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Respirando affannosamente, Hannah attraversò la strada senza guardare.

Le sue scarpe da ginnastica pestavano sul marciapiede mentre correva.

Ancora un isolato.
Ancora un isolato e finalmente sarebbe arrivata a casa.
Le ombre degli alberi si rincorrevano, come se accompagnassero la sua corsa. Ombra su ombra, l'una che scivolava sull'altra, grigio su nero, blu su grigio.

-Hannah! Hannah!-
Ancora quel sospiro.

Un sospiro dolce come la morte.
Un sospiro dolce che la chiamava dalle ombre in continuo movimento.

"Conosce il mio nome" si disse terrorizzata, con il respiro che le mancava, ingaggiando una strenua lotta con le gambe che minacciavano di fermarsi.

-Chi sei?- gridò con il cuore in gola. -Che cosa vuoi?

Ma lo sconosciuto svanì.
Scese il silenzio. Un silenzio di tomba. Non si muoveva una foglia, non si sentiva il minimo rumore apparte il respiro affannoso di Hannah.

Scrutò nell'ombra della sera che si avvicinava. Guardò nei cespugli e nelle siepi dei giardini vicini.

Cercò nello spazio vuoto fra una casa e l'altra, nell'ombra nera che si stagliava dietro la porta aperta di un garage, nel quadrato obliquo e grigiastro dietro la minuscola rimessa.

Scomparso! Sparito! Il misterioso sconosciuto non c'era più. Nessuna traccia della figura nera avvolta nell'ombra che sussurrava il suo nome.

-Mamma mia!- gridò Hannah.

Era stata di sicuro una illusione ottica, decise infine, continuando a guardare nei prati che si affacciavano sulla strada.
No, non poteva essere. Era confusa.

"In effetti, a pensarci bene, un'ombra non poteva chiamare il mio nome" si disse.

Eppure lì non c'era anima viva.

Hannah si tranquillizzò, dopo aver recuperato il respiro. Nessuno, non c'era proprio nessuno.

"Cara Hannah, tu leggi troppe storie di fantasmi!" si disse.
"E stavolta ti sei presa una bella paura. Sei rimasta sola in città, ti stai annoiando a morte e cosi lasci volare la tua fantasia".
Leggermente rassicurata, Hannah trotterellò fino a casa.

Quella sera a cena Hannah decise di non far parola con i suoi genitori della figura nell'ombra.
Tanto, non le avrebbero creduto.
Invece raccontò loro della nuova famiglia che si era trasferita nella casa accanto.

-Cosa? Qualcuno è venuto ad abitare nella vecchia casa dei Dodson?-
Il signor Fairchild appoggiò sul piatto forchetta e coltello e guardò negli occhi Hannah, che sedeva di fronte a lui, attraverso le lenti spesse e quadrate dei suoi occhiali con la montatura in osso.

-C'è anche un ragazzo della mia età- disse Hannah. -Si chiama Danny. Ha i capelli color carota e un sacco di lentiggini in faccia.-

-Bene, sono proprio contenta- riprese distrattamente la signora Fairchild, alle prese con i gemelli che si stuzzicavano l'un l'altro invece di mangiare.
Hannah non era nemmeno sicura che sua madre l'avesse ascoltata.

-Possibile che ci siamo trasferiti nella casa accanto senza che noi ce ne accorgessimo?- chiese Hannah a suo padre. -Hai mai notato un camion o qualcosa che facesse pensare a un trasloco?

-Dicevi, tesoro?- borbottò suo padre afferrando le posate per tuffarsi di nuovo sul suo pollo arrosto.

-Beh... Non ti sembra strano?- incalzò lei.

Ma prima che suo padre potesse risponderle, la sedia di Herb scivolò a terra. Il piccolo sbatté la testa sul pavimento e cominciò a piagiucolare.
La mamma e il papà, preoccupati, si alzarono di scatto e si chinarono su di lui.

Just A Nightmare?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora