A very sad song for a broken heart

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Alla musica e all'amore.

Al destino, non sempre favorevole.

Al sole, che riflette la tristezza di un amore perduto in partenza.

A me, che mentre scrivo vi apro i miei segreti, uno scrigno alla volta.




A very sad song for a broken heart.


Sei come il Do in ogni scala.

Sei come la chiave in ogni pentagramma.

Sei come la melodia in ogni canzone.

Necessariamente necessario.



Harry Styles sistemò nervosamente il suo cappello nero sopra ai suoi ricci prima di uscire dall'automobile ed esporsi ai flash dei fotografi. Indossava un paio di classici Ray-Ban dalla montatura in metallo, scuri abbastanza da coprirgli gli occhi stanchi e le ombre violacee che segnavano la sua pelle sotto le ciglia scure e morbide. Quella mattina, mentre si vestiva stancamente – i muscoli tesi per l'agitazione – osservandosi allo specchio della sua stanza, aveva notato immediatamente i segni di una notte insonne solcare il suo viso con sgraziata visibilità; le sue iridi grandi, solitamente di uno smeraldo più accentuato e iridescente, erano spente, come anche il colore perlaceo della sua carnagione che aveva perso parte della sua lucentezza. Anche il suo sorriso, solitamente estroso e sempre presente quando si trovava a casa di sua madre, a Holmes Chapel, sembrava essersi dissolto quello stesso giorno, lasciando come traccia soltanto un rosa cupo sulle sue labbra armoniose e il fantasma effimero di un volto sereno.

Quando aprì la portiera dell'elegante SUV nero, la leggera brezza del mattino colpì il suo viso con delicatezza, facendogli schiudere la bocca e respirare a pieni polmoni.

Era certo che per il resto della giornata sarebbe stato semplicemente male e che l'unico momento per godere del vento fievole e incontaminato era quello; non aveva dubbi, conosceva perfettamente la sensazione di oppressione in occasioni burocratiche come quella. Perché lui non era lì per un matrimonio di piacere, nonostante amasse Johannah Poulston come una seconda madre e le volesse più bene di quanto non ne volesse a se stesso. Non era lì per divertirsi, per giocare a croquet con dei ricconi sciovinisti altolocati o per bere champagne e brindare all'amore felice, perché lui era lì per obbligo, e non avrebbe festeggiato: lui aveva smesso di crederci – all'amore. Era lì per lavoro, nonostante potesse sembrare il contrario, e certamente non per cantare canzoni felici ai novelli sposi, o per lanciare il riso sull'abito bianco di Jay.

Si lasciò scattare qualche foto e scortare dal suo autista dentro a quell'enorme giardino e alla villa che avrebbe ospitato il matrimonio di Johannah e Dan. Sarebbe stato di certo in grande stile, su questo Harry non aveva alcun dubbio perché conosceva i gusti di Jay: era una donna che amava lo sfarzo. L'eleganza fine del posto era piacevole agli occhi, il verde era il colore predominante e creava un contrasto splendido con le tavole bianche, grandi abbastanza da essere apparecchiate per sei; le sedie erano in ferro battuto, mentre la porcellana dei piatti era elegante, e le posate d'argento avevano una forma affusolata, bella e armoniosa. Erano stati montati dei gazebi, altrettanto bianchi, e gli invitati si radunavano là sotto per ripararsi dal sole e per approfittare del buffet. Brindavano serenamente, facevano tintinnare i bicchieri in onore della suocera, della cognata e della sposa che – come di consueto prima del matrimonio – non si era ancora presentata. Parlavano ripetutamente del successo del figlio di Johannah e della presenza dei suoi "amici", di tanto in tanto sproloquiavano con esaltazione della fidanzata che speravano sarebbe diventata la futura signora Tomlinson, per poi terminare discutendo di quanto quel giorno fosse fortunato e benedetto da Dio con quel sole accecante che brillava sui loro capi adornati da cappelli stravaganti degni della Regina Elisabetta.

A very sad song for a broken heart||Os LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora