Introduzione

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Che noia il liceo.
Non c'era nulla di gradevole lì. Nulla che poteva distrarti dal vuoto totale della mente.
Lanciai un'occhiata all'orologio. Nemmeno feci caso all'ora che dovetti subito riguardarla.
Sprecavo ogni singola giornata della mia vita. Adoravo ascoltare il silenzioso  ticchettio dell'orologio. Per me simboleggiava ogni cosa che mi stavo perdendo in quell'attimo.
Era come se quel tic tac continuo fosse capace di farmi pensare ad un universo parallelo in cui magari sarei stato un angelo, un unicorno, o magari non avrei semplicemente vissuto questa vita di merda.
Per tornare a casa non feci la solita strada, anzi, non volevo proprio tornarci a casa.
Presi il primo bus che passò, lontano di qualche fermata scesi. Era un quartiere normale, non lo conoscevo bene, mi ero trasferito da poco a Londra, ma ne sapevo abbastanza.
Camminando sul marciapiede mi misi ad osservare la gente.
Mi piaceva osservare.
Mi misi comodo su una panchina a guardare il mondo andare avanti.
Una signora, sulla quarantina, passo svelto, mani nella borsa, e cellulare al collo. Di sicuro ha una famiglia che sta andando in pezzi ed è sommersa dal lavoro e dai figli.
Un vecchio, sta per compiere novant'anni-
"Non è carino fissare la gente."
Abbassai la testa.
"Non sto fissando nessuno." mentii.
"Ah, si? E allora non stavi guardando quella signora indaffarata e quel vecchio, giusto? Mi starò sbagliando io."
Mi accigliai. Non risposi nemmeno.
Cosa voleva? Potevo fare ciò che volevo. Se non gli piacevano i miei modi di fare poteva anche andarsene e lasciarmi in pace.
"Comunque piacere, Dean."
"Castiel."

Ci fu un silenzio fantastico.
Tornai ad osservare il mondo che stava scorrendo, quando l'idiota mi interruppe un'altra volta.
"Ti va di fare un giro?"
"No grazie, passo."
"Oh andiamo, ti faccio visitare il quartiere, per quello che c'è da vedere."
Non ero il tipo che si faceva coinvolgere, eppure stavolta sentivo come se valesse la pena provare. Di solito non mi lasciavo trasportare, ma cosa avevo da perdere? Se fosse stato un maniaco assassino poteva uccidermi all'istante, non mi sarebbe importato. La mia vita non era il massimo, non avevo nulla e nessuno da perdere.
Non avevo paura di morire.

Girai la testa verso di lui e alzai lo sguardo per guardarlo meglio.
Aveva un sorrisetto fastidiosamente abbagliante stampato in faccia, l'incurvatura delle labbra quasi scolpita, e dei denti quasi trasparenti.
Potevo quasi dire di essere gay per quelle labbra.
Continuai a scrutarlo. I lineamenti del viso erano duri ma allo stesso tempo dolci.
Guardai i suoi occhi.
Rimasi abbagliato. Il suo sguardo incontrò il mio, quando improvvisamente alzai di scatto lo sguardo al cielo, pioveva.
Aveva iniziato così, tutto d'un tratto.
Il cielo era improvvisamente grigio.
Io e Dean ci lanciammo un'occhiata ed un tuono si fece sentire in lontananza. Era meglio mettersi al riparo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 24, 2015 ⏰

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