Capitolo 2.

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«Informiamo i gentili passeggeri che tra dieci minuti effettueremo l'atterraggio, vi preghiamo di allacciare le cinture, grazie.»

Mi svegliai improvvisamente, da uno dei miei soliti incubi, con la voce dell'hostess che mi rimbombava nella testa.
Mi guardai attorno confusa e notai che era mattina.
Non sapevo quante ore fossero passate ma ci avevano già avvertito che l'aereo sarebbe atterrato dopo circa 8 ore.
Dopo tutto, dall'America a Londra non è un viaggio da poco.
Non sapevo minimamente cosa aspettarmi da questa nuova esperienza.
Sarei riuscita a crearmi una nuova vita con degli ottimi amici? Ma soprattutto, sarei stata felice?
Il mio cervello continuava a rimuginare sugli stessi pensieri da circa mezz'ora, eppure non sapevo cosa provare. Felicità? Tristezza? Ansia?
Non lo so. Immagino che lo scoprirò quando metterò piede su questa città a me sconosciuta.
Mia madre era di fianco me concentrata a leggere un giornale.
È una donna così bella che solo incrociando i suoi occhi verdi riesce a trasmetterti forza e sicurezza.
È sempre stata la mia eroina fin da piccola.
Nonostante le difficoltà, sa affrontare tutto con una determinazione disarmante.
È impossibile non prendere come esempio una donna meravigliosa come lei. Una mamma meravigliosa. La mia mamma.
Sorrisi spontaneamente e mi girai per poi trovare mio padre mentre dormiva con un' espressione al quanto buffa sul volto.
"Ma come fa a dormire anche quando l'aereo sta atterrando e sta facendo un casino tremendo?" pensai.

Una decina di minuti più tardi l'aereo atterrò e riuscimmo a ritirare i bagagli.
Uscimmo dall'aeroporto e ci dirigemmo verso il punto in cui sostavano i taxi.
Ne prendemmo uno che ci portò nella casa nuova.
Durante il tragitto presi il mio iPod ed iniziai a scorrere la lista della mia libreria musicale e decisi di ascoltare "She Way Out" dei 1975. Avevo sempre amato quella canzone.
Controllando le notifiche sul mio cellulare notai che alcune mie amiche mi avevano mandato alcuni messaggi chiedendomi se fossi arrivata o dove mi trovassi. Non mi aspettavo minimante tutte queste preoccupazioni da parte loro ma faceva sempre piacere sapere che mi volessero bene anche se mi trovavo a chilometri di distanza.

 Dopo circa di quaranta minuti scendemmo dal taxi e mi ritrovai davanti la nostra nuova casa.
Ero così emozionata che rimasi a bocca aperta per lo stupore. Ero senza parole.
I miei occhi videro una villa bianca con un grande giardino pieno di fiori di svariati colori.
Iniziai a camminare lungo viale che portava all' entrata principale e voltandomi a sinistra notai un'enorme piscina con l'idromassaggio.
Varcata la porta principale, iniziai ad esplorare la casa e notai che era tutta in stile moderno perché era caratterizzata da mobili di colore nero, pareti bianche ed era circondata da vetrate che permettevano alla casa di essere più luminosa.
Salii una lunga scalinata recandomi verso che quella che sembrava di essere la mia nuova stanza.
Mentre sistemavo gli scatoloni nella mia stanza, sentii suonare il campanello della porta. Corsi per andare ad aprire e notai una ragazza con i capelli verdi.
«Ehi, ciao! » mi disse.
«Ciao!» risposi imbarazzata.
«Perdona la mia intrusione voi dovreste essere i nuovi vicini, giusto?»
«Si, esatto, siamo proprio noi!»
«Bene. Purtroppo non sono la solita vicina che va a bussare alla porta del proprio vicino con una torta in mano, per questo ti voglio chiedere se ti andrebbe di venire ad una festa con me stasera.»
«una festa dici?»
«si, sai quella roba con alcolici e musica scadente ad altissimo volume fin quando un timpano non ti si è praticamente rotto!»
«Si certo, mi piacerebbe molto! Non conosco nessuno qui quindi perché no?»
«Si, grande! Giusto per sapere, quanti anni hai?»
«diciassette, tu?»
«diciannove. Beh Comunque dopo la nostra interessante chiacchierata non ti ho ancora chiesto il nome. Io sono Sarah, piacere!»
«Oh, si, giusto. Io sono Thia. Thia Mitchell, piacere!»
«Fantastico e dopo queste presentazioni ci vediamo stasera alle nove, ti passo a prendere io, ok?»
«Ok, perfetto. A dopo!»
Dopo aver conosciuto Sarah corsi di nuovo in camera e iniziai a tirar fuori tutti i miei vestiti ancora riposti nella valigia con la speranza di trovarne qualcuno che si addicesse alla situazione.
Dopo alcuni tentativi, optai per un vestito a tubino nero con delle converse alte ricoperte di borchie. Prima di iniziarmi a vestire mi feci una doccia e mangiai qualcosa al volo.

