei riservarmeli.
Mi sciacquai la bocca e lasciai in disordine il bagno, tanto ci sarei dovuta tornare ben presto.
Aprii l'armadio, e presi un jeans e una maglietta a maniche corte, non scollata. Mi misi le superga e ritornai in bagno slegandomi i capelli e sistemandomeli; feci tutto in circa 5 minuti: la mia routine scolastica era rincominciata.
Scesi le scale, e trovai mia nonna sorridente.
«Buon gioooorno!»disse lei, nel suo solito tono allegro.
La famiglia di mia mamma è brasiliana, e lei è davvero giovane.
Ora vi chiederete 'cosa c'entra il fatto che lei è brasiliana ed è giovane?' Nulla, solamente mi andava di dirlo.
Scostai i capelli di lato, e misi lo zaino in spalla, vuoto, dato che non si sarebbe fatto praticamente nulla.
Diedi un bacio sulla guancia a mia nonna, e uscii di casa, seguita da lei. Entrammo in macchina e ci avviamo verso il mio istituto: Liceo Scientifico Giovanni XXIII°.
È l'istituto più severo che abbia mai frequentato riguardo le regole e lo studio, ma fortunatamente gli alunni rendono tutto più facile e leggero.
Purtroppo l'anno scorso l'ho presa un po' troppo alla leggera.
Con la classe non mi vedo dal nove giugno, o meglio con una parte dal nove, con l'altra da molto prima, dato che si erano ritirati.
Non appena arrivai, stampai un bacio sulla guancia della nonna, che lei ricambiò poco dopo.
Mi ritrovai davanti ad una struttura che non mi era affatto mancata. Optai per fare filone, ma appena vidi la mia amica Francesca mi buttai tra le sue braccia, facendola quasi cadere.
«Siamo in secondo Fra'!»
Francesca è la mia compagna di classe nonché di cazzate fatte in un anno.
Diciamo che il mio rapporto con lei è tipo da sorelle, sorelle che si conoscono da un anno.
Potrei scrivere un libro su tutto ciò che abbiamo fatto, e su tutto ciò che vorremmo fare.
Ben presto partiremo per una gita, a cui possono aderire solo le ragazze brave in inglese e le raccomandate. Ovviamente non escludiamo i ragazzi.
Quelle ci sono ovunque.
Francesca mi abbracciò, spingendomi subito dopo.
«Scollati un po'. Non ci vediamo soltanto da una settimana. »
Con Francesca il rapporto era diverso, da quello con le altre.
Con lei mi vedevo sempre, era praticamente fisso vederci ogni, almeno, quindici giorni.
Presi il cellulare in mano, e mi guardai attorno: ancora nessuna traccia di Leo.
Leo è il mio compagno di classe e rompi coglione: avete presente quando una persona arriva a ripeterti sempre la stessa cosa, fin quando tu non urli e inizi a fare i numeri? E no, non intendo i numeri uno, due o tre. Bene lui è quel tipo di persona, che ti fa venire quel tipo di crisi.
«Non ho voglia di entrare.» dissi svogliata, e anche assonnata.
Fran mi prese per la mano e mi tirò verso l'entrata dell'istituto: un pezzo del mio cuore rimase fuori, l'altro lo tenni con me.
'Inizia l'inferno', dissi sussurrando.
Mi ero promessa che da quest'anno, agli anni a venire, mi sarei impegnata, fortunatamente si, si sarà così.
Sono carica e svogliata allo stesso tempo, è possibile vero?
Ci catapultammo in classe buttando lo zaino sul solito banco, il mio vicino alla finestra.
Si, perché vicino la finestra è tutto più bello.
E soprattutto perché, sotto la finestra parcheggiano quei gran figoni dei ragazzi di quinto, che però, avevo dimenticato, che erano passati all'università, perciò mi rimanevano gli scarti dei ragazzi di quarto: niente male comunque.
Mi affacciai, allungando il collo, quasi fossi una giraffa, una tenera ma dolce giraffa.
Vidi una moto della quale l'anno scorso non sapevo l'esistenza: ragazzo nuovo? Aveva un casco particolarmente bello, nero e arancione.
Mi sedetti, non appena la voce della mia professoressa interruppe il mio pensiero.
«Allora? Quest'anno ci sono nuovi ragazzi Christie?»
Mi guardò sorridendo, ed io scossi il capo, mimai un 'ops' con le labbra a Francesca e al resto della classe, che risero, e uno di loro sussurrò:"sempre la solita". Mi infastidii leggermente, non volevo che pensassero che io non sarei cambiata.
Uscii il mio diario, e quasi come rituale, iniziai a scriverci dentro, cose assolutamente stupide e prive di senso.
La professoressa non se ne accorse, ma appena la porta si aprì, mi alzai in piedi, pensando fosse la vicepreside: era un ragazzo nuovo, per questo c'era un banco vuoto.
Mi sedetti immediatamente, sentendomi totalmente sciocca.
«Oh, tu dovresti essere il ragazzo nuovo giusto?» chiese la mia professoressa, alzandosi ed avvicinandosi al ragazzo, che poco dopo annuì.
«prego accomodati, come ti chiami? E da dove vieni?»
Si sedette al banco davanti al mio, e solo dopo essersi posizionato, aprì bocca:
«Mi chiamo Luca Tardiota, sono del posto, ed ho sedici anni.» disse con aria da totale presuntuoso.
«Allora Tardiota, sei stato bocciato tu vero?»
Mi misi a ridere, ma non per il ragazzo quanto per la professoressa. Notai che il ragazzo era al quanto infastidito dalla mia risata, quindi la professoressa mi riprese, nuovamente.
«Cosa ti fa ridere Christie? Potresti essere tu la prossima quest'anno.» un ammasso di voci gridarono 'ooooh' e ciò mi infastidì ancora di più.
Mi misi in piedi, e guardai la professoressa:
«in realtà ridevo di lei, non le sembra poco opportuno parlare di cose private, in una classe dove il ragazzo non conosce nessuno?»
Ancora una volta i miei compagni di classe, gridarono 'oooh'.
«Adesso basta! Siediti prima che ti mandi fuori, o dalla vicepreside!»
Mi sedetti, tanto stupida quanto vera quella professoressa.
«E comunque professoressa, per sua informazione, quest'anno intendo impegnarmi al massimo. »
Dissi, prendendo il borsellino dallo zaino, e tirandone fuori la penna blu.
«meglio per te allora.»
Il ragazzo nuovo, si godeva la scena, quasi divertito.
L'avevo difeso, ma ciò non significava che eravamo diventati 'amici del cuore'.
Presi in mano il diario, ancora una volta la professoressa interruppe il mio lavoro: abbellire il diario.
«adesso prendete il quaderno e dopo aver letto il primo capitolo del libro, rispondete alle domande. Invece tu... Tridiota?»
«Tardiota!» urlò la classe, me compresa.
«Tardiota, scusa. E senti.. Come mai hai cambiato scuola?»
La mia professoressa, solita impicciona, si servì dell'ultima mezz'ora che restava, per saperne di più del ragazzo. Non m'interessai anche perché ero troppo occupata ad abbellire il mio diario, e a sentire quella testa di cazzo della mia compagna di classe, Alice.
«Oh lo sai che T L, quest'anno non c'è?»
T L è il diminutivo del ragazzo che spiavamo, praticamente sempre, faceva il quinto lo scorso anno.
«Si Ali, ora lasciami finire.»
Si aprì la porta: Andrea. Andrea è il ragazzo con cui mi frequentavo lo scorso anno, poi si è fidanzato, e nell'estate lasciato.
Ogni volta che entra in questa dannata classe, il mio cuore batte forte, e tutti mi mandano occhiatacce o occhiolini.
'uhh Andrea!'
Sbuffai, e mi alzai, andando a gettare una carta.
«Ciao Chri.» sussurrò. Lo guardai, ma mi girai subito dopo scuotendo il capo.
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Amore e bugia.
Lãng mạn'Un altro giorno senza te. Un altro giorno di bugia.' Christie era stata chiamata dal suo amico, Luca, di cui era innamorata dal secondo anno di liceo. Lui, vive nella sua menzogna, ed ogni volta, negli anni prima, era Christie a tirarlo fuori da qu...