Bianca's POV
Sono le undici della mattina e sono comodamente accoccolata sul sedile del passeggero della macchina di Liam da più di un quarto d'ora. Nella vettura c'è silenzio ma all'interno della mia testa è tutto il contrario. Pensieri, ricordi e paure vanno a sommarsi mettendomi in uno stato di ansia.
"Liam... Io- io non so se sono pronta ad avere una famiglia!" Dico con voce tremolante al ragazzo seduto sul sedile alla mia destra.
"Ti devo ripetere che andrà tutto bene un'altra volta? Seriamente??" Liam non è veramente infastidito, lo conosco ormai: mi ha ospitato a casa sua per quasi due mesi... Un'assistente sociale alquanto disponibile, ma credo che sia la mia storia che lo abbia colpito particolarmente, e al pensiero del giorno in cui gliel'ho raccontata, con la speranza di un aiuto, uno strato umido va a formarsi sui miei occhi. Lo faccio sparire prontamente con qualche battito di ciglia; io non piango. Mai. È una delle mie regole. Il destino vuole però che in questo periodo mi capiti di infrangerle più spesso del solito. Come il fatto di non affezionarmi alle persone; era una delle mie regole, ma in pochi mesi Liam è diventato il mio migliore amico, in più è un coinquilino fantastico, nonché un assistente sociale favoloso... Ma secondo il suo esperto punto di vista la mia situazione (io che vivevo da lui come una rifugiata) non poteva rimanere invariata (come io avevo invece sperato) e mi aveva trovato una "fantastica famiglia con cui mi troverò sicuramente benissimo" (parole sue).
"Hey Bianca, ci sei ?? Siamo quasi arrivati !! Pronta ??" Quasi urla pieno di un entusiasmo (che, poco ma sicuro, non condivido) stritolandomi una mano senza però distogliere lo sguardo dalla strada.
"Se ti rispondo di no posso rimanere da te un altro po'?" Dico con lo sguardo più dolce e cuccioloso che sono in grado di rivolgergli ma, niente da fare, a quanto pare è irremovibile.
"Non ci provare neanche signorinella - non so da dove ha trovato il coraggio di usare questo tono da adulto con me dato il fatto che ha solo 6 anni in più della sottoscritta - ne abbiamo già parlato" Una lacrima sfuggita al mio autocontrollo fa capire a Liam che non scherzo quando dico che forse non sono pronta per "ricominciare". Il volto di Liam viene coperto da una maschera di preoccupazione e indecisione ma in pochi secondi ritorna sui suoi passi e uno sguardo deciso si fa spazio sul suo volto. Lentamente accosta al marciapiede e dopo aver prudentemente messo le doppie frecce spegne il motore e mi guarda negli occhi ormai arrossati dalle lacrime mal trattenute.
"Ci vedremo spesso, ok? Molto molto spesso. Te lo giuro. Però ... Tu provaci davvero... Fallo per me" dice passando delicatamente una delle sue grandi mani sulle mie guance umide. Nei suoi occhi color cioccolato vedo solo dolcezza e preoccupazione nei miei confronti ed è questo che mi permette di non scoppiare in un mare di lacrime tanto fitte da allagare la vettura in cui mi trovo.
Annuisco sussurrando un flebile "ok" per nulla convinto.
Mi ricompongo alla bene e meglio asciugando il trucco sbavato mentre Liam si rimette sulla strada.
Arriviamo circa 15 minuti dopo e quando la macchina si ferma il mio respiro accelera notevolmente tanto che Liam mi prende la mano e mi guarda con quello sguardo "tranquillizzante" che solo lui possiede che mi calma quel tanto da non apparire nel bel mezzo di una crisi d'asma.
Esco titubante dalla macchina tenendo saldamente in mano la mia borsa di stoffa contenente praticamente tutto quello che ho. Liam mi fa strada verso un imponente casa di mattoni rossi dall'aspetto austero.
