Capitolo 1: In viaggio

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E così la mia avventura comincia.
Il nostro treno è appena partito, la nostra carrozza comincia a sferragliare sulle rotaie e il viaggio si prospetta tranquillo e lungo. Sono molto emozionato per ciò che attende me e i miei compagni, che come me si sono arruolati mesi fa sotto la ferrea disciplina di un ufficiale. In caserma abbiamo imparato ciò che i nostri superiori ritengono fondamentale al fine di instaurare in noi la rigida disciplina prussiana: saper marciare in modo ordinato, ad eseguire esercizi fisici e le nozioni fondamentali per il soldato, come essere in grado di sparare e lustrare i bottoni,per quella che viene definita come una campagna rapida e veloce. Stando a quello che dicono i graduati sarà come nel 1871.
Sul treno intanto si sentono cori che inneggiano alla vittoria e al patriottismo. È come se si stesse svolgendo una riunione nazionalista nel nostro vagone,anche se qui l'alcool scorre a fiumi. Intanto le ore volano via e ad ogni minuto che passa ci avviciniamo sempre più alla frontiera tedesca. Qui ci sono grandi campi che sembrano grandi tappeti distesi con forme e fantasie diverse tra loro. Ed ecco che la frontiera viene varcata: curioso come qui i paesaggi, gli odori e la lingua parlata non cambino tanto, in fondo il Belgio non si differenzia molto dalla Prussia. Nasciamo e moriamo sulla stessa terra
In tanto la ferrovia procede e dopo una mezz'ora ci rendiamo conto di cosa sia veramente la guerra, difatti intravediamo il primo villaggio dove il treno si ferma per caricare uomini e materiali. La cittadina in questione è incorniciata da campi di frumento e collocata presso un fiume di cui ignoro il nome.
La località è ridotta come una città fantasma: le case sono abbandonate a loro stesse; alcune di esse sono state distrutte dall'artiglieria,altre vengono riutilizzate a guisa di edifici amministrativi oppure magazzini per i materiali.
Decido di scendere per sgranchire le gambe e mi trovo in una stazione improvvisata e fatiscente. Il treno non ripartirà prima di mezz'ora perciò comincio ad esplorare i dintorni. Non c'è alcun civile, solo un'esigua guarnigione a guardia degli edifici importanti; il terreno è dissestato e per terra non è raro trovare bossoli e schegge di granate. Aggirandomi tra le rovine intravedo una scritta in rosso acceso su un muro che recita "Morte agli Unni!" Rimango turbato dalla scritta. Veniamo paragonati a barbari senza alcuna pietà o buonsenso privi di cultura o civiltà....
Mi aggiro ancora nella città e trovo altre scritte inneggianti alla vendetta.
Inizialmente mi sento offeso, ma poi realizzo che è tipico degli eserciti di qualunque nazione e tempo demonizzare l'avversario in modo esagerato. Torno così al treno.
Passo il tempo restante nella carrozza a leggere poesie e in men che non si dica si riparte,questa volta senza scalo, verso il fronte.
Il treno procede spedito verso nord. Presto giungiamo nella parte più settentrionale del paese dove ormai siamo entrati in piena zona di guerra.
I grandi cartelli che incontriamo indicano che ci stiamo dirigendo verso una città chiamata Ypres.

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