Capitolo 2

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Seleste

-Tu cosa?!- mi alzo di scatto -Ma sei uno stalker?!
-Ma non farmi ridere! Ti sembro davvero uno stalker? Io?- si alza ridendo divertito.
-Beh, e allora cosa saresti? Un angelo custode? Una badante?! - un piccolo sorriso nervoso fa capolino sul mio volto.
-Sai oltre che bella sei pure simpatica- scoppia a ridere.
-Tu...non cambiare argomento- sento le guance divampare per l'imbarazzo -Perché mi stai perseguitando?- sbotto seria cercando di nascondere il rossore sul mio volto nel buio della notte.
-Non ti stavo perseguitando, ti stavo solo cercando- si avvicina cauto - E adesso ti ho finalmente trovata, neanche a farlo apposta- il suo sorriso risplende in quel buio così intenso.
-E allora si può sapere perché mi cercavi con così tanta premura? Al pomeriggio non hai prove o cose del genere?!- indietreggio fino a scomparire nell'oscurità alle mie spalle.
-Alcune volte, ma da quando ti ho vista ballare per strada un mese fa, ho deciso che ti avrei cercata. Così appena potevo uscivo e andavo sempre nello stesso luogo dove ti avevo vista la prima volta, ma niente. Non c'eri mai. Stavo anche per arrendermi sai?- uno sprazzo di tristezza traspare dai suoi occhi -Ma per fortuna eccoti qua- non faccio in tempo a vederlo che mi ritrovo stretta in un caldo abbraccio. Di nuovo.
-Sai, continuo a non capire- sussurro tenendo la testa appoggiata al suo petto -Perché sprecare tutto quel tempo per me?- l'imbarazzo è quasi svanito sovrastato dal suo dolce profumo.
-Perché so tante cose su di te tranne una: hai il ragazzo?
-Cosa?! Tu ti sei messo a pedinarmi solo per sapere se sono fidanzata?! No, dico...MA SEI FUORI?!- lo allontano con un colpo deciso e mi tolgo la felpa per lanciargliela dritta in faccia -Non ho tempo da perdere con ragazzi pieni di ego come te! Torno a casa a dormire. Addio- gli do le spalle e prendo a camminare in tutta fretta per non sentire il freddo riprendere ad attaccarsi alle mie ossa.
-Ferma- mi blocca per un polso con una stretta ferrea -Non dire boiate, so che non hai una casa- la sua voce suona molto grave.
-C...come fai a saperlo?- mi fermo ma non mi giro: non me la sento di guardarlo in faccia, anche se al buio non vedrei molto.
-Te l'ho detto che so tante cose su di te- lentamente mi fa voltare verso di lui - Ti chiami Seleste, hai 18 anni compiuti il 5 febbraio e abitavi in Italia. So che balli per strada per guadagnarti quel poco che ti basta per mangiare e bere. So che dormi nello sgabuzzino di una scuola di danza in cambio di pulizie e che lì di nascosto ti alleni, ma tranquilla, non l'ho detto a nessuno- con il tocco leggero di due dita mi solleva delicato il volto che prima avevo abbassato per la vergogna -So che non condividi niente su Facebook ormai da 6 mesi, ma nessuno sa perché- mi appoggia una mano sulla guancia destra iniziando lentamente ad accarezzarla col pollice -Nessuno tranne me- prende la felpa che avevo fatto finire sulla sua spalla e me la infila con la stessa cura con cui una mamma veste il proprio figlio ancora inesperto.
-Sai davvero molto- le sue affermazioni mi colgono impreparata -Allora sei davvero uno stalker!- riprendo a sfilarmi la felpa appena rimessa, ma con un gesto veloce mi blocca entrambe le mani.
-Ma smettila! Sono semplicemente andato sul tuo profilo e...lì...è pieno di persone che ti cercano e...mi...mi...dispiace per tuo padre-
Percepisco il cuore perdere battiti: " mi dispiace per tuo padre".
Nessuno me l'aveva mai detto, e in fondo era meglio così. Sentirmelo dire mi riporta in Italia, a casa mia, con le mie amiche, mia madre, mio fratello e mio padre. Quando era ancora vivo.
La depressione me lo ha portato via. Sembrava guarito, ne eravamo tutti convinti: erano ormai passati 3 anni dalla separazione tra lui e mia madre. E invece un giorno vengo a scoprire che non c'era più, che se n'era andato nel bel mezzo della notte, l'unico momento della mia vita in cui ero spensierata, fino a quel momento, perché da quel giorno in poi non ho più dormito la notte: dormo solo dopo il sorgere del sole.
L'alba mi informa che nessuno mi ha abbandonato durante lo scorrere della notte.
