Benigno o Maligno?

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Il più grande inganno che il diavolo

ha fatto all'uomo

è fargli credere che ne esista

solamente uno.



«Laura...mi spieghi dove cazzo sei?!» sbraitai su tutte le furie al cellulare. Rivolsi un rapido sguardo all'orizzonte per vedere una figura che corresse oche almeno camminasse, ma niente. Non c'era anima viva e quello fu un dettaglio che m'infuriò più del dovuto. «Sono quasi arrivata, un attimo!» ribatté l'altra con respiro affannoso dall'altro capo del telefono.

Sbuffai spazientita e rivolsi gli occhi al cielo, invocando pazienza. «Okay a fra poco, e muoviti!» la incitai, enfatizzando con vigore l'ultima parola. Non solo m'innervosivano i ritardi, ma mi metteva pure a disagio rimanere sola come un cane nel mezzo della notte, in un posto dove passavano tranquillamente drogati e teppisti che desideravano sempre delle coccole troppo insistenti.

«Sì sì» replicò frettolosamente, come se avesse fretta nel chiudere la conversazione. Il nervosismo aumentò quando udii la risposta pigra e con un moto di stizza spensi la chiamata. Un venticello gelido soffiò e mi strinsi forte a me il giubbotto,rabbrividendo dalla radice dei capelli alla punta dei piedi. Ero seduta su una delle panchine del parchetto vicino casa mia e il luogo d'incontro era poco più in là, lontano solo una decina di metri da dove ero io. Con la luce dei lampioni a colpirla, la casa in costruzione aveva un'aria inquietante e quella sensazione mi fece sorridere. Oltre a essere costruita solo per metà, era un po'sfasciata ma per nulla pericolosa, poiché ero entrata al suo interno praticamente ogni giorno per poi uscirne senza l'ombra di un graffio;fortunatamente, la casa era praticamente stata abbandonata, i lavori non andavano più avanti da quasi otto anni e di lì non ci passava mai nessuno. In poche parole, era perfetta. Sbadigliai e mi sembrò d'ingerire ghiaccio.

Per essere ottobre, la temperatura si era orrendamente abbassata e sembrava quasi già di essere in inverno, con quel freddo che mi artigliava la pelle. Decisa a non diventare una statua di ghiaccio ambulante, mi alzai e mi sgranchii un po' le gambe che avevano incominciato a formicolare e mi accostai un po' di più a quella casa dall'aria lugubre e sinistra. Ero un curiosa ed elettrizzata per la stupidaggine che stavo per compiere assieme alle altre, e siccome ero la tipica ragazza che non stava molto spesso fuori, avevo colto l'occasione e mi ero buttata sulla situazione senza neanche troppo ripensamenti.

Un altro di soffio di vento umido mi sferzò in faccia e con un sbuffo, spostai i lunghi capelli biondi dal viso. Tirai fuori il telefono per poter leggere l'orario e impallidii: le 23.18. Imprecai.Cazzo, fra poco sarebbe stata mezzanotte e non era ancora venuto nessuno?! Sbuffai per l'ennesima volta e sbattei il piede ritmicamente, sentendo che il nervosismo e la tensione crescevano ad ogni attimo che passava. I miei occhi saettavano da una parte all'altra, alla ricerca di qualcosa in movimento che venisse verso di me. Casualmente il mio sguardo cadde di nuovo sul luogo d'incontro e potei giurare a me stessa di aver visto una strana ombra. Osservando con occhi vuoti quello stesso punto, ripensai a quel momento in cui la Reika ci aveva proposto tutto questo...


"Stavamo sedute sulla panchina, ad osservare tutte le altre che stavano giocando a pallavolo. Quel giorno non facevo ginnastica perché avevo dimenticato "accidentalmente"la borsa a casa, quindi sarei dovuta rimanere immobile a non fare niente e a girarmi i pollici. Ovviamente la situazione non mi dispiaceva affatto, la voglia di fare attività fisica era sotto zero come per tutto il resto dell'anno; anche la Laura era nella mia stessa situazione e finse di aver dimenticato la borsa anche se ce l'aveva dentro lo zaino. E così anche la Tosca.

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