Part 2

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Il tempo sembrava scorrere lentissimo.

Continuavo a guardare il cellulare e per almeno quattro volte consecutive visualizzai lo stesso orario. Ma ad un certo punto, una serie di cartine geografiche apparirono a gran velocità sul maxischermo e una musica introduttiva si diffuse per lo stadio.


Sapevo fin troppo bene cosa fosse quel video, dato che l'avevo visto talmente tante volte da saperlo quasi a memoria. La musica era una di quelle che non ti lasciavano scampo, che ti prendevano e che sapevo già mi sarei ricordata per sempre.


Zayn circondato da pinguini, Harry sott'acqua con la maschera da sub, Niall con un cagnolino in braccio, Liam che sorreggeva la torre di Pisa, Louis che ballava in discoteca, loro cinque che camminavano con diversi paesaggi di sfondo, nuvole, aerei, parapendio, skateboard, Zayn in un carrello spinto da Harry, Liam con gli sci, il monopattino, Zayn con il giubbotto di salvataggio, Louis con la maglietta del Doncaster, il triciclo, le piramidi, Parigi, New York, Harry con la mascherina per dormire in aereo ed un sorriso decisamente troppo dolce, l'India, Berlino, il Messico, il mare, la neve. I loro sorrisi.


E poi tante urla, i fuochi d'artificio e di nuovo i loro sorrisi. Ma questa volta dal vivo.


Non sapevo cosa fare: se ridere, piangere, urlare, fare foto o solamente guardarli fare la cosa per cui mi avevano rubato il cuore, cantare.

Il rumore intorno a me era forse il più forte e fragoroso che avessi mai sentito, ma nella mia testa c'era un silenzio quasi assordante. Nella mia mente c'erano soltanto loro a pochi metri da me ed avevo una paura terribile che da un momento all'altro mi potessi svegliare e terminare il sogno che stavo vivendo con la stupida melodia di una sveglia, come molte volte mi era già successo.

Ma non successe.


Il ritornello della prima canzone, Midnight Memories, fu incredibile.

C'erano 60mila persone intorno a me che cantavano con tutte loro stesse per quei cinque ragazzi davanti a noi.


"Tell me that I'm wrong but I do what I please

Way too many people in the Addison Lee

Now I'm at the age when I know what I need"


Le canzoni si susseguivano velocemente, troppo velocemente. Stavano cantando Why Don't We Go There e già io volevo sentire la successiva. Ma allo stesso tempo volevo che il tempo si fermasse, perchè non l'avrei sentita più quella frase di quella canzone che tanto mi piaceva, che avevo cantato a squarciagola sotto l'acqua scrosciante della doccia o quelle parole che tanto mi ricordavano una persona in particolare.


Poi venne il momento romantico, in cui ci chiesero di alzare i nostri cellulari al cielo e rendere San Siro un tappeto di stelle intorno a loro.

E davvero, fu una cosa magica.

Il buio intorno a noi che era calato dopo il tramonto era spezzato soltanto da decine di migliaia di piccole luci disperse per lo stadio, una cosa che davvero non dimenticherò mai. Per la prima volta mi sentii a casa, circondata da persone che si volevano bene pur non essendosi mai viste prima. Trascorsi metà canzone con gli occhi puntati fissi su di loro, sui loro sorrisi dolci, sui loro visi distesi e l'altra metà a guardarmi intorno con la bocca aperta, ancora incredula. Era davvero stratosferico l'effetto che potevano fare tutte quelle persone insieme.

Midnight Memories, June 28th || One DirectionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora