Sogni

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Le sue mani che mi toccano, che si incastrano con le mie contro il muro freddo di una casa a me sconosciuta. La sua bocca che mi cerca vogliosa, la sua lingua che esplora la mia cavità; mi sciolgo al suo contatto, 'come fa a farmi questo effetto? L'ho sempre desiderato'. "Sebastiano svegliati! Sono le 6.50, sei in ritardo!". 'Merda, stavo sognando così bene'. Mi alzo velocemente dal letto, vado in bagno a sciacquarmi la faccia, mi guardo allo specchio e.. 'no! Ma perché sempre a me?' ho un brufolo enorme sulla fronte, lo schiaccio e mi rimane un buchetto rosso sulla fronte. Corro veloce in cucina per mangiare una fetta di pane, salgo subito in camera a vestirmi e vado verso la stazione cercando di non perdere il treno. Prendo lo prendo per un soffio, cerco un posto dove sedermi. Il vagone è pieno di gente che fa un rumore assordante, per fortuna non ho dimenticato l'Ipod a casa; mi metto le cuffie e parte la mia amata musica. Ho troppa paura: è il mio primo giorno in università, ho scelto scienze politiche, non so esattamente il motivo, non c'è stata nessuna motivazione che mi ha spinto a scegliere quel dipartimento, ma visto che non volevo ritrovarmi con un misero lavoro questa facoltà mi sembrava più adatta alle mie capacità. Carlotta è già seduta e mi fa cenno con la mano di sedermi accanto a lei. Mi sono sempre chiesto come lei faccia a essere così sorridente e felice visto che si sveglia alle 5.40. 'boh' ma grazie a dio lei è sempre quella che mi chiama al cellulare svegliandomi così che io non arrivi in ritardo alle lezioni. Scendo le scale guardandomi intorno 'cavolo! Quanta gente!' non sono abituato a stare in una sala con così tante persone, mi sento in soggezione. Camminando verso il mio posto inciampo e mi cadono i libri che tenevo in mano, alcune persone si girano: arrossisco 'che figure!!'. Carlotta fa un sorriso timido e mi aiuta a raccogliere i libri. La lezione di storia contemporanea non passa più. 'una materia più noiosa non l'ho mai studiata.' Guardo Carlotta che accenna un leggero sì con la testa come se mi avesse letto nella mente, io le faccio un sorriso timido di rimando. Finalmente l'eterna lezione di storia finisce. Carlotta e io ci dirigiamo alla mensa. Conosco la mia amica dal liceo, dopo i cinque anni abbiamo scelto di iscriverci alla facoltà di scienze politiche insieme. Lei sa tutto di me e io di lei. Da quando le ho detto che sono omosessuale il suo dovere è stato quello di cercarmi un ragazzo. Non l'ho mai davvero capita, sa benissimo che non sono un tipo che si innamora facilmente. Tutte le volte che mi ha presentato un ragazzo io l'ho sempre respinto, lei si arrabbiava sempre con me ma non la biasimo; ho dei gusti particolari in fatto di ragazzi. Noi non cambieremo mai: il nostro vassoio è pieno di cibi ipercalorici e grassi, ci guardiamo e iniziamo a ridere vendendo nei nostri piatti gli stessi cibi dell'altro. Io, fin dal liceo, sono stato un ragazzo sfigato, ho sempre odiato i cambiamenti drastici. Tagliavo raramente i capelli, mi curavo davvero poco, ma con il tempo ho imparato a prendere una coscienza maggior del mio corpo. Da quando è finito l'ultimo anno di superiori ho iniziato a prendermi cura del mio corpo andando in palestra, facendo joggin e andando dall'estetista. Dopo il mio cambiamento liceo-università l'unica cosa che è cambiata è stato il mio corpo, il mio comportamento è rimasto lo stesso: ragazzo solitario, sfigato e con pochi amici. Dopo la lunga fila alla mensa io e Carlotta ci sediamo a un tavolino in disparte. "Seba guarda là" facendomi cenno con la testa, vedo un ragazzo alto con i capelli biondi, occhi azzurri e con un po' di barba. 'caspita! Che figo..' "Carlotta, è davvero bello", "potresti conoscerlo" mi dice. La guardo inclinando la testa di lato guardandola negli occhi: "ehm.. Carlotta, guarda me e poi guarda lui.." lei mi guarda e poi guarda lui. "eh? Cosa c'è che non va?" mi chiede perplessa come se non capisse quello che le sto dicendo. Alzo gli occhi al cielo 'ma perché non ci arriva?' "Carlotta è semplice: lui è figo, io no.. e scommetto che è etero". Lei mi guarda e sbuffa. Si arrabbia sempre quando mi sottostimo, poi mi osserva e fa un leggero sorriso che coinvolge i suoi occhi castani profondi. Mi giro a guardare quel ragazzo 'è davvero bello.' A prima vista non avevo notato il suo fisico: corpo tonico, muscoloso al punto giusto come piace a me, faccio un sorrisino compiaciuto. Carlotta mi dà un colpo toccandomi il braccio: "Seba smettila di fissarlo, penserà che sei un maniaco." In quel preciso istante lui si gira e i suo profondi occhi azzurri mi scrutano, nel momento stesso in cui incontro il suo sguardo avvampo e mi volto subito. Carlotta inizia a sogghignare "smettila di prendermi in giro" le dico cercando di essere serio, ma lei fa una risatina isterica dicendomi: "Seba non ti ho mai visto guardare un ragazzo in quel modo." Le do un pizzicotto sul braccio e capisce che non deve più parlare. Manca ancora un'ora alla ripresa delle lezioni, allora io e Carlotta andiamo a fare un giro nel cortile dell'ateneo. "Mi sei mancato!" io la guardo un po' perplesso. Leggendomi nella mente come lei solo sa fare risponde alla mia domanda inespressa: "Sai, finita la maturità ci siamo persi; io ho lavorato e tu sei andato in Spagna dai tuoi genitori.. e mi è mancato non poterti vedere tutti i giorni come al liceo.." sento che la sua voce è rauca dall'emozione. In realtà anche a me è mancata parecchio, a causa della distanza non ci siamo potuti vedere né sentire, ma eccoci qua insieme. Alle sue parole mi viene un nodo alla gola e l'abbraccio forte. Lei mi racconta del suo lavoro e le stupidate fatte con il suo datore di lavoro. Sono le 13. 56, ci incamminiamo verso l'entrata dell'ateneo per assistere alla lezione di inglese. Ho sempre amato questa lingua perché è molto fluida, la grammatica l'ho sempre trovata facile e me ne sono innamorato subito. Per fortuna nell'aula ci sono pochi studenti e io e Carlotta ci sediamo nella prima fila aspettando l'arrivo del docente. Tiro furi dalla mia tracolla un quaderno e una penna, alzo lo sguardo e vedo il ragazzo intravisto in mensa appoggiare dei libri sulla cattedra, mi lancia un breve sguardo. Arrossisco velocemente e abbasso lo sguardo, non riesco a mantenere il contatto visivo con il docente. Carlotta mi dà una gomitata facendomi l'occhiolino, io la fulmino con lo sguardo. Il professore accende il microfono dell'aula e inizia a spiegare le basi della grammatica inglese. Tento di concentrarmi, di seguire la lezione, ma i miei occhi si concentrano sulla sua bocca: ha le labbra sottili e i denti bianchi perfetti. 'wow.. è stupendo'. Ogni tanto abbasso lo sguardo e faccio finta di prendere appunti, non posso farmi vedere mentre lo guardo intensamente. "richiudi la bocca" mi sibila Carlotta, immediatamente richiudo la mandibola facendo un flebile rumore, il professore si gira a guardarmi continuando la sua lezione. Arrossisco. 'perché mi fa quest'effetto? '. Giro leggermente la testa guardandomi intorno ispezionando l'aula; noto che non sono l'unico ad essere incantato dalla sua bellezza; quasi tutte le ragazze sono ammagliate dal suo charme. Appena mi volto vedo che mi sta fissando in silenzio e mi accorgo che nell'aula non vola una mosca, sono in panico 'cos'è successo?' mi volto verso Carlotta con una faccia perplessa e lei mi fissa con occhi paurosi. Guardo il professore.. "allora.. sig. Benedetti, vuole rispondere alla mia domanda?" sbianco di colpo. 'cosa?'.. "emh.. s-s-scusi professore puoi ripetere la domanda?". Il docente fa un lieve cenno di no con la testa "e lei signorina?" rivolgendosi a Carlotta. La guardo 'ma che cavolo..?' lei non mi guarda, ma risponde al professore: "il present perfect continuos è composto dal verbo avere più il participio passato del verbo essere seguito dalla forma in –ing del verbo in questione." "complimenti signorina." 'uff.. Carlotta la secchiona, sapevo anch'io rispondere a questa domanda.' Alzo gli occhi al cielo. La stupida lezione di inglese finalmente è finita "che schifo!" dico mentre usciamo dall'aula. Carlotta mi guarda divertita dicendomi: "beh ovvio! Se solo fossi stato attento!" la guardo allibito, come può dirmi una cosa del genere? 'buff lasciamo perdere non voglio commentare..'