La storia

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Dave faceva parte di quella categoria di uomini che stanno per la loro. Senza disturbare, viveva per soddisfare se stesso e questo lo faceva come una specie di difesa dal mondo esterno, una sorta di atteggiamento acquisito, soddisfaceva se stesso perché dagli altri, da sempre, aveva ricevuto solo delusioni. Quindi non ne valeva la pena soddisfare questi altri. Non ne valeva la pena. Semplicemente. Dave della sua solitudine aveva fatto il suo punto di forza. Non così per dire, lui era forte per davvero. Forte perché solo. Quasi un ossimoro. Ma lui queste cose a malapena le conosceva, quindi poteva dire di vivere tranquillo, e salvo dai pericoli che nascondevano le persone. Dave aveva una faccia simpatica, almeno così si diceva giù alla valle e tutti si chiedevano perché stava sempre da solo, senza socializzare con nessuno. Bah. Lui, aveva due fissazioni che lo tormentavano, nel senso buono del termine, sia chiaro questo. La sua piantina di foglie di thè e la finestra della sua modesta casuccia che affacciava sul un gran bel lago ghiacciato, sulle montagne del nord e su un'altra casa rossa di legno, nella quale mai aveva visto nessuno. "Sarà disabitata" pensò più di una volta. E il pensiero pareva concreto. Nessuno obiettivamente pareva abitarci lì dentro.

Era consueto uscire dopo un pranzo fugace, quando gli andava di mangiare, non raramente di fatti saltava i pasti. Usciva e calpestava la neve fino a scendere a valle. Quel pomeriggio scadeva nella sua normalità quasi banale. Poi un attimo. Si sentì chiamare. Lui inconsciamente sapeva già tutto.

- Dave!

E si girò con tutta la naturalezza di cui fu capace in quel momento.

- Sophie. Sapevo saresti arrivata. Un giorno.

Sophie, invece, era qualcosa di lontano, di distante. Lei era una di quelle donne che la vita ti regala dopo una lunga attesa, una gran bella lunga attesa. Aveva una bellezza semplice, che tra tutte le bellezze era quella più elegante.

Era una sognatrice, benché rimanesse nei limiti del realismo. Quasi un ossimoro. Lei sapeva bene cosa significasse quindi poteva dire di vivere un po' in disordine. Il disordine delle cose. Qualcosa comunque di ordinato, sapeva bene dove trovare le sue cose in quel disordine. Lei sapeva prenderti nel modo migliore. Forse non se ne accorgeva ma sapeva vivere e farti vivere. Una sorta di sogno, qualcosa comunque di meraviglioso. Un bel viaggio. Davvero.

- Siamo fatti per scoprirci, Dave.

Disse poi.

- Già.

Rispose lui.

- In genere le persone non osano perché dentro hanno paura.

- Tu dici?

- Lo dico.

- Paura di cosa?

- Paura in generale. Si, paura. Uno si mette a pensare, ci passa le giornate a pensare, come sarebbe fottutamente bello, il mondo vicino a una persona, e poi magari lui non sa nemmeno se esisti, che ami tutto di lui o che so io.

- Sai.

- Cosa?

- Pensavo questo l'altro giorno.

- E?

- E nulla, sono arrivato ad una conclusione.

- Non tenermi sulle spine.

- Penso che la paura sia solo l'implicito desiderio di qualcosa che desideriamo morbosamente.

- Spiegati meglio.

- Tu, tu di cosa hai paura Sophie?

- Di morire, Dave.

- Ecco, è matematico, tutti abbiamo paura di morire. Ma scommetto che non conosci il perchè.

Ama chi ti guarda e tace. (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora