Seleste
Non credevo sarebbe stato così difficile.
Pensavo che raggiungere Seoul come avevo sognato mi avrebbe liberato la mente, riuscendo a ricominciare una vita che vedevo da sempre mia: lavoro, casa e amiche.
E invece eccomi qui: senza una casa, un lavoro e uno straccio di amica, ma non per volere mio, ovvio.
È capitato perché lui è sparito. Io ho dato tutto per lui, ma è comunque sparito. Tutto così veloce da non sembrare vero. Tutto così lontano da non toccarmi: è solo un continuo sfiorarmi ed ogni volta è come una scottatura sul cuore. E il bruciore persiste, giorno dopo giorno e notte dopo notte.
Per questo non dormo.
Per questo adesso sono seduta su una panchina sperando che la notte profonda e la pioggia persistente e gelida allievi il bruciore al petto. Ma l'unica cosa che sento è il freddo pungente che mi penetra fino alle ossa: uscire in maniche corte in pieno inverno non è stata una buona idea.
Alzo lo sguardo verso la luce fioca del lampione alla mia destra, osservo il riflesso delle gocce di pioggia, seguendo il loro percorso fino all'impatto a terra.
Sposto l'attenzione sulle mie gambe, passo un braccio sopra le ginocchia piegandole e portandomele al petto.
-Tutto apposto?- un ombra fa capolino dal lampione -Tieni, prendi la mia felpa. Rischi di morire di freddo se non ti copri subito- prendo la maglia senza fare storie e la infilo in tutta fretta.
-Grazie- tengo il colletto della felpa fin sopra il naso: un profumo dolce per un attimo riempie il vuoto che ho dentro.
-Allora...che ci fa una signorina tutta sola in giro a quest'ora?- lo guardo mentre si siede di fianco a me: dalla canottiera escono due braccia muscolose che non sembrano dar segno di cedere al freddo circostante.
-Beh...che ci fai tu in canottiera?-
-Preferivi morire di freddo?- lo guardo attentamente mentre mi risponde divertito.
-No, grazie- sfioro con le dita le maniche della maglia -Ma non voglio essere nemmeno la causa della tua morte- riporto il mio sguardo sulle sue braccia rilassate. Non riesco a distogliere lo sguardo dal suo fare così disinvolto: come può far finta di niente quando io poco prima tremavo dal freddo?
-Tranquilla, un po' di freddo non mi farà male- cerco di studiare il suo volto, ma la poca luce mi impedisce di riconoscerne i lineamenti - Però se mi dessi un abbraccio mi faresti un immenso piacere- si sposta delicatamente, percorrendo quei trenta centimetri che ci dividevano.
-Vuoi un cosa?!- mi irrigidisco all'istante.
-Dai, non fare la timida- mi avvolge rapidamente tra le sue braccia per ritrovarmi con la testa appoggiata al suo petto -È questione di sopravvivenza, quindi donami un po' del tuo calore corporeo- abbasso lo sguardo per l'imbarazzo e l'attenzione mi cade sulla scritta sulla felpa che ho indosso: "GOT7".
-Got...seven?- sussurro involontariamente.
-Si, non ci conosci?-
-Certo che vi conos...COSA? "CI"?!- alzo la testa di scatto: un volto a dir poco perfetto dista pochi centimetri dal mio.
-Si, "ci"...come non puoi riconoscermi?- un piccolo broncio accompagnato da un po' di aegyo si fa spazio sul volto del ragazzo che ho davanti.
-Ja...Ja...Jackson- sento le guance andare a fuoco e il freddo che prima si era insidiato nelle mie ossa sparire come vaporizzato.
-Ce ne hai messo di tempo eh!- sento il suo respiro sfiorarmi le labbra.
-E' colpa della poca luce- affermo velocemente.
-E adesso mi vedi bene ?- il suo naso ormai è a pochi millimetri dal mio.
-Anche troppo- il respiro mi si fa pesante e non riesco a percepire altro che il pulsare insistente del mio cuore premere sul petto quasi volesse uscire e correre via.
Mi sorride beffardo: sa benissimo l'effetto che mi sta facendo. Continuo a tenere la testa alta mantenendo la guardia, ma un suo gesto mi prende del tutto alla sprovvista: volta leggermente il volto avanzando, per portare le sue labbra accanto al mio orecchio sinistro.
-Sai Seleste, è tutto il mese che al pomeriggio esco per cercarti-.