-Kaylah Rose, tu mi hai disubbidita.- Sbottò mia madre non appena mise giù la cornetta del telefono, io intanto abbassai la testa -E non abbassare lo sguardo! Una Jorren non lo fa mai.- Aggiunse in tono superbo.
-Madre.. non è stata colpa mia.- Mormorai stringendomi nelle spalle.
-E sentiamo.- Alzò il mento -Di chi sarebbe la colpa?-
-Ecco.. io non lo conosco.- Dissi con voce smorzata trattenendo le lacrime.
-Avevi solo un compito, uno solo!- Alzò l'indice davanti a lei -E neanche quello hai saputo portare a termine, che disonore per la nostra famiglia.- Continuò sbuffando -Ora sai quello che ti aspetterà tra un anno.- Aggiunse annuendo con un piccolo ghigno.
-No!- mi tappai le orecchie coi palmi -No, no, no!- Ripetei correndo su per le scale.
-Tu sposerai quell'uomo!- Urlò sperando che la sentissi.
Corsi in camera piangendo e singhiozzando, sbattei la porta e mi gettai ai piedi del letto appoggiando la testa sul braccio che stava sopra il materasso. Non potevo credere di essermi rovinata la vita per colpa di un ragazzo che voleva fare l'eroe; l'avrei anche apprezzato se non avessi avuto il dovere di fare colpo su quell'uomo mezzo ubriaco che voleva giocare al dominatore e la sottomessa.
Mi ricordai delle iridi verdi del mio salvatore, per modo di dire. Quello sguardo profondo e intenso ma allo stesso tempo freddo e distaccato, quei capelli castani che gli scivolavano delicatamente sulle guance fino alle spalle, quella sua voce roca che mi ordinava di andare via, quel suo ghigno che presentò quando stritolò e prese a pugni quella sottospecie di cazzo moscio che possedeva quel vecchio rovinandogli il piacere che gli stavo dando io. E infine.. quel suo modo di andare via senza una parola.
Più pensavo a tutto l'accaduto più mi arrabbiavo con chiunque avesse rovinato la mia esistenza; l'avrà pagata cara.
Sentii una mano che, appoggiandosi alla mia spalla, mi fece sussultare. Con la vista offuscata per aver pianto troppo mi girai guardando su riuscendo a riconoscere il volto della mia migliore amica che mi guardò con sguardo pieno di compassione accucciandosi alla mia altezza. Purtroppo in quel momento non avevo voglia di vedere nessuno.
-Non fare così, piccola Kaylah, non rovinare quel tuo bel visino. Non è la fine del mondo.-
Mi strofinai l'occhio -Sì lo è, Lucy. Non capisci, mi toccherà sposare un uomo che ha il doppio, o il triplo, o addirittura il quadruplo della mia maturità per colpa di uno sconosciuto che voleva fare la parte dell'eroe.- Mi coprii gli occhi con i palmi e iniziai nuovamente a singhiozzare.
-almeno è ricco.- Mi scoprii gli occhi alla frase appena detta e la guardai sbigottita.
-Io sto vivendo le pene dell'inferno mentre tu ti preoccupi solo della ricchezza che avrà quel tipo? Bella amica, veramente.- Corrugai le sopracciglia sbuffando e incrociando le braccia.
-Beh, almeno non avrai debiti da pagare.- Fece spallucce con la faccia indifferente.
Ora ne avevo abbastanza, non volevo passare il mio tempo con una che invece di consolarmi e starmi vicina si preoccupava solo della fortuna e dei soldi. Così mi alzai arrabbiata andando verso la porta e la aprii imponendole di uscire -Vattene!-
-Come scusa?-
-Vattene via da casa mia, se sei venuta solo per incitarmi a sposarmi prima ti sei sbagliata di grosso.- Scossi il capo -E ora via!- Urlo indicandole l'uscita.
Non volevo litigare con lei, solo che non mi era rimasta altra scelta. Se le piaceva tanto vedermi in abito da sposa perché non se lo poteva mettere lei al mio posto? Almeno sarà ricca sfondata, famosa, senza debiti e tutto il resto.. proprio come ha detto lei in precedenza. La spinsi fuori dalla mia stanza e chiusi la porta con un calcio indietro per poi stringer i capelli in un pugno aggirandomi nervosamente per la camera. Che vadano tutti a farsi fottere. I miei genitori, mia madre, la mia migliore amica, le odiose regole di casa Jorren, quel cazzuto che avrei dovuto sposare e anche quel ragazzo stronzo di ieri sera. Tutto quanto doveva andare a fanculo. Tutta la mia vita sarà andata a puttanieri.
Si sentivano dei passi marcati provenire dalle scale, credevo fossero quelli di mia madre e infatti.. era proprio lei. Spalancò la porta e mi guardò con sguardo fulmineo. Glielo ricambiai; ero stufa della gente che mi comandava in continuazione. Ero stufa di dare senza mai ricevere. Ero stufa di essere una Jorren.
-Signorina, è così che si trattano gli amici?-
-Madre.. non ho mai avuto il coraggio di dirglielo perché ho sempre avuto paura ma adesso se lo merita.- Presi un bel respiro profondo per poi farle il dito meglio digrignando i denti -Vada a fanculo madre, lei e tutti gli altri. Lasciatemi vivere.-
-Come osi?- Sbottò gonfiando il petto.
Non dissi nient'altro per non peggiorare la situazione; presi solamente il giubbotto e la borsa, scesi le scale e uscii di casa con la speranza di rifugiarmi all'American Bar per annegarmi in fiumi di vodka ed altri alcolici per cercare di scacciare i pensieri via dalla mente almeno per stanotte.
non so dove abbia trovato questa grinta
- Carlos portami al bar subito - ordinai con voce fredda e distaccata, lui annuì quando il motore si accese, così non so di istinto aprì la portiera, la sua voce continuava a chiamarmi ,la testa mi faceva male , mi fermai di colpo e ritornai verso alla Ferrari argento, sorrisi e mi scusai per tutto per il mio comportamento.
Quando arrivai, controllai il mio abito blue Chanel che fosse apposto , la porta si aprì e le luci meravigliose illuminavano quello che un po' era il mio cuore in questo momento, diamanti, brillanti impreziosivano le mani e i decolté delle signore dai finti sorrisi ,un senso di colpa mi pervase verso mia madre, non so il perché ma sento sempre quella rigosità che mi impone a vivere controllata come una macchina.
erano passate le 10:37 ormai il locale era pieno, signore nuove a ballare un lento con il proprio marito prescelto, odio questa vita ma devo farne parte e questa volta non ci sarà un eroe, no gli eroi non ci sono sempre ti lasciano o ti salvano un po' , a me non mi serviva un salvatore me la sarei cavata da sola .
proprio quando stavo uscendo una mi bloccò, quale persona maleducata su questa terra usa questi modi bruschi, girai il viso.. e se non lo avessi mai fatto sarebbe stato meglio.
-non mi dici grazie?- chiese con quella voce roca e profonda capace di tirare fuori il male perfino nella perfezione.
- grazie a te vivo la mia condanna mortale -
- preferivi essere sverginata da quel lurido ? andiamo signorina, per scegliere quel fottuto uomo dovrebbe avere dai gusti a dir poco orrendi, le consiglio Jonny D. o che ne so Tom Cruise -
scoppiò a ridere, tutti ci guardavano, la gente urlava
"ma come sei caduta in basso Jorren"
guardai il ragazzo misterioso aveva i muscoli rigidi i pugni serrati e il cuore in vena, gli toccai il suo braccio e per qualche motivo, che credo che neanche l'universo o l'infinito sappia si rilassò all'istante.
-forse è meglio che vada- disse a occhi lucidi.
e fu così che la mia curiosità aumentò, chi era lui.
STAI LEGGENDO
American bar.
Fanfictionuna ragazza ricca, stanca degli obblighi di famiglia si rifugia in un bar americano per staccare dalla vita di ogni giorno. un ragazzo che si diverte a combinare guai, stanco dei soliti locali, va in cerca di più divertimento nello stesso bar della...