Bellezza Infinita #Wattys2016

Capitolo 2 -Una magnifica giornata

La notte seguente la passai in bianco. La mia mente era troppo piena di pensieri che, fortunatamente, erano tutti meravigliosamente felici. Un grosso sorriso solcò il mio volto. Ripensai a tutto quello che avvenne il giorno precedente e immaginai volentieri quello che sarebbe successo il giorno che si apprestava ad iniziare. Era l' alba. Un chiarore rossastro andava via via diluendosi nel blu cielo notturno. La brina si stava lentamente trasformando in trasparenti e piccole goccie di rugiada che, con innata delicatezza, accarezzavano le verdi praterie. Mi trovavo lì, con le braccia appoggiate al davanzale della finestra, come ipnotizzato, a contemplare quel magico panorama. L'ambiente era avvolto dal silenzio. Davanti ai miei occhi si mostrava la straordinaria semplicità della vita. La vista di ciò rendeva il mio cuore gonfio di gioia e mi portava a compiere delle riflessioni. Decisi così di prendere carta e penna e di scrivere una poesia.

Sapore di vita

"I colorati fiori,
il luminoso sole,
energia di vita.

La calda sabbia,
il tempestoso mare,
sapore di vita.

Un amico vero,
un amore sincero,
ragione di vita.

Le candide stelle,
un morbido bacio,
essenza di vita.

Un'anima che va,
un angelo che viene,
è questa la vita!"

Rilessi tutti i versi e, in un certo senso, fui io stesso a meravigliarmi di cosa ero riuscito a scrivere.
Il gallo cantò : era ora di alzarsi.
Nonostante non avessi dormito, mi sentivo bene, fresco e riposato : "E' forse questo l'effetto della felicità?" pensai.
Mi vestii e, prima di fare colazione, sciacquai il volto con dell'acqua gelida e tonificante.
Arrivai in cucina e, sul tavolo, c'era già la colazione che gentilmente mia madre aveva preparato : latte di capra, pane tostato, marmellata e burro. Semplicemente appetitoso!
Appena finii, siccome era ancora troppo presto per andare al ruscello, mi misi al lavoro in campagna: estirpai le erbacce, aiutai mio padre a mungere le vacche e a fare il burro. Successivamente riempii un cestino da pic-nic con tanto buon cibo.
Erano le 11:30 circa e il sole splendeva in cielo, radioso . Mi sembrava l'orario perfetto per andare al ruscello. Presi il cestino e, dopo circa 15 minuti, ero lì, seduto sul sasso, ad aspettare Alice. L'idea di rivederla mi rendeva felice ma allo stesso tempo in ansia. Il cuore mi si agitava in petto. Dopo non molto arrivò lei, graziosa come non mai.

-Ehi Luca! Scusami se ti ho fatto aspettare un po' ma mi sono svegliata tardi.- disse con un leggero imbarazzo.

-Non preoccuparti, non sono qui da tanto.-

-Hai dormito bene?- mi chiese.

-Sì, certo. E tu?- mentii io. Non potevo assolutamente dirle che avevo passato l'intera notte a pensare a lei.

-Anche io.- rispose e poi continuò - durante il tragitto ho visto una cosa troppo carina! Vieni come me che te la mostro!- e mi fece cenno di seguirla.
Dopo aver percorso alcuni metri, sentii un flebile pigolio provenire dai rami di un albero.

-Non fare rumore, ci sono dei rondinini qui.- disse Alice mentre prendeva un binocolo dalla borsetta rettangolare.

-Lo porto sempre con me- disse -nel caso ci sia qualcosa di emozionante da vedere.-

Lo appoggiò agli occhi e diresse lo sguardo verso le alte fronde.

-Wow!- sibilò poco dopo.

-Guarda anche tu!- e mi porse il binocolo. Lo appoggiai agli occhi e quello che vidi aveva dello spettacolare : un piccolo nido costruito con tanti ramoscelli di legno in cui c'erano tanti piccoli uccellini.
Osservandoli bene, mi resi conto del fatto che fossero nati da poco. Avevano, infatti, dei grossi pezzi di guscio attaccati sul dorso e gli occhi rigorosamente chiusi.
Rimasi per un attimo fugace ad osservare come, ancora una volta, la grandezza della vita andava a mostrarsi davanti a me.