I miss her to die

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Lei mi manca,mi manca da morire.Non posso evitare il dolore,né cancellarlo.Esiste.E' lì e dopo aver mirato al bersaglio ha deciso di centrare me.Si,ma questo non é il modo giusto di giocare.Non siamo alla pari.Lui é più forte,più furbo,più malvagio,più TUTTO.Mi sopprime.Cancella dalla mia mente ogni traccia di lucidità facendo sì che chieda aiuto al bourbon.E' lì che affogo tutti i dispiaceri ,insieme al mio amico di bevute.

Ric.Sembra essere passata una vita dall'ultima volta che l'ho visto.Ha deciso di trasferirsi da Mystic Falls per migrare in qualche altra cittadina della Virginia.Che stupidaggine,scappare non risolve le cose,specie quando quelle "cose" che corrispondono alla morte non possono più tornare indietro.Jo,la streghetta destinata a diventare sua futura moglie e madre dei suoi figli é stata uccisa nello stesso giorno del matrimonio,sull'altare,da un fratello bastardo,egocentrico,avido di potere.
Kai. Sono soddisfatto di avergli staccato la testa dal collo.É a causa sua se ora Elena è rinchiusa in una bara,nella nostra cripta di famiglia,aspettando la morte della sua migliore amica per tornare a vivere. Me l'ha strappata via.
Anche se il tempo da aspettare per riaverla corrisponde a quello di una semplice vita umana-cosa che a noi vampiri non dovrebbe pesare molto data la nostra eternitá-non cambierá il fatto che per me sembra non passare mai.
Sono solo trascorsi tre anni.
Tre maledetti anni.
Tre anni di incubi.
Tre anni di paure.
Tre anni di solitudine.
Tre anni di cambiamenti.
É strano non vederla a piedi nudi in cucina a prepararmi quei pancake vampireschi che mi piacciono tanto.
Con doppio strato di panna,ovviamente.
Non dimenticava mai di metterlo e per me diventava sempre un modo dolce-nel vero senso della parola-per iniziare la giornata.Provavo gusto a spalmarle quella crema sul suo meraviglioso viso e subito dopo baciarne ogni singolo tratto.Oppure ritrovarla nella vasca da bagno,con due coppe di champagne strette nelle sue piccole mani e con un sorriso malizioso stampatole in faccia.
Mi manca la quotidianità.
Mi manca Elena.
Mi manca cosí come a una pianta manca l'ossigeno per sopravvivere,ma la sensazione è diversa.
Innaturale.
Strana.
É un vuoto incolmabile e allo stesso tempo colmabile.Puó sembrare un paradosso,eppure è ció che sento.So che non sará nelle mie braccia per un lungo periodo,ma so anche che presto tornerá da me.E ció un pó mi consola.L'unica cosa a cui posso aggrapparmi è la speranza.
Speranza nel rivederla,nell'abbracciarla di nuovo,nel confortarla,nel ridere con lei per la forte ironia che uso in ogni cosa dica,nel toccare ancora quella chioma folta e liscia infilandone le dita.
Nel baciarla.
Le sue labbra morbide e rosee mi tentavano quando sfioravano le mie e io bramavo sempre di piú un suo bacio.
É un senso di incompletezza.
Come se tutte le energie emotive siano state messe ingiustamente in castigo.Il vuoto mentale condiziona quello fisico e si sta malissimo.

Nemmeno la"presunta"morte di Katherine,nel lontano 1864,mi aveva tanto scosso.Forse perchè sapevo che quello che provavo nei suoi confronti non era amore,ma solo una fottuta attrazione che lei stessa aveva creato con le sue mani.D'altronde,peró,non posso incolparla di tutto quello che è successo.
Io ho scelto di seguirla nell'oscuritá.
Io ho permesso che mi spezzasse il cuore.
Io ho messo fine alla mia stessa vita.
**FLASHBACK**
Giugno 1864
Sono morto.
Questo è quello che è successo in una notte d'estate.
Mio padre mi ha sparato.
Il mio cuore ha smesso di battere e io avrei dovuto addormentarmi e non svegliarmi piú.
Ma non è accaduto niente di tutto ció.
Era l'inizio della fine.
Il risveglio.
La consapevolezza di essere diverso.
Mi ritrovai in riva al lago,i vestiti sporchi di sangue,del mio sangue.Rendersi conto di essere morto per mano di colui che credevi una famiglia.L'angoscia nel rivivere gli ultimi attimi,lo sguardo freddo e distaccato di un padre che non ti riconosce,che impugna l'arma e te la punta addosso,lo sparo,la terra e poi...il buio.Il buio piú tetro che avessi mai visto.Scossi il capo per cacciare via quel ricordo e notai accanto a me mio fratello disteso sul prato inanime.
"Stefan!"
Mi piombai su di lui,scuotendolo.Le lacrime inondarono i miei occhi.Come me anche lui segnato dallo stesso destino,dalla stessa traccia.Due fratelli uccisi,insieme,uniti nella vita cosí come nella morte e nell'amore verso la stessa donna.Si...Lei...Katherine.Colei che inizio la conta verso il baratro dei fratelli Salvatore.Colei che ci aveva usati come semplici marionette,disposte a tutte pur di soddisfare i suoi "bisogni".Il suo doppio gioco e il nostro essere dipendenti dall'amore che provavamo ci portarono alla nostra fine.Eppure ero vivo,mentre Stefan sembrava un cadavere consumato dal tempo.Che Katherine avesse concesso solo a me il suo sangue?
Lo escludevo.
Lei amava mio fratello,aveva sempre avuto un debole per lui e per quanto evitassi ammetterlo,sicuramente non l'avrebbe lasciato morire in quel modo.
Rimasi a fissarlo.
Se anche lui avrebbe beffato la morte,i suoi occhi si sarebbero spalancati di lí a poco.Le nostre angoscie si sarebbero consolate a vicenda.
Io e lui.
Due fratelli.
Damon e Stefan Salvatore.
Tutto ció che rimaneva della nostra famiglia.

Il rumore di alcuni passi pesanti sul pianerottolo mi risvegliarono dallo stato di trance in cui ero caduto.Ricordare le mie origini di vampiro era stato un impulso,un impulso che mi aveva lasciato qualcosa di amaro in bocca,ma non volevo pensarci.La porta della mia camera sibiló un cigolio sinistro e con mio grande stupore riveló il volto di un ragazzo che conoscevo piú delle mie tasche...


Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto così come spero vi piaceranno gli altri.Sarei felice di sapere le vostre opinioni a riguardo,quindi lasciate un commento se volete.Ritorneró tra un paio di giorni con il secondo capitolo.
A presto,baci.

L'eterno stalloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora