Escape from thoughts

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Le giornate di Hermione Granger duravano più di 24 ore, solo una come lei poteva reggere un ritmo tanto sfrenato. Lo studio era sempre più duro, il terzo anno era iniziato solo da qualche mese e voleva dare il massimo, lei seguiva tutte le lezioni e aveva bisogno di molto tempo per studiare, non ce l'avrebbe potuta fare se avesse dovuto organizzare tutto nell'arco di una giornata normale, sarebbe stato impossibile. Per fortuna lei poteva contare sull'aiuto di un oggetto speciale. Quella mattina si svegliò con molti pensieri in testa, e una strana senzazione, cercò di ignorarli per tutta la giornata, si concentrò sulle lezioni, e esternò il resto del mondo mentre era in biblioteca a studiare. Ma aveva ignorato per troppo tempo i suoi pensieri, e non riuscì più a contenersi. I suoi pensieri volarono al Signore Oscuro, a Sirius Black, al nuovo professor Lupin, ad Harry, e si, anche a Ron. Non riusciva a comprendere appieno i sentimenti che provava quando lo incontrava, e questo, per Hermione, la stessa Hermione che doveva avere tutto sotto controllo, era molto frustrante. Pensò e pensò. Non riuscì più a concentrarsi e le ore volarono e si fece il tramonto. Decise che non aveva fatto abbastanza, e che aveva bisogno di altro tempo. Estrasse da sotto la maglietta la collana e la studiò per bene. Il giratempo.
Professoressa McGonagall scrisse al Ministero della Magia intercedendo affinché lei potesse averne uno per seguire più lezioni. Incominciò a girare il cerchio tenendo il conto, ma si distrasse, cosa che non capitava mai e i giri furono più di quelli che servivano. Si guardò intorno: la biblioteca era vuota, e quando uscì vide che era tutto buio. Alzò gli occhi al cielo e quando vide la luna piena il suo corpo fu pervaso dai brividi e la brutta sensazione che aveva provato fin da quando si era svegliata aumentò. Riuscì a capire l'ora dalla posizione della luna, erano più o meno le quattro di notte. La sua se stessa di quell'ora dormiva beatamente nel letto, stremata dalla giornata precedente. Da qualche parte in lontananza un lupo ululò, incrociò le braccia per combattere il freddo. Forse l'aver mandato troppo indietro il tempo poteva essere vantaggioso, se non avesse dato sfogo ai suoi pensieri, non sarebbe mai riuscita a studiare seriamente, e questo non doveva succedere. Aveva bisogno di un posto speciale, dove la sua mente avrebbe potuto viaggiare indisturbata. Si fece strada a fatica nella neve.
Arrivò in un piccolo bosco, guardandosi intorno, godendosi l'aria fresca della notte, guidata dalla luna che illuminava il suo cammino. Ed Hermione camminò ancora, perché sapeva che non gli sarebbe capitata mai più un occasione del genere, perché voleva scappare per un po' da quella realtà e rifugiarsi tra le ombre dei rami spogli, vinti dal gelo.
Ma il destino aveva altri programmi per lei. Non poteva certo stare in pace così tanto tempo.
Un rumore la fece arrestare. Flebile, soffocato, e misterioso. Lei lo seguì e si ritrovò a pochi metri da uno spiazzo privo di alberi. Il terreno ricoperto da gelidi mucchi di neve, e al centro, un ceppo d'albero. E proprio lì sopra, seduta, una figura illuminata dalla luce soffusa della luna. I gomiti sulle ginocchia, la testa fra le mani, quella persona tremava, forse per il freddo, forse no. Hermione voleva vedere quella persona in viso, e così, stando attenta che la sua ombra non potesse tradirla, si nascose dietro a ogni albero, fino ad arrivare alla destra della figura. Capelli biondi platino, intrecciati a delle dita sottili, il volto a lei nascosto, non aveva bisogno di essere svelato, lei aveva capito chi era, e sul suo viso si era dipinta un'aria preoccupata. Draco Malfoy. Come richiamato da quel pensiero lui alzò la testa, il volto rigato da un'unica, singola, pungente lacrima. Che scese lungo la mandibola, e cadde a terra, sembrò diventare di ghiaccio mentre si infrangeva al suolo, e veniva assorbita in fretta dalla terra, come se volesse conservare quel triste ricordo.
Draco infilò una mano in tasca, e ne estrasse un piccolo taccuino, rilegato in pelle nera, piuttosto sgualcito. Lo aprì su una pagina bianca. E con un movimento fluido della carta, si incise un taglio, proprio sul palmo della mano, da cui fluirono diverse gocce di sangue. Che andarono a formare una parola. Hermione non riusciva a scorgere distintamente le lettere, e, incuriosita, si sporse di più oltre il bordo dell'albero per osservare meglio. Giusto in tempo per vedere la parola scomparire come assorbita dalla pagina, come se non fosse mai stata scritta. E fu in quel momento che il ramo sotto il suo piede si ruppe. E fu in quel momento che Draco si alzò di scatto in piedi, guardandosi freneticamente intorno, terrorizzato. Lo vide sotterrare il taccuino sotto uno spesso strato di neve e terra. E lo vide correre via, mentre il sole cominciava a spuntare all'orizzonte. Hermione uscì dal suo nascondiglio. Hermione, la curiosa Hermione, si sedette nello stesso esatto punto in cui prima c'era il ragazzo, e prese il taccuino, ora umido, da sotto terra. Lo sfogliò, con gli occhi umidi. Qualche lacrima ribelle le scese lungo le guance. Pagina dopo pagina, la sua tristezza crebbe di minuto in minuto. Quando arrivò all'ultima pagina, il sole era ormai alto in cielo. Ma sull'ultima pagina, Hermione vide qualcosa che le fece spalancare gli occhi, che le fece scendere qualche altra lacrima. In basso a sinistra, scritto con una penna nera, c'era un nome, scritto in piccolo e con una calligrafia insicura.
Hermione.
Nient'altro.
Hermione rimise al suo posto il taccuino e si alzò. Dovevano essere ormai le sette, e lei aveva bisogno di qualcosa con cui scaldarsi, dopo quelle ore passate al freddo. Aveva bisogno di scaldarsi, e così andò da Ron. Che le avrebbe sicuramente scaldato il cuore, come faceva tutti i giorni, dall'inizio del primo anno a questa parte. E così Hermione Granger andò dal suo Ron.

Il giorno dopo
Era sera quando Draco tornò al suo taccuino. Lo aprì, e controllò ogni singola pagina. Ma quando arrivò all'ultima pagina, strabuzzò gli occhi, che gli si riempirono di lacrime. Nell'ultima pagina, scritto con una penna nera, c'erano due parole. Scritte in grande, con una calligrafia bella e decisa. Due singole parole.
Draco Malfoy strappò la pagina e se ne andò. Gli studenti della casata Serpeverde possono affermare che quel giorno, Draco Malfoy sorrise tutto il giorno.
SII FORTE.

Autrice
Ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction su Harry Potter, e spero che non sia un totale schifo. Mi scuso se magari l'ordine temporale non è allineato bene, ma per far coincidere tutto l'accaduto dovevo farlo.
Niente spero che vi sia piaciuta e vi ringrazio moltissimo per averla letta.
Ah, e comunque, ci tengo a precisare, che sul quel taccuino, non c'era scritta neanche una parola, a parte che all'ultima pagina.

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