Capitolo 1

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<<Emily apri questa porta ti ho detto!>> sentivo una voce alquanto familiare arrivare da qualche parte, ma per qualche motivo di forza maggiore non riuscivo ad alzarmi dal mio letto né tanto meno ad aprire gli occhi.
<<Sbrigati che sei in ritardo! Non fartelo ripetere!>>
In ritardo! Questa parola sì era riuscita a distogliermi dal sonno in cui ero immersa e in un attimo avevo aperto gli occhi, ho guardato la sveglia, segnava le 8.30. Ero balzata giù dal letto e quando ne avevo guardato la parte sinistra che di solito è occupata solamente da cuscini su cuscini, capii che la giornata sarebbe iniziata con un'altra discussione con Maya, mia sorella maggiore, con la quale vivevo a causa dei miei pessimi rapporti con i miei genitori. Ma quello non era il momento di pensare a certe cose, dovevo sbrigarmi a prepararmi, altrimenti avrei fatto di nuovo ritardo al lavoro. Avevo un mal di testa terribile per colpa della sbornia della notte prima, così avevo deciso di farmi una doccia fredda.
Non so come, ma alle 8.45 ero pronta giù in cucina dove Maya mi aspettava per fare colazione, con la classica faccia che tutti noi abbiamo il lunedì mattina. Maya rispetto a me è sempre stata solare e sorridente, ma il lunedì mattina riesce a far scomparire del tutto il sorriso anche a lei.
<<Un altro lunedì che fai ritardo al lavoro, ma quando imparerai a rientrare presto a casa la domenica per evitare questo?>> Maya aveva sempre questo senso di doversi immischiare nelle cose che facevo, si è sempre comportata come fosse mia madre. Ma quando avrebbe capito che non lo era e non mi serviva affatto che si comportasse come tale?
Decisi di far finta di non sentirla, mentre lei continuava ad assillarmi con vari "Mi senti quando parlo?".
Bevvi un caffè forte prima di uscire, per vedere se quel che restava del mio mal di testa andasse via.
<<E lui chi è?>> disse lei nel vedere un ragazzo biondo scendere le scale di casa nostra che portavano al piano superiore della casa.
<<Lui è ... >> non avevo idea di quale fosse il nome di quel ragazzo, che avevo conosciuto la notte prima in discoteca, forse me lo aveva detto, ma in quel momento non me lo ricordavo proprio.
<<Denny.>> concluse lui.
<<Giusto! Denny!>> dissi.
<<Non ci credo Emily, di nuovo? Ma quando crescerai veramente e la smetterai di portare in casa ragazzi di cui non sai neanche il nome?>> Maya iniziò a scaldarsi per la rabbia.
<<Ehi, calma, io lo so come si chiama, è solo che...>>
<<Stavi facendo confusione con il nome di un tuo amico al quale lui assomiglia, Emily? Non ci casco più a questa tua scusa, Emily!>> quando Maya ripeteva così tante volte il mio nome in una discussione, stava a significare che era davvero arrabbiata.
<<Senti Maya non mi va di discutere adesso, sono in ritardo. A quanto pare non capirai mai che la vita è la mia, ho vent'anni e faccio quello che mi pare e piace! Lasciami in pace, ok? Andiamo Jonny !>>
<<Denny!>> mi corresse il ragazzo.
<<È uguale!>>
Sono uscita di casa senza dare a mia sorella il tempo di replicare qualcosa, litigare con lei non avrebbe di certo calmato il mio mal di testa che stava di nuovo aumentando.
Da un anno mi ero laureata nella facoltà di giornalismo e lavoravo facendo interviste e scrivendo articoli per un giornale di gossip molto noto in tutta Las Vegas, mi è sempre piaciuto il mio lavoro perché mi porta a viaggiare in vari posti e nelle interviste so sempre quali domande possono suscitare interesse ai lettori. Mi è già capitato di intervistare varie celebrità del gossip giovanile come Selena Gomez, Demi Lovato e i così detti ragazzi del momento: gli OneDirection.
Bene, ero lì che rivedevo le ultime cose di un articolo che avevo iniziato a scrivere il venerdì prima, quando qualcuno bussò alla porta.
<<Io dovrei licenziarla per l'ennesimo ritardo che fa signorina Key!>>
<<Ma lo sappiamo tutti che non lo farà perché è anche grazie ai miei articoli che questo schifo va avanti, ci troviamo d'accordo signor Turner?>>
Il signor Turner era il mio capo e tra noi non c'è mai stata una buona intesa, lui mi odiava perché non mi sottomettevo a tutto quello che diceva lui, a differenza degli altri lavoratori, quando una cosa non mi andava bene io mi rifiutavo di farla e a lui questo non è mai andato giù, ma i miei articoli sono sempre stati i più graditi e quindi lui non ha mai osato licenziarmi per questo.
Mi aveva lasciato degli articoli da pubblicare sul giornale on-line e se ne era andato sbuffando come era suo solito fare ogni volta che usciva dal mio ufficio.
Mentre lavoravo mi era arrivato un messaggio dalla mia migliore amica Paige, per un pranzo insieme durante la pausa, in un ristorante che si trovava vicino al mio posto di lavoro. Aveva qualcosa di importante da raccontarmi, quindi non potevo negare l'invito per la curiosità di sapere cosa avesse da dirmi.

To infinity and beyondWhere stories live. Discover now