Bleeding out

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La luce che filtra tra le tende mi sveglia, in realtà non ho mai dormito, ma almeno torno alla realtà da quel mondo ultraterreno che è il mio mind palace. Non mi aspettavo di riuscire a dormire, ma qual cosa-non so cosa-mi ha portato a seguire il consiglio di Mrs Hudson di andare a letto. "Domani è il grande giorno, vada a letto Sherlock.".Il grande giorno...che assurdità definirlo tale.

Mi alzo, sono le 5:30am. Ho tempo. Entro in bagno e mi spoglio accogliendo il gelo della mattina londinese. Mi dirigo sotto la doccia e l'acqua che scorre mi inonda con la sua potenza. Decido di immaginarmi sotto la pioggia, sotto un temporale che lava via la mia tristezza e qualsiasi altro sentimento non sono abituato a provare. Mi rilasso. La doccia non dura più di 6 minuti, ma mi basta per sentirmi meglio. Quando esco indosso la prima camicia e il primo pantalone che trovo, seguiti dalla mia vestaglia più bella.

Arrivo in soggiorno; troppo vuoto,troppo silenzioso. Mi tornano in mente le mattinate perse a litigare per la condizione-indecorosa-della cucina e quelle passate a ridere delle avventure della notte precedente. Mi mancano, mi mancano quelle mattinate perché non ho il coraggio di dire che a mancarmi, in realtà, è lui.

"SHERLOOCK!" le urla di un blogger a dir poco adirato provenienti dalla cucina. "Qualche problema John?" è la semplice risposta dell' unico consulting detective al mondo intento a leggere il giornale. "Qualche problema? Non lo so dimmelo tu, dato che c'è una DANNATA TESTA...una.testa. Nel frigorifero." "Oh come se non ne avessi mai vista una lì dentro" rispose Sherlock ridacchiando. "No, ma credevo di essere stato chiaro quando ho detto di non volerne altre!" eccolo lì il tono da capitano dei fucilieri che a Sherlock piaceva tanto. "È per un caso", "Ti prego toglila da lì appena puoi e quando hai finito con il giornale il tavolo è ricoperto da esperimenti e non voglio sapere su quali sostanze. Mi faresti il piacere di ripulire?" "Certo" rispose Sherlock in un tono talmente sincero da sconvolgere John. "Davvero? Dici sul serio? Lo farai?" chiese il dottore sgomento. "Ovviamente" fu la risposta del detective, "te lo devo dopo l'aiuto di ieri sera con il dottor Roylot*" I loro sguardi si incrociarono e ripensando alla sera precedente scoppiarono entrambi a ridere.
Il sorriso di John...

Chiudo a chiave la stanza del mind palace in cui custodisco questo ricordo. Guardo fuori dalla finestra. È proprio una bella giornata fuori. Solo fuori però.

'Non lo sto per perdere. Noi continueremo a fare le stesse cose di sempre, me lo ha assicurato lui stesso'. Ripeto questa frase per auto convincermi, ma non ci credo sul serio.
Poso lo sguardo sul violino e decido di fare una prova generale per questa sera. Inizio a suonare la melodia che ho composto appositamente per l'occasione e in cui ho ho messo tutta la tristezza, la paura e il dolore che provo e che cerco di non mostrare. Non sono abituato ai sentimenti. Non sono abituato ad essere ferito e in maniera così profonda.
Non sono abituato a sanguinare senza perdere davvero sangue.
Leggo e rileggo lo spartito e avverto il bisogno di registrare mentre suono di nuovo la mia melodia, in fondo, lo spartito lo darò a John, sperando che un giorno capisca.
Avvio il registratore e suono, suono provando ogni sentimento con cui ho composto. Alla fine poso il violino e riascolto il tutto. Sono fiero del risultato e senza accorgermene mi ritrovo a ballare su quelle note malinconiche. Un valzer in cui non sono solo, sono di nuovo con lui. Siamo insieme, soli, contro il resto del mondo. Ancora una volta.

Le note di un valzer si diffusero per l'intero 221b dove le tende non lasciavano ai visitatori di Baker Street la possibilità di vedere nulla che si trovasse all'interno dell'appartamento.
"Credevo che mi avresti insegnato a ballare su musiche più movimentate di questa." Disse il dottore. "Quindi sai già ballare il valzer?" chiese Sherlock con un sorrisetto beffardo."No,ma.." provò John, "Sono qui per insegnarti come si balla,se non sai ballare il valzer: balliamo il valzer." La voce soave del consulting detective convinse John,il quale poggiò la mano sulla schiena del suo coinquilino. "No no, conduco io!" disse ridendo Sherlock. "Oh...d'accordo" fu la risposta del dottore che spostò la mano dalla schiena alla spalla del suo migliore amico con un lieve tremore. Sherlock gli circondò la schiena con un braccio e con la mano libera prese quella del suo blogger. Iniziarono a danzare e dopo un paio di piedi pestati John capì come volteggiare con leggiadra. Ballarono per un tempo indefinito e quasi infinito, guardandosi negli occhi...

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