1995.Lancaster Street.Los Angeles.
In strada,sotto l'appartamento dei Jackson,dei bambini giocano felici a basket. Solo uno di loro,il piccolo Michael,è seduto sullo scalino davanti al portone di casa e con i gomiti poggiati sulle gambe, le sue manine reggono il mento della sua testolina ricciuta.
E' triste e pensieroso,con lo sguardo fisso in cerca di qualcosa,osserva i suoi fratelli giocare.
"Michael,vuoi giocare?" Gli dice suo fratello maggiore Marlon.
"No,non ho voglia."
"Non sai cosa ti perdi...Stai sempre tutto il giorno a non fare niente con lo sguardo fisso a pensare chissà cosa. Sei sempre così strano."
"No,io non sono strano..."
"Sì che lo sei,buono a nulla! Da quando non c'è più la mamma non sei più lo zimbello della famiglia! Ora non sei più nessuno,sono io il preferito di papà. Vedi di fartene una ragione. Tu non saresti capace di far male ad una mosca. Ricorda,solo quelli come me diventano importanti." Disse Marlon con aria di sfida.
"No!" Il piccolo Michael si alzò di scatto pieno di rabbia spingendo con forza Marlon a terra,per poi ritornare seduto con un'espressione imbronciata ed arrabbiata. Non voleva vivere quella vita,per lui essere importanti non significava essere dei criminali come il padre,ma delle persone normali,con sani principi.
Nonostante la sua tenera età,Michael nel suo cuore era già un adulto,un adulto nel corpo di un bambino che doveva ogni giorno affrontare la dura vita di un quartiere malfamato,e del padre Joseph con i suoi continui furti ed amicizie con i gangster.
"Brutto farabutto!...Ah...Te la farò pagare!"disse Marlon con il braccio dolorante, facendo fatica a rialzarsi.
Improvvisamente in lontananza l'assordante suono della sirena di un'auto dell'FBI si fece spazio tra di loro, e frenò bruscamente.
"Largo ragazzini!" Disse l'agente in tono autoritario.
Alcuni altri agenti uscirono dalle loro auto furiosamente,e si diressero subito al portone della casa,salirono al primo piano e suonarono il campanello dei Jackson.
"Chi è?" Disse Joseph irritato.
"Signor Jackson,siamo dell'FBI...Apra subito la porta,la dobbiamo portare in centrale dove ci spiegherà alcune cose!"
"Che?! Cosa cavolo volete da me?No!Io non ho combinato niente,sbirri!"
"Apra la porta!O saremo costretti ad aprirla con la forza!"
"Ho detto che non ne so niente!Ora andatevene,ho ben altro da fare!"
Joseph, era rosso di rabbia e preso dal panico,non sapeva dove scappare se non dalla finestra,ma in quell'attimo pensò al montacarichi che conduceva alla lavanderia al piano terra. Mentre scendeva,la porta dell'appartamento fu sfondata dagli agenti che iniziarono subito a cercare Joseph.
"Signor Jackson,venga subito fuori!"
Un agente si accorse del montacarichi in discesa...
"Hey signore,guardate,venite qui!Presto!"
"Si fermi!Lei è in arresto!"
In meno che non si dica,gli agenti si buttarono a capofitto ed uscirono dal buco del montacarichi notando che Joseph stava scappando.
"Prendetelo!"
Iniziò una corsa senza scampo per Joseph...Nel frattempo Michael e i suoi fratelli osservavano allibiti la scena e Michael gridò a gran voce.
"Papà!Papà! Perché stai scappando?! Perché quei signori ti inseguono?!"
Nessuna risposta,solo le grida degli agenti. Purtroppo Joseph si trovò in un vicolo cieco e fu costretto ad arrendersi. Era finita. Alzò le mani e cadde a terra in ginocchio con lo sguardo cupo in basso. Le pistole furono tutte contro lui ed il cane iniziò ad abbaiargli contro.
"E' finita signor Jackson. Ora,se non le dispiace,ci deve seguire in centrale."
"In quanto a voi ragazzini,dovete seguirci pure voi,sarete affidati ai servizi sociali,abbiamo già preparato le carte con le famiglie che vi adotteranno..."
Mentre conducevano suo padre con le manette in auto,Michael rimase senza parole,con un ghigno sulla bocca di disprezzo e dolore. Le sue lacrime cominciarono a scendere.
"Papà! No...!Perchè?!...Perchè?!...Non andare via!"
Mentre lo sportello dell'auto si apriva, fra padre e figlio vi fu un ultimo scambio di sguardi. Silenzio. Joseph ancora un'altra volta non rispose. In seguito abbassò lo sguardo e fu portato via.Michael cadde a terra e sentì il vuoto dentro. Non sapeva più cosa fare,si sentiva prigioniero,senza alcuna speranza. Sua madre era morta ed ora anche suo padre se ne era andato. La sua infanzia era rovinata. L'amore di una madre che aveva avuto per troppo poco tempo,e il mancato affetto di un padre incisero incredibilmente sulla sua futura personalità.
Fu adottato da una famiglia molto ricca e benestante. Lo mandarono in una scuola privata e non gli fecero mancare mai niente. Ma più cresceva e più la rabbia nei confronti di suo padre venne a farsi sentire. Nel suo carattere infatti,crebbe un lato oscuro e difficile da sciogliere. La sua vita era stata messa a posto,ma l'incubo di quel giorno lo avrebbe tormentato per sempre,perché la sua vita da quel giorno non fu più la stessa...Los Angeles. Casa Shirlen. 2007
Era una calda estate quella,il sole splendeva alto nel cielo, gli uccelli cantavano e dalle fontane del giardino della Villa degli Shrilen,uscivano fuori allegri zampilli d'acqua.
Michael è nella sua camera,piena zeppa di poster,dischi e vinili di cantanti rock del passato:ne aveva una immensa collezione. Su un'altra parete c'erano poster di ballerini e coreografi famosi. All'angolo, c'è una chitarra elettrica,una Les Paul rossa fiammante, che adorava suonare nei momenti di svago. Infine all'altro lato, un enorme pianoforte nero lucido,dava un tocco più soave a quella stanza.
Disteso sul letto ad ascoltare musica con il suo ipod,è assorto nei suoi pensieri.
'Toc toc.' Qualcuno bussò alla porta. Ma Michael non sentì a causa della musica troppo alta nelle sue cuffie.
"Michael? Ci sei?...Posso entrare?"
"Uhm?...Ah,sì sì Signora Shirlen mi scusi,può entrare." Michael stoppò la musica e si tolse subito le cuffie.
"Io e tuo padre...ehm,volevo dire,il Signor Shirlen,ti vorremmo parlare..."
"Sì,ditemi pure."
"Michael,sai bene di aver ormai concluso l'High School,ora noi ti vorremmo iscrivere al college. Pensavamo che molti genitori inducono ad iscrivere per forza i loro figli a scuole che scelgono loro,e non lasciano mai libertà di scelta ai figli. Quindi ti vorremmo lasciare libero di scegliere...Avevi già qualche idea di dove andare?"
Michael spalancò gli occhi a quelle parole...Il college,non ci aveva ancora pensato. Però lo lasciavano libero di scegliere,di prendere la sua decisione. Quando gli sarebbe più capitata un'occasione del genere?
"Oh...Wow,n-non saprei,veramente. C-ci devo ancora riflettere. Scusate."
"Non ti preoccupare Michael,però riflettici poco che il termine delle iscrizioni sta per scadere...Ora ti lasciamo solo a pensarci per un po'." Disse il Signor Shirlen.
Ma ecco che mentre si stavano avviando verso la porta,Michael pensò con lo sguardo in basso...
'Cavolo,Michael,pensaci bene. E' l'occasione della tua vita,perché aspettare?Guarda intorno a te. Di cosa vivi principalmente?...'
"Ehm...No,un attimo,aspettate!" Disse Michael. I signori Shirlen si voltarono subito sorridenti.
"Che c'è,Michael?"
"Forse ho capito cosa voglio fare. La musica!Ecco la risposta! Potrei diventare un cantante e,perché no,anche un ballerino famoso..."
La Signora Shirlen non credette alle sue orecchie e spalancò gli occhi.
"Ma...Michael,sai com'è il mondo dello spettacolo?Sai cosa ti potrebbe attendere?Avrai paparazzi alle calcagna in ogni dove e quando. Poi i giornalisti distorcono spesso la realtà,e per delle sciocchezze tirerebbero fuori uno scandalo."
"Michael,noi ti vogliamo bene come dei genitori,ti abbiamo accudito. Fatto crescere nel miglior modo possibile con molte cose. I tuoi amici ti invidiano per ciò che hai. Sei sicuro della tua scelta?Ti ripeto che il mondo dello show-business è molto contorto." Lo avvertì il Signor Shirlen.
"Sì,me ne rendo conto benissimo e ve ne sono profondamente grato. Ma io ho il talento per poter affrontare tutto ciò. Ho vissuto nelle strade...Può farmi paura il mondo dello spettacolo? Vi ho sempre voluto bene pure io,ma non vi ho mai chiamati 'mamma' o 'papà' perché per me,nonostante tutto il bene che mi avete donato,non ci siete mai stati. Eravate sempre in giro per il mondo per affari di lavoro,ed io?Dove ero?Io ero qui,a passare il Natale o il compleanno da solo,senza nessuno. Ricordate che i soldi non sono tutto."
I Signori Shirlen rimasero zitti e si guardarono un attimo in faccia. Michael aveva ragione.
"Scusaci Michael. Spero potrai perdonarci un giorno. Siamo stati degli ingrati nei tuoi confronti,e se è proprio questo il tuo sogno,va ed inseguilo."
"V-vi ringrazio! Vi voglio bene..." Ed in quel momento tutti e tre si abbracciarono. Il sentimento di amore era mancato,ma ora in quella casa tornò a rivivere.
STAI LEGGENDO
~Remember the time
FanfictionMichael,un ragazzo con un sogno. E' tenace,ha dovuto fare i conti con la sua infanzia,ma crescendo scoprirà di essere invincibile,il suo cuore è di ghiaccio,ma arrivò un amore che lo sciolse. Poi il successo,la fama...Il suo sogno diventò realtà,il...