Verso le nove Sarah bussò alla mia porta per dirmi di sbrigarmi o avremmo fatto tardi.
Presi la mia borsa gettando all'interno il mio iPod, il cellulare e altre cose che non mi sarebbero mai servite quella sera ma le portai solo per "metti caso mi serve".
Scesi le scale velocemente e salutando la mia nuova amica con un abbraccio, saltai sulla sua macchina rossa.
«Beh, diamo inizio al divertimento!» mi disse e la sua macchina sfrecciò verso la location.
Durante tutto il tragitto il mio naso rimase incollato al finestrino con la speranza di memorizzare ogni minimo dettaglio di quella città.
Ebbi l'occasione di fissare con stupore il panorama che mi sfrecciò davanti agli occhi: dal Big Ben a Tower Bridge e dal Royal Albert Hall ad Harrods.
Non c'era nulla che non mi fece innamorare ancora di più.
Sarah parcheggiò di fronte al locale ed entrammo.
Ero circondata da luci da discoteca, musica assordante e da gente che beveva birra e altri alcolici facendo a gara.
Sarah mi trascinò per presentarmi ai suoi amici Mike, Lucy, Kendall, Lucas ed Elìa.
«Ragazzi, lei è Thia» disse Sarah
«Oh bene, siete giusto in tempo, stavamo giusto iniziando con un giro di shot. Tu bevi, vero Thia?» disse Lucas
«Oh ma certo che beve, la costringo io» affermò Sarah al posto mio.
Bene, questa sera se torno a casa sana e salva è un miracolo.
Iniziammo a giocare a "io non ho mai" con il primo shot di Vodka.
Ne bevvi uno di colpo per poi trovarmi con la gola che stava per andare a fuoco.
Non avevo mai bevuto prima di allora quindi sicuramente mi ritrovai ubriaca prima di tutti.
Proseguimmo con il secondo, terzo, quarto giro fino a perderne il conto dato che la mia vista si annebbiò sempre di più.
Non ricordo bene come andò a finire la serata, so solo che Mike e Lucas mi sorreggevano per portarmi in macchina di Sarah.
Sarah decise di portare tutti a fare un giro a Camden prima di tornare a casa.
Iniziò ad alzare il volume della radio e tutti iniziarono a cantare a squarciagola ubriachi.
Risi così tanto senza averne un motivo valido. Forse vedere tutti loro cantare in quel modo mi fece ridere.
«Ti sfido ad andare 200 chilometri orari fino alla fine della strada Sarah!» Gridò Kendall.
«Ok, ma solo se alziamo il volume della musica al massimo» rispose Sarah.
Mi alzai in piedi abbassando il tetto reclinabile dell'auto. Volevo sentire il vento scompigliarmi i capelli. Volevo sentirmi libera.
Sarah spinse ancora di più il piede sull' acceleratore.
Tutto quello che riuscii a sentire oltre all'alcol che mi scorreva nelle vene furono le risate di tutti. Poi sentii l'urlo di Elìa.
Aprii gli occhi e...buio.

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