Mi lancia un ultimo sguardo amichevole prima di suonare il campanello.
Pochi secondi.
Rumore di passi che si avvicinano vorticosamente.
La porta si spalanca.
Ciò che ne esce fuori è un vortice di fiori, felicità e allegria che mi rende ancora più incline alla fuga ma, per Liam, mi soffermo ad osservare la donna bassa e paffutella che mi sta davanti. I capelli biondi raccolti in una coda scomposta, gli occhi sorridenti, i denti bianchi incorniciati dalle labbra sottili colorate di un rosso porpora che a o io parere proprio non si addice alla sua età. Le forme tondeggianti del corpo coperte de un pesante tessuto di lana ricamato con quelli che mi paiono migliaia di odiosissimi fiorellini. Vomitevolmente fiorito è l'odore che emana la donna.
Lei saluta Liam come fosse suo figlio, dato che, da quanto mi ha raccontato Liam, lui e la famiglia Hemmings sono amici da così tanto tempo che è come se ne facesse parte.
La donna attacca a parlare di come sia contenta di avermi qui e di come abbia sempre voluto una figlia femmina con una parlantina che mi lascia stordita. Dopo avermi squadrata da capo a piede e aver elogiato la mia "straordinaria bellezza" (parole sue, l'avrei mandata a quel paese per la sua ipocrisia ma l'idea di deludere Liam, il quale era ancora intento a parlare con "la mia nuova mamma", mi ha fermato ) ci invita ad entrare e a lasciare la mia borsa in ingresso è solo in quel momento mi accorgo che Liam ha in mano lo scatolone contenente il resto dei miei oggetti personali, il quale viene poggiato a fianco della mia borsa. Dopo pochi minuti il mio angelo custode si congeda e dopo avermi dedicato un ultimo sorriso si chiude la porta alle spalle lasciandomi alle grinfie della donna che, se ad una persona normale ispirerebbe fiducia e simpatia a me fa saltare i nervi a priori.
"Liz" si presenta lei tendendomi la mano. La stringo. "Bianca, piacere di conoscerla" aggiungo cercando di non apparire maleducata. "Oh,lo so, lo so cara. Ah e dammi pure del tu, che ,mi fai sentire vecchia" ridacchia la donna in risposta.
Il "cara" iniziale e la consapevolezza che lei sai di me più di quanto io non sappia di lei mi infastidisce alquanto e non mi impegno più di tanto nel nasconderlo.
Liz si avvia verso il soggiorno, facendomi intendere di seguirla, dove si stravacca poco elegantemente su uno dei divani dall'aspetto antico.
"Allora - esordisce lei facendomi segno di accomodarmi al suo fianco sul divano stucchevolmente ricoperto di fiorellini rosa e azzurri - hai 17 anni giusto ?"
Mentre mi accomodo sulla poltrona più distante dalla donna ignorando bellamente il suo tacito invito le faccio cenno di sì con la testa.
"Luke ne ha 22." Dice criptica lei e solo quando le rivolgo un cenno interrogativo lei ridacchia e aggiunge "mio figlio". Non capisco cosa caspita abbia da ridacchiare ma la situazione mi è subito più chiara quando un ragazzo non tanto più grande di me dai capelli biondi e gli occhi azzurri entra nel salotto in cui mi trovo. È letteralmente ricoperto di colori... Sembra sia stato appena vomitato da un unicorno. Sono convinta che la donna ridesse per il fatto che suo figlio e la sua nuova figlia adottiva sono esattamente gli opposti, e se io non fossi direttamente coinvolta probabilmente riderei di questa situazione ma, ora come ora, ridere è l'ultima cosa che ho voglia di fare.
Il mio esagitato nuovo fratello (da quanto ho capito lui è Luke) si presenta stritolandomi in un abbraccio fraterno(?) che mi scombussola lo stomaco (non sono PER NIENTE una persona amante del contatto fisico... Un modo educato per dire che ODIO essere anche solo toccata).
Quando finalmente si stacca e inizia a blaterare qualcosa sulla sua felicità o qualcosa del genere (non ho la minima intenzione di ascoltare) posso finalmente osservarlo con più calma.
È un ragazzo alto, dalle spalle larghe, gli occhi sono di un azzurro tenue. Tra i capelli biondo platino è incastrata una coroncina di fiori dai colori sgargianti (mi chiedo seriamente l'utilità di quest'ultima) e indossa una canotta multicolor (molto anni '80) che lascia scoperte le braccia muscolose. A completare l'outfit più schifosamente colorato che io abbia mai visto, un paio di skinny jeans bianchi tempestati sulla cucitura esterna di paillettes gli coprono le gambe. È solo quando arrivo ad analizzare questo dettaglio che me ne accorgo. Gli atteggiamenti, il modo di parlare, l'abbigliamento... Cazzo questo ragazzo sprizza gaytudine da tutti i pori !!
A questa constatazione, i miei lineamenti si addolciscono e inizio a guardare il mio nuovo fratello con un diverso occhio di riguardo. (Non saprei spiegarne il motivo, ma ho sempre avuto un certo feeling con i ragazzi e le ragazze omosessuali... Forse è dato dal fatto che la maggior parte di loro, nonostante noi viviamo in una società che ama considerarsi evoluta, hanno sofferto molto per il solo fatto di amare e di essere diversi dalla maggior parte delle persone... Un po' come me)
Il ragazzo di fronte a me termina di parlare e la sensazione è quella di una radio che viene spenta mentre uno spesso strato di silenzio avvolge la stanza in cui mi trovo. Non ho la minima idea, non avendo ascoltato le parole dei Luke, se lui stia o meno aspettando una mia risposta ad una domanda in precedenza formulata. Per togliermi dall'imbarazzante situazione che si è andata a creare chiedo educatamente al biondo, che sembra così pieno di energie, se ha voglia di farmi vedere la mia stanza e darmi una mano con lo scatolone. (tecnicamente non avrei molti problemi a portarlo da sola, dentro ci sono così poche cose che non farei alcuna fatica, ma avevo bisogno di una scusa per stare un po' sola con il ragazzo che ha iniziato decisamente a incuriosirmi senza gli occhi della madre intenti a studiare ogni mio più piccolo movimento).
Il ragazzo annuisce con veemenza e afferra lo scatolone poggiato sul parquet dell'ingresso. Sale le scale alla velocità della luce e quasi faccio fatica a stargli dietro. Superiamo un paio di porte che la mia guida mi illustra essere il bagno e la sua stanza prima di arrivare davanti ad una porta Bianca. Luke la spalanca agilmente pur avendo entrambe le mani impegnate nel portare il mio scatolone, il quale viene poggiato ai piedi del letto. La camera non è male, bianca, neutra, come piace a me... Il letto a due piazze posizionato al centro sembra confortevole e non resisto a provarlo subito. Mi butto a peso morto lanciando chissà dove la borsa. Luke ancora appoggiato allo stipite della porta ridacchia. Mi alzo soddisfatta della consistenza del materasso e mi avvicino al biondo che mi sorride amabilmente.
"Tu sei gay, giusto?"dico andando dritta al punto. Lo vedo sbiancare leggermente, probabilmente non si aspettava che la prima cosa che gli avrei chiesto sarebbe stato il suo orientamento sessuale, ma sono sempre stata fatta così... Non sono mai stata un tipo da giri di parole, se ho qualcosa da dire, in generale, lo dico senza darmi troppi problemi, senza perdere tempo.
Passano un paio di secondi in silenzio e poi vedo le guance di Luke riprendere colore è il sorriso che aveva momentaneamente perso rifarsi spazio sul suo viso. "Si" risponde sicuro e privo di imbarazzo. Gli sono grata di essersi evitato domande del tipo "Come l'hai capito?" o cose del genere perché sarebbero state inutili perditempo. "È un problema ?" Aggiunge poco dopo con un pizzico di preoccupazione ad arrochirgli la voce. "No no, anzi..." Mi affretto a rispondere. Cerco una motivazione a quell'"anzi" ma non trovandola mi limito a sorridergli come una completa idiota. Sono poco abituata a sorridere, di conseguenza in genere quando tento di farlo vengono fuori strane smorfie in cui mostro i denti come un cane rabbioso. Questo tentativo forse è stato un po' meno sgradevole di altri perché il mio nuovo fratellastro gay ricambia ancora più radioso.
Credendo ormai di essere in confidenza inizia a farmi domande, una dietro l'altra a sui miei gusti, il mio passato, il mio ipotetico futuro... Tutta la simpatia che mi aveva ispirato quel ragazzo sparisce dietro alla sua inaspettata, opprimente, indesiderata, infantile, fastidiosa curiosità e forse un po' poco educatamente lo sbatto fuori dalla mia nuova camera, immaginando forse con un po' di sensi di colpa (anzi no) la sua delusione per la mia reazione.
Mi stravacco sul letto e fisso il soffitto (so che può sembrare una cosa strana, ma sdraiarmi e semplicemente guardare il soffitto, o il cielo, è un'azione che ho sempre compiuto fin da piccola per pensare, schiarirmi le idee, ricordare...). Sono passati all'incirca 20 minuti, a detta della sveglia che si trova sul comodino a fianco al letto, quando sento bussare più volte alla porta della camera. Mi tiro a sedere sul letto e sospiro un "Avanti" che di invitante ha davvero poco. Luke sbuca fuori saltellando come un bambino (e dire che lui ha 22 anni !!) sorridendo (ma non fa altro che sorridere questo nella vita ??).
"Per pranzo si esce! Ho delle persone da farti conoscere !" Esclama entusiasta come avesse appena scoperto la cura per il cancro. Lo sguardo di sufficienza che gli rivolgo lo porta a zittirsi... Mi piace avere il controllo della situazione, e sto per rispondergli qualcosa sul quanto conoscere i suoi amici non sia sulla mia lista delle 100 cose da fare prima di morire (ma neanche in quella delle 1000 per dirla tutta), quando lui mi precede aggiungendo "sempre che tu non abbia altro da fare." Riflettendoci meglio... Luke non ha tutti i torti. Non conosco nessuno a parte Liam (ma chiamarlo dopo neanche 2 ore che mi ha lasciato qui non mi sembra l'idea del secolo ... Lo farei solo preoccupare inutilmente), peraltro inizio ad avere un leggero languorino e di passare l'intera durata di un pasto da sola con Liz non se ne parla neanche.
"Ok" rispondo stizzita di non avere alternative migliori. Lo sguardo del biondo di fronte a me si illumina visibilmente compiaciuto di essere riuscito nel suo intento. Cercando di smorzare tutta questa allegria che mi infastidisce non poco ringhio un "Ma ti avviso, odio socializzare" per niente falso, tra l'altro. Invece di essere infastidito dalla mia affermazione Luke ridacchia "Allora ti piacerá di sicuro Ash... Ma ti avverto, lui è già mio." E con un'ultima sonora risata che non comprendo a fondo (come anche l'ultima frase... Chi è sto tipo che dovrebbe piacermi ??) esce dalla mia camera.
"Usciamo tra mezz'ora" lo sento urlare ormai lontano, probabilmente dal piano inferiore.
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Stronger Than Before
FanfictionBianca usa il suo passato come scusa per non cercare la felicità; ma forse non è solo una scusa. Luke ha sempre voluto una sorella a cui regalare coroncine di fiori; Bianca non é proprio come se l'era immaginata. Charlotte usa lustrini e paillettes...