IL FU, VITA INSODDISFATTA.

Quando tutto ebbe inizio.

Tutto iniziò 17 anni fa. Esattamente, in quel freddo Novembre del 1998. Lì, in quel momento, la mia vita cominciò. I miei genitori volevano chiamarmi Margherita-anzi no, meglio Katia-ma alla fine mi chiamarono semplicemente: Veronica, che significa serva di Dio. Io, che serva, non mi sono mai sentita, nemmeno per un attimo. La gravidanza per i miei genitori non è stata delle migliori. Mia mamma aveva contratto la tocsoplasmosi-sua figlia può nascere down, meglio che abortisce- e io ho iniziato a prendere pastiglie fin da piccola.I ricordi della mia infanzia felice sono visionati solamente da belle foto e, ancor più bei, racconti. Abitavamo in una casetta piccola, nemmeno tanto stretta per tre persone, con un piccolo giardino di cemento e un gattino. Si chiamava Gas, perché soffriva di gastrite, e mia madre aveva trovato un nome simpatico per differenziarlo. I soldi non mancavano, le prime paroline nemmeno. I dottori dicevano che ero "iper-attiva" perché non dormivo mai, nemmeno la notte. Io, avrei risposto che ero solo curiosa. Dopo un anno, la mia mamma con il pancione. "Ma chi c'è lì dentro?", chiedevo io. Una sorellina, il suo arrivo previsto per settembre. E invece no, si è stufata di stare lì dentro, ad Agosto era già fuori, prematura ma in ottime condizioni. Claudia, la chiamarono, colei che lava i piedi a Dio. Io andavo alla scuola materna, mi facevo riconoscere, odiavo il latte con l'orzo e lo odio tutt'ora. Dormivamo su quelle brandine azzurre scomodissime e dure, ma con il tuo peluche preferito sembravano la poltrona del re. Ero nella sezione dei delfini, ho sempre amato quegli animali. Sono liberi, vivono nell'acqua e sono felici. Sono sempre stata una bimba timida, ma con voglia di fare. Poi, le elementari. Le maestre, i nuovi compagni, i compiti. La mia maestra preferita si chiama Flavia. Insegnava tante cose, e ce ne faceva fare altrettante. Ero un piccolo capriccio felice, allora. Poi a sei anni, tutto finì nel buio più totale.