-E mi dispiace per tutto il resto- lo abbraccio. Questa volta sono io che mi faccio avvolgere dalle sue forti braccia. Infilo il naso nel tessuto morbido della sua canottiera e inspiro: ha un profumo buonissimo che mi ricorda lo zucchero filato che prendevo alle fiere. Un piccolo senso di pace sovrasta la tristezza che, un attimo prima, mi aveva fatto scendere lacrime salate e ora sul mio volto c'è solo un sorriso timido.
-Sei uno stalker molto gentile- alzo lo sguardo incrociandolo col suo: una risata gli sfugge molto sonora -E comunque no. Non ho il ragazzo- noto le sue sopracciglia sollevarsi quasi fosse sorpreso della mia risposta -Questo non l'hai letto sul mio profilo?- lo stuzzico ironica.
-Certo- avvicina pericolosamente il suo volto al mio -Ma sei talmente bella che non si sa mai. Magari ne hai trovato uno all'ultimo momento- sento il suo respiro scaldarmi le labbra.
-Sei proprio scemo, fattelo dire- lo guardo contrariata cercando di non pensare al complimento che mi è stato fatto.
-Che tenera- con una mano mi spettina i capelli mentre con l'altra tira fuori il cellulare da una tasca dei pantaloni -Adesso chiamo gli altri e dico che ti ho trovata, così si preparano ad accoglierti....Ciao, lo trovata...si 10 minuti fa...strano lo so...con me ovvio...ma smettila...ok, arriviamo subito...a dopo- ripone il telefono in tasca molto velocemente, mi prende per mano e iniziamo ad incamminarci .
-Aspetta, dove stiamo andando così di fretta?!- strattono il braccio cercando di far cedere la presa.
-A casa. Gli altri ci stanno aspettando e sono anche preoccupati: hanno paura che tu ti possa ammalare se rimani ancora fuori con sto freddo-
-A casa?! Non mi sembra che tu mi abbia chiesto se ero d'accordo- ho il tono arrabbiato ma in fondo il pensiero di incontrare i GOT7 non mi dispiace affatto: sarebbe un ottima distrazione.
-Ma tu sei d'accordo, perché vivere con noi ti piacerà- ci fermiamo improvvisamente di fronte ad una porta aperta -Bias?- mi chiede serio.
Sento le guance andare a fuoco: come faccio a dirgli che è lui?
Mi guardo i piedi imbarazzata sperando che qualcuno arrivi in mio aiuto, ma niente.
-Dai, tranquilla, lo so che sono io- alzo la testa sgranando gli occhi.
-Ma...come..?-
-Ci mettevi tanto a rispondere, quindi ho semplicemente dedotto- dice facendo spallucce.
-Allora in fondo non sei così scemo- penso a voce alta mentre lui si toglie le scarpe dandomi le spalle.
-Guarda che ti sento- si volta guardandomi con aria di rimprovero -Togliti le scarpe ed entra- mi ordina.
Ubbidisco senza ribattere: mi tolgo le scarpe e dopo avergliele sporte entro.
È tutto molto luminoso e accogliente, c'è aria di pulito e niente fuori posto.
-Ciao Seleste, finalmente ti ha trovata! Sai non la smetteva più di rompere: "Dov'è? Non la trovo! Aiutatemi! Perché non c'è? Dove sarà nascosta?! Come faccio senza di.."
-Ok. Abbiamo capito, sei stato molto chiaro- sbotta Jackson innervosito ed evidentemente imbarazzato.
-Dai non te la prendere, scherzavo...anche se...vabbè, comunque io sono...
-Jaebum o Jb, come ti posso chiamare?- lo interrompo gentilmente.
-Ah, quindi ci conosci. Nessuno me l'ha detto- afferma guardando cupo Jackson.
-Scusa mi sono dimenticato- dice portandosi una mano dietro la testa -Ma in mia discolpa dico che nessuno me l'ha chiesto...
-Nessuno cosa?- chiede Bambam facendo capolino dalla sua camera accompagnato subito dopo da Yugyeom -Hey, ciao noona!- escono rapidamente dalla stanza per venirmi a stringere la mano.
-Ciao ragazzi!
-Ecco un'altra dongsaeng di cui prendersi cura- scherza Mark avvicinandosi per porgermi un paio di ciabatte -Piacere di conoscerti. Sai meno male che ti ha trovata perché sto qua non la smetteva più di..._
-Rompere. Si l'abbiamo capito. Grazie hyung- scoppiamo tutti a ridere tranne lui che rimane a testa bassa colto dall'imbarazzo.
-Finalmente una coetanea- sospira contento Youngjae prendendo parte alla conversazione -Come va?
-Sta bene- risponde Jackson irritato -Vacci piano con tutta sta confidenza- lo aggredisce guardandolo minaccioso -Andateci piano tutti - conclude fulminando anche gli altri, compreso Junior che era arrivato subito dopo Youngjae, ma non aveva ancora aperto bocca.
-Tranquillo, non te la tocca nessuno- lo assicura il più grande -Ora andiamo a dormire che sono già le 4 inoltrate...
