❝ Il silenzio fa sì che le immagini del passato non suscitino desiderio ma tristezza, una enorme, sconsolata malinconia.❞
--- E. M. Remarque
[ 1996 ]
Fu il rumore della familiare suoneria a svegliarlo dal suo dormiveglia, scuotendolo dal solito torpore. L'uomo alzò il capo di malavoglia, cercando a tentoni il cellulare sulla superficie del tavolo in mogano. Quando finalmente riuscì a trovarlo, le sue dita vi si strinsero attorno e il suo pollice andò istintivamente a cliccare il pulsante dal colore verde.
« Pronto, c'è il signor Tanner al telefono? »
« Qualcosa di simile » rispose, la voce ancora impastata dal sonno.
« Mi scusi? » dall'altra parte, la voce di una donna trasmetteva perplessità.
L'imprenditore sbuffò, portandosi la mano libera al volto, come a cercare di catturare il sonno che si era impadronito di lui e scacciarlo via. « Nulla, nulla. Adesso mi potrebbe spiegare perché ho ricevuto una chiamata a mezzanotte? » domandò, con il tono impregnato d'una punta d'irritazione. D'altronde, lui, grande uomo d'affari, era sempre molto impegnato, e nelle poche volte in cui poteva permettersi qualche ora di sonno tranquillo voleva goderselo, ma neanche quella volta era riuscito nel suo intento.
« Ecco, vede... » dall'altra parte del telefono, l'interlocutrice si prese una pausa. Come spiegarlo, in fondo?
« Lei... lei è diventato... » seguì una serie di sillabe incomprensibili.
Sul volto dell'uomo si dipinse una forma di stupore e rabbia al tempo stesso. Una donna lo chiamava a mezzanotte senza un motivo apparente e non sapeva spiegargli il perché di ciò? Pazzia.
Gli occhi cerulei del signor Tanner andarono a vagare per la stanza buia, al cui interno filtrava solo un mesto e timido raggio di luna il quale era riuscito a farsi spazio oltre le leggere tende color blu cobalto.
« Signorina, se non le dispiace, riattacco » sbottò, secco, mentre sentiva già la stanchezza e il nervosismo impadronirsi di nuovo di lui. Il giorno dopo avrebbe avuto un appuntamento alle otto di mattina e, solo al pensiero, un'ondata di nausea lo travolse.
Aveva già allontanato il cellulare dall'orecchio, l'ombra del dito già pronta per pigiare il pulsante per riattaccare, quando la voce della donna uscì ancora dal telefono, stavolta molto più urgente. « No, aspetti! ». Trasmetteva fretta.
William Tanner sbuffò per l'ennesima volta. « Allora? »
Dall'altra parte giunse soltanto un profondo rantolo. L'uomo cominciò a tamburellare le dita sul tavolo, sempre nello stesso identico e regolare tempo, scandito ed accompagnato dal ticchettio dell'orologio che era appeso in alto alla parete, vicino alla finestra.
« Signore, sua moglie è stata ricoverata in ospedale. »
Ricoverata? Lei? Il signor Tanner non riusciva a spiegarselo. A causa del lavoro, l'ultima volta l'aveva vista circa nove mesi prima e l'aveva lasciata che era completamente in forma. Ricordava ancora il dolce sorriso della sua amata, Emily, che spiccava a perfezione sul viso candido, incorniciato dai boccoli biondi. Certo, si erano sentiti spesso tramite varie chiamate e via Skype, ma non era certo la stessa cosa. Fu mentre era travolto dai suoi pensieri, che l'uomo si rese davvero conto di quanto sua moglie gli mancasse.
« E mi dica » riprese l'uomo. « E' qualcosa di grave, di brutto? »
« Non esattamente » rispose la donna, incerta. Dare una notizia del genere per telefono ad un uomo che non aveva saputo assolutamente nulla era piuttosto rischioso, a dire il vero. « Anzi, io-... io la trovo molto bella. »
Come poteva essere bella se Emily era stata ricoverata in ospedale? Non riusciva a spiegarselo. Ciò nonostante, dovette ammettere che era parecchio sollevato. Eppure doveva proprio cavare le parole di bocca alla donna, per ricevere informazioni più dettagliate. « E dunque? »
L'altra deglutì. « Le piacciono le bambine, signor Tanner? »
Che razza di domanda era? E, soprattutto, che c'entrava? L'uomo scosse la testa, incredulo. Se proprio doveva essere sincero, no, non gli piacevano i bambini in generale. Portavano via troppi soldi, combinavano troppi pasticci, richiedevano troppe attenzioni.
L'infermiera, sentendo il silenzio che regnava dall'altra parte del telefono, decise di proseguire. « Crystal Sylvia » annunciò. « E' un bel nome, no? »
William Tanner sbuffò. Quella donna era riuscita davvero ad irritarlo. Perché gli faceva delle domande del genere nel pieno della notte? Che situazione stramba ed assurda. « Qualcosa del genere. »
La donna deglutì. « Crystal Sylvia Tanner. »
Il signor Tanner si bloccò con le parole a mezz'aria e, lentamente, il suo cervello cominciò a collegare tutti i puntini della situazione. La moglie ricoverata in ospedale. Una cosa bella. Nove mesi. Una chiamata a mezzanotte. Bambine. Nomi per bambine. Crystal Sylvia Tanner.
« Signor Tanner, lei è divenuto padre. »
L'infermiera rimase in ascolto, in attesa di una risposta. Dall'altra parte del telefono, però, giunse solo il silenzio.
❝ Il silenzio non è uno stato di quiete, ma una tensione, quella di un gorgo in cui i suoni si avvitano attratti verso il fondo. ❞
--- E. De Luca
| Angolo Autrice |
Salve a tutti!
Questa è la prima storia che pubblico su Wattpad, e non so davvero come andrà a finire. In un certo senso, il personaggio che ho creato, il signor Tanner, mi piace. Non per il carattere, ma per il fatto che credo sia molto umano. Rappresenta la paura e lo stupore mosso da essa, oltre che l'indecisione. O almeno, spero che rappresenti tutto ciò.
Stavo pensando di creare una raccolta di storie brevi legate a William Tanner e sua figlia, non ho ancora un'idea precisa su come organizzare il tutto, anche se alcuni scritti sono già pronti e dovrebbero solo subire una revisione.
Credo dipenderà da quello che mi verrà detto: se questa storia piacerà, probabilmente continuerò.
Non fatevi sopraffare dal silenzio come è accaduto al signor Tanner! Se "Silenzio." vi è piaciuta, potete votare e commentare! Mi farebbe davvero molto piacere, che si tratti di una semplice opinione, qualcosa che vi è venuto in mente mentre leggevate, o anche delle critiche costruttive: in fondo il mio obiettivo è migliorare.
A presto!
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Silenzio [ IN PAUSA ]
Short StoryUna chiamata può cambiarti davvero la vita, a volte. L'unica domanda è: te la cambia in meglio, o in peggio? ❝ L'imprenditore sbuffò, portandosi la mano libera al volto, come a cercare di catturare il sonno che si era impadronito di lui e scacciar...