Prologo

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-Hai paura?-Mi domandò una voce maschile, probabilmente apparteneva a un ventiseienne.
-Perché dovrei?-Risposi io guardando lo scenario cupo che si estendeva davanti ai miei occhi.
-Anche tu finirai lì come me.- Continuò il ragazzo, il suo tono mi sembrò dannatamente familiare, e prima che la mia mente potesse focalizzarsi sull'identità del misterioso individuo una luce mi abbagliò: vidi un adulto, i capelli lunghi e scompigliati ed un corpo coperto da un liquido denso e rosso, la posizione disumana mi fece fare un'espressione di disgusto e un brivido mi percorse lungo la schiena.
Capelli neri a caschetto, maglietta bianca, jeans...quello ero io.
Mi guardai le mani e notai con sorpresa che erano di un colore grigio chiarissimo, quasi trasparenti, il mio sguardo ritornò a posarsi sulla luce: il mio corpo era sparito e il ragazzo se n'era andato con le mani sui fianchi e un sorriso inquietante stampato sul volto.
Cosa è successo? Pensai che tutto questo fosse un tremendo incubo.
Poi un improvviso flashback mi assalì la mente:
"Stavo camminando davanti a una pizzeria che attirò la mia attenzione, facevo spesso quei giri per la città senza una meta, dal vetro freddo vedevo dei volti sorridenti e un robot con le sembianze di un orso bruno con un cilindro e un fiocco color carbone.
Quanto avrei voluto entrare, riprovare la gioia del divertirsi con gli amici ed assaggiare del vero cibo, a casa mia non succedevano mai queste cose...vivevamo in una baracca molto stretta e mia madre e mio padre erano sempre stressati a causa del loro lavoro, per questo litigavano molto spesso.
Poco fa stavano decidendo di abbandonarmi, ma non immaginavano che io avrei sentito ogni singola parola del loro piano, così arrivai qui: in strada per sfuggire alla furia dei miei parenti.
Restai talmente incantato da quel posto pieno di colori e allegria che non notai l'avvicinarsi di una macchina dall'insolito colore viola e di un uomo con la divisa dello stesso colore.
-Ehi.- Mi chiamò lui per attirare la mia attenzione, mi girai di scatto e fui accecato dal bagliore del distintivo che era attaccato alla giacca in cui c'era scritto:"Freddy Fazbear's Pizza - Vincent", sicuramente lavorava in quel posto meraviglioso.
Mi fissò con degl'occhi privi di sentimenti e mi prese per il colletto portandomi in un vicolo cieco, capii subito che non aveva delle belle intenzioni e cercai di scappare inutilmente, ma lui mi accoltellò nello stomaco.
-Dove credi di scappare? Il nostro gioco è appena iniziato...-Mi sussurrò nell'orecchio con un tono inquietante. -Dato che hai provato a scappare...devi fare penitenza!- Così mi fece dei buchi nelle gambe, nelle mani e nella testa, e mi buttò nel cestino.
Nessuno aveva sentito le mie preghiere, i miei urli strazianti, nessuno aveva assistito alla mia tortura, alla mia morte, ero di nuovo solo...come sono sempre stato."
Sentii bruciarmi gli occhi e le lacrime cremisi scendere sul mio viso, ma la luce continuava a mostrare il secchio dove c'è il mio cadavere e il vicolo in cui sono morto, quella vista non fece che aumentare la tristezza che provavo ora.
Ad un tratto la speranza si accese in me, capii che quella luce non era altro che un portale e io potevo andare sulla terra apparendo come fantasma solo ad alcune persone, mi tuffai in quel misto di colori e mi ritrovai in uno scenario bianco e nero...

Angolo Autrice
Ehi ragazzi! Questa è la mia prima storia, che sto scrivendo in contemporanea su EFP col nickname "Sweetshadow"!
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