Prologo: Evangeline

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Il corpo di Meredith Harrison è stato rinvenuto questa mattina ad Helton in Pennsylvania.
La ragazza, che la sera del 21 maggio si trovava a casa da sola in assenza dei genitori, doveva essere appena andata a dormire quando il presunto killer ha deciso di colpire.
Meredith è stata ritrovata con il viso distorto in una maschera di puro orrore, immersa in un lago di sangue e con entrambe le gambe amputate.
Il caso di Meredith Harrison è solo uno dei tanti, terribili, omicidi che si sono verificati inspiegabilmente negli ultimi mesi...

Rilessi l'articolo un paio di volte prima di accartocciare il giornale e gettarlo nel più vicino cestino dei rifiuti. Era sera ormai e il buio era calato talmente in fretta da cogliermi ancora seduta sulla mia solita panchina, nel mio solito parco, invece che in giro per le case di periferia come mia abitudine a quell'ora. Sospirai, alzando il viso verso il cielo e la luna luccicante, conscia che presto lui avrebbe richiesto i miei servigi senza che io potessi oppormi al suo volere. Una folata di vento gelido mi costrinse a stringermi di più nella mia felpa nera. Non avevo ancora trovato un posto in cui dormire, nonostante fossi arrivata in Pennsylvania da più di una settimana, e con il freddo che c'era, dormire all'aperto era scomodo e inconveniente.

"Qualcuno mi aspetta?" chiesi in un sussurro, e le mie parole si dispersero in fretta nell'aria. Stavo per alzarmi e andarmene quando una nebbia nera e densa cominciò a formarsi lentamente sul prato bagnato costringendomi a rimanere, seppur contrariata. Una figura emerse dalla nebbia, fluttuando a pochi centimetri dal suolo. L'uomo - se così poteva definirsi - indossava un mantello scuro, chiuso, lungo fino ai piedi e un cappuccio che gli copriva quasi interamente il viso. Le sua mani, uniche parti visibili del suo corpo, erano pallide e ossute e le dita parevano pallide zampe di ragno. Cinque di queste dita erano chiuse attorno ad una falce dalla lama affilata.

"Evangeline." tuonò, in un tono basso e cavernoso. "Ho un compito per te: devi andare a far visita ad un giovane e vile uomo che merita l'inferno. Non riceverà mai le pene che si merita, rimanendo su questa terra."

Chinai il capo in segno di sottomissione. "Obbedirò, mio Signore." dissi, senza distogliere lo sguardo dalla sua figura.
"Manderò un mio messaggero affinché ti conduca a destinazione. Lo riconoscerai." e con queste ultime parole vorticò su sé stesso e svanì.

Rimasi seduta sulla panchina, lacrime di sangue mi scorrevano adesso sulle guance bianche come la neve. Un essere piccolo e strisciante era comparso all'ingresso del parco, i suoi occhi gialli rilucevano nella notte. Era tempo di andare. Era tempo di uccidere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 02, 2015 ⏰

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