«Camminando sulla sabbia si era guardato le mani: erano piene di rughe e in ognuna di esse scorreva il tempo che lo aveva affaticato ogni giorno di più, in ogni singolo solco nella sua pelle c'era un pezzo della sua storia ed uno di tutte le persone che aveva incontrato.Stava invecchiando sempre di più e ormai il suo tempo stava per finire, esausto e spossato ad ogni respiro e ad ogni passo, sempre di più.Ora guardava le onde che si infrangevano violente sulla riva, pensò che forse anche loro si portavano dietro millenni di storia. Un velo di tristezza gli oscurò gli occhi celesti, pensò a quello che la sua scomparsa si sarebbe portato via, il suo primo pensiero non fu l'amarezza di non poter più viaggiare; l'impossibilità di apprendere ancora o la paura di lasciare la Terra senza alcuna protezione; fu solo una persona, una giovane donna. Una lacrima era scesa lungo la sua guancia, non avrebbe sopportato il fatto che prima o poi si sarebbero dovuti separare, lei era speciale ed era la sua ragazza impossibile, sua soltanto. Gli sarebbero mancati i suoi capelli castani; i suoi enormi sorrisi e il suo modo di parlare; ma più di tutto gli sarebbero mancati i suoi occhi castani e lo sguardo che gli rivolgevano ogni volta, la loro complicità era qualcosa di unico e indistruttibile.
Si ritrovò a pensare ai momenti felici e a quelle frasi che tanto lo avevano fatto riflettere.
Sbattendo le palpebre si rese conto che le lacrime si erano sottratte al suo controllo, scendevano copiose ma si impose di fermarsi, asciugandosi le guance con il palmo della mano e tirando su col naso. Non poteva perderla; perché semplicemente la amava. Aveva amato prima di lei -o meglio lo avevano fatto le sue rigenerazioni precedenti- ed era come se fosse la prima volta, così straziante pensare che non sarebbe stato possibile concretizzare quel sentimento, si era spesso chiesto se lei provasse qualcosa e si era spesso immaginato come sarebbe stato se solo lui non fosse stato un alieno.
La sua vita era un labirito: capitava sempre in strade senza uscite e la gioia di aver imboccato la strada giusta per uscirne era così scarsa che non avrebbe potuto riempirci un secchio.
Alzò gli occhi al cielo e scrutò le nuvole "Pure e libere" pensò, la amava; la amava talmente tanto che il sentimento lo dilaniava ed aveva sempre paura ad ammetterlo, come se qualcuno avesse il potere di sentirlo ed urlarlo all'universo intero e sinceramente gli sarebbe piaciuto, avrebbe voluto che lei lo sapesse e avrebbe voluto sentire cosa provava lei, ma non lo avrebbe mai detto a nessuno.
Dei passi lo fecero tornare alla realtà e un calore inaspettato lo fece sobbalzare, Clara gli aveva messo le braccia intorno al busto e aveva posato la testa sul suo petto con lo sguardo rivolto al mare "Anche questa volta hai salvato tutti, grazie Dottore" gli sorrise "Già" commentò lui, poi Clara fece una domanda insolita "So che non ti piacciono gli abbracci, ma potremmo rimanere così per un altro po'?" "V-va bene" lei poi alzò gli occhi per guardarlo e se ne accorse "Cosa sono quei grandi occhioni tristi?" il Dottore le aveva sorriso "Non ti preoccupare Clara, sono solo ricordi" allora lei aveva annuito riportando lo sguardo verso l'orizzonte, mentre sulla guancia del Dottore scese un'ultima lacrima silenziosa.»
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Can't stop crying
Short StoryTwelve è triste, lo è perché ha un sentimento che vorrebbe non gli appartenesse. Twelve vorrebbe solo una cosa: il suo amore.