. Usciamo dall'ateneo e ci dirigiamo verso la stazione. Carlotta è pensierosa, "cosa c'è che non va?" le chiedo "niente" risponde seccamente, "cosa c'è?" il mio tono si alza di qualche ottava, mi guarda e mi sorride. Poche volte riesco a interpretare i suoi sorrisi, quindi decido di lasciar perdere per questa volta. Carlotta non abita nel mio stesso appartamento perché ha deciso di stare in casa con suo fratello, mentre io abito da solo. Arrivo a casa stanchissimo, apro il libro di inglese e inizio a leggere la prima pagina svogliatamente 'perché mi ha guardato in quel modo il professore? Bah..' decido di non dare troppo peso alla mia domanda. Sono le 21.30 mi sento crollare, controllo minuziosamente il mio appartamento in affitto: ci sono 3 camere da letto, un bagno di modeste dimensioni, la cucina collegata alla sale tv e un balcone. Prima di coricarmi a letto decido di fumarmi una sigaretta. Faccio una doccia, mi lavo i denti e mi metto sotto le coperte. Sto per addormentarmi quando sento suonare il cellulare. 'chi può essere a quest'ora?' controllo il numero, è la signore che mi ha dato in affitto l'appartamento. "salve Vittoria come sta?" le chiedo, lei: "bene Sebastiano grazie, ho una notizia da darti", "mi dica" la incito, "domani arriveranno due nuove coinquiline nell'appartamento" 'cosa?' "ehm..ok a che ora arriveranno?" le chiedo per curiosità, "alle 19", "ok, grazie mille Vittoria", riattacco. 'stavo così bene da solo, con il silenzio, non sono abituato a stare insieme a persone che non conosco' alzo gli occhi al cielo supplicandolo che siano due coinquiline almeno simpatiche. La chiamata di Vittoria mi ha rovinato il sonno, allora decido di guardare la tv e come tutte le volte che voglio guardare la televisione non c'è mai nulla di interessante. Mi sdraio sul divano a guardare MTV. Gli occhi iniziano ad appesantirsi e crollo in un sonno profondo. Sento le sue mani che mi toccano, mi scompigliano i capelli, scende lentamente sul mio torace e toglie il mio pigiama. Inizia a baciarmi la fronte, poi il naso, di conseguenza la bocca ma sono baci dolci non pieni di forza, poi continua scendendo sulla mia gola, sulla clavicola, sul mio sterno e scende fino all'ombelico. Inizia a toccarmi le braccia, io ho ancora gli occhi chiusi a causa delle vibrazioni del mio corpo, mi fa gemere. In lontananza sento un suono flebile, credo sia la sveglia ma non ne sono sicuro, poi il suono si intensifica e prima di svegliarmi completamente dal mio sogno apro gli occhi e vedo il professore. Mi tiro su dal divano ansimando, sono sudato e respiro troppo veloce, il mio battito è accelerato. Mi guardo in giro e sono ancora immerso nel buio del mio appartamento monzese e la mia sveglia continua a suonare. Ancora scosso dal sogno, fin troppo realistico, corro in camera da letto a spegnere il cellulare che suona. Vado in bagno a lavarmi la faccia, vedo i miei capelli castani scompigliati, gli occhi marroni stanchi che scrutano la mia stessa immagine riflessa. Mi dirigo dondolando verso la cucina, mi preparo i miei magnifici pancake e li mangio velocemente visto che sono sempre in ritardo. Esco dall'appartamento, chiudo la porta a chiave e corro verso il treno che non perdo per un soffio. Arrivo alla stazione di Milano Carlotta mi sta già aspettando sul binario di arrivo del mio treno. Oggi Carlotta si è piastrata i capelli, naturalmente i suoi capelli sono castano scuro con riflessi rossi, ricci e voluminosi. Ci incamminiamo verso l'ateneo, oggi è una giornata nuvolosa, amo il brutto tempo. Assistiamo alla lezione di economia, Carlotta è troppo presa dalla lezione per prestarmi attenzioni quindi decido di pensare al sogno fatto e come mai l'ho sognato. Finalmente arriva l'ora di pranzo e io e la mia amica ci incamminiamo verso la mensa. "ieri sera Vittoria mi ha chiamato per dirmi che arriveranno due inquiline a vivere come me." Le dico velocemente senza pensarci. Lei mi scruta con un'aria minacciosa.. è sempre stata gelosa delle persone con le quali interagivo, non dice niente e continua a camminare. Arrivati alla mensa ci sediamo al solito tavolo degli sfigati a mangiare. Dopo pochi minuti sento suonare il telefono di Carlotta, lei risponde immediatamente.. "ciao, si sono io.. COSA??" tutte le persone in mensa si girano a guardarci, lei ha negli occhi la paura, le prendo la mano stingendogliela forte, riattacca. "mio fratello è caduto dalle scale in università ed è grave, devo scappare", non faccio in tempo a salutarla che lei si sta dirigendo verso l'uscita. 'cosa sarà successo? Le scriverò dopo per chiederle informazioni..'. Il mio stomaco inizia a brontolare e mi ricordo di essere affamato. Prendo in mano il mio panino e gli do un morso. Ho lo sguardo rivolto verso il piatto per non sporcarmi di briciole e in un istante vedo un ombra che si siede nel posto di fronte al mio. Alzo lo sguardo, non può essere Carlotta, vedo il professore di inglese che mi guarda, io immediatamente tossisco per cercare di non soffocarmi con un pezzo di pane. "tutto bene Benedetti?" ci metto un po' a metabolizzare tutto. 'perché è qua? Cosa vuole?'.. "si tutto bene grazie". Mi fa un leggero sorriso, 'che bocca stupenda che ha e che occhi!'. Scuoto la testa come se volessi mandare via i miei pensieri, "ha bisogno di qualcosa professore?", mi guarda e sorride di nuovo: "no..". Sta per dire qualcosa, lo sento dal suo tono di voce, ma si blocca immediatamente, si alza ed esce dalla mensa. 'ma.. cosa vuol dire tutto questo? Cosa voleva?'. Guardo l'ora, 'cazzo è tardi!' corro immediatamente alla lezione di economia aziendale. Il professore di economia aziendale è un signore sulla cinquantina, capelli brizzolati e parzialmente calvo, inizia a parlare di aziende e io inizio a perdermi nei miei pensieri: 'come mai è venuto a sedersi vicino a me? Come mai proprio io? Che cosa vuole da me?'. Mentre cerco delle risposte alle mie domande inespresse sento vibrare il cellulare, è mia mamma 'ma non sa che sono ancora in università?' rifiuto la chiamata e decido di prestare attenzione alla lezione di economia aziendale. Corro, come è il mio solito, cercando di non perdere il treno, devo tornare a casa e renderla presentabile per le nuove coinquiline. Arrivato a casa chiamo mia mamma e le racconto dell'università, dell'appartamento e delle coinquiline che sarebbero arrivate tra qualche ora. Non accenno al professore perché mia madre è molto filo-cattolica e anche se ha accettato il mio orientamento le dà fastidio sentir parlare di ragazzi con suo figlio, quindi decido di omettere questo particolare. Grazie a dio la nostra chiamata non dura più di dieci minuti. Io e mia madre non abbiamo mai avuto un grande rapporto, di conseguenza non ci raccontiamo molto l'uno dell'altra. Sento suonare al campanello, sono nervosissimo, sono sempre agitato quando devo conoscere nuove persone. Apro la porta e vedo due ragazze: una con i capelli castani un po' mossi e gli occhi marroni, l'altra un po' più bassa con i capelli biondi e occhi marroni. Dalle presentazioni capisco che la ragazza bionda si chiama Arianna e l'altra Elena. A prima vista sembrano simpatiche, ma mai giudicare un libro dalla copertina. Mostro a loro l'appartamento e li faccio vedere le camere in cui possono dormire. Vado in cucina a prepararmi un tè e chiedo alle due ragazze se ne vogliono un po' anche loro. Preparo tre tazze e ci verso l'acqua calda con la bustina di Twinings. Dopo pochi sorsi la coinquilina con i capelli biondi inizia a chiedermi che facoltà facessi, che interessi avessi e quali fossero i miei hobby. Da come reagisce alle mie risposte capisco che diventeremo grandi amici perché lei è molto loquace e simpatica, mentre la sua amica mi sembra più introversa, non ha parlato molto durante la sera, ostentava dei piccoli sorrisi. Quanto appreso dalla nostra chiacchierata Arianna è al primo anno di ostetricia mentre Elena è al secondo anno di medicina veterinaria. Suonano alla porta 'non mi aspettavo altre visite', le nuove coinquiline mi guardano perplesse, ma io lo sono quanto loro. Vado alla porta, giro la chiave e la apro.. ma nessuno c'è all'entrata. 'strano'. Guardo sul tappetino d'ingresso, c'è un bigliettino: 'spero che tu ci sia domani a lezione'. Non è firmato. 'chi potrà mai essere? No! Ti prego, fa' che non sia una ragazza che si è presa una cotta per me'. Al liceo, non so come mai, la maggior parte delle ragazze mi veniva dietro.. povere illuse anche loro, non sapevano che ero gay. Ma d'altro canto nessun ragazzo mi è mai corso dietro e non ho mai capito il motivo. Rientro in casa buttando il biglietto nel cestino sotto il lavandino e mi dirigo in camera da letto augurando la buona notte a Elena e ad Arianna. Mi metto sotto le coperte e mando un messaggio a Carlotta:

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 09, 2015 ⏰

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