-Volentieri- conclude Jackson -Vieni, ti mostro dove alloggerai- mi informa dopo avermi preso di nuovo per mano.
Avanziamo per pochi metri ed entriamo in una stanza con due materassi per terra e vestiti appesi ovunque: per non parlare poi del numero infinito di cappellini.
Questa stanza la riconosco, e come non potrei?
-Mark dove dormirà?- chiedo dubbiosa.
-Qua...ma come fai a sapere che...
-IGOT7. Sai anch'io so un paio di cosette su di voi- lo informo facendo un occhiolino - Beh, allora dove dormirai tu?
-Sempre qua, ovvio!
-E io?!
-E tu dormirai con me, che domande!- indietreggio sconcertata mentre lui si siede pesantemente sul suo letto.
-Non ci penso proprio! Me ne vado...
-Non così in fretta!- sento le sue mani afferrarmi i fianchi -Dopo tutto questo tempo di certo non ti lascerò andare via così facilmente - conclude portandomi il bacino così vicino a lui da sentire la sua intimità premere contro il mio fondo schiena. Deglutisco pesantemente cercando di tenere pensieri impuri lontani dalla mia mente.
Ma mi è impossibile: con un gesto rapido mi fa compiere una mezza giravolta e mi ritrovo le sue labbra a qualche millimetro dalle mie. Il cuore mi martella insistente sul petto e le gambe mi cedono. Provo a chiudere gli occhi sperando che riaprendoli io possa scoprire che era tutto frutto della mia immaginazione.
Sento il suo respiro sfiorarmi la punta del naso e i brividi partire incontrollati dalla mia schiena fino alla punta dei piedi. Questo non è per niente frutto della mia immaginazione.
Continuo a tenere gli occhi chiusi: vederlo così pericolosamente vicino potrebbe giocarmi brutti scherzi.
Percepisco le sue mani scendere dai miei fianchi, percorrere le mie cosce e fermarsi sulle mie ginocchia dando un leggero colpo proprio dietro quest'ultime. Le gambe mi cedono, ma invece di cadere mi sento sollevare.
Ora le sue mani sono proprio sul mio sedere strette ben salde come le mie gambe intorno al suo bacino e le mie braccia sul suo collo. Continuo a tenere gli occhi chiusi e non so se sia un bene o un male: tutti gli altri sensi sono decisamente più ampliati ora.
Il suo profumo di zucchero filato mi invade facilmente le vie respiratorie fino a farmi girare la testa e la troppa vicinanza tra i nostri sessi non aiuta a mantenere la calma necessaria per non perdere i sensi.
Qualcosa di morbido si presenta alle mie spalle: un materasso.
La testa mi gira a tal punto da cadere pesantemente sul cuscino retrostante. Apro gli occhi e lo vedo: i suoi enormi occhi neri come si prostrava quella notte il cielo senza stelle fuori dalla finestra sono fissi sulle mie labbra, ma non c'è niente di malizioso in quello sguardo profondo.
Anzi sembra lo sguardo di un bambino difronte a qualcosa di tanto desiderato ma ancora distante. Ed è proprio in quello sguardo che brucia l'attesa per avere questo oggetto. Sempre se riuscirà ad averlo.
Rimango incantata in quell'espressione così inaspettatamente innocente e impercettibilmente malinconica da dimenticarmi della vicinanza tra i nostri corpi e di cosa potrebbe far scattare nelle nostre menti.
I suoi occhi scattano velocemente finendo dritti nei miei e il suo volto si avvicina cautamente, ma ciò non mi imbarazza più: quella sua dolcezza mi ha fatta sentire talmente in pace che sono pronta a farmi rubare un bacio.
Chiudo nuovamente gli occhi e attendo. Lo sento avvicinarsi, ormai il suo naso sta sfiorando il mio ma le sue labbra non giungono dove mi aspettavo: mi concede solo un piccolo bacio vicino al lato destro delle mie labbra. Così vicino da farmi fermare il cuore, ma così distante da non essere un bacio vero.
-Ti prometto che andrò con calma - mi sussurra nei pressi del mio orecchio subito dopo avermi scostato i capelli da esso con una carezza -L'ultima cosa che voglio e farti scappare via da me.
Mi piange il cuore ma sul mio volto lascio il libero accesso ad un sorriso che mostro fiera anche a lui, non curante di cosa penserà. L'osservo scrutare ogni lineamento del mio volto, ogni mio pregio e difetto, finche un sorriso malizioso sboccia dalle sue labbra. Avvicina per l'ennesima volta il suo naso al mio facendo fondere i nostri respiri e in tutto questo percepisco una sua mano farsi strada sotto la mia maglietta e raggiungere velocemente il mio seno mentre aiutandosi con l'altra cerca di sfilarmela.
-Magari non con troppa calma però.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 30, 2015 ⏰

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