Tutto si poteva dire di Louis Tomlinson, ma non che fosse senza cuore. A volte era un po' presuntuoso, spesso era troppo sarcastico ed era senza ombra di dubbio iperattivo, ma aveva un cuore d'oro. Era stata proprio la sua iperattività a convincere sua madre a mandarlo ad una sorta di gruppo di sostegno per bambini dai tre anni a ragazzi di diciotto e la sua predisposizione a cercare di rendere le persone felici a farlo rimane. Aveva undici anni all'epoca ed erano appena nate le sue sorelline, ragion per cui sua madre aveva meno tempo a disposizione e non riusciva a seguirlo abbastanza per evitare che si mettesse nei guai ogni giorno. Lui l'aveva presa bene, non gli importava passare del tempo con bambini con vari problemi di salute, anzi, si sentiva in dovere di aiutarli e stare con loro per renderli felici. Sua madre aveva temuto che potesse sentirsi ignorato da lei, ma a Louis bastavano un po' di coccole prima di andare a letto per essere felice. Non dava la colpa alle sue sorelline, che adorava, e nemmeno a sua madre, perché vedeva quanto stanca era dopo aver passato la giornata tra pannolini e bambine affamate, senza contare che c'erano altre due testoline bionde che correvano per casa ad ogni ora del giorno.
Ora, a distanza di dieci anni, ancora andava all'ospedale per stare con quei bambini - ok, non proprio gli stessi perché ormai erano cresciuti, ma alcuni erano rimasti ad aiutare, come lui, ed altri erano talmente piccoli all'epoca che ancora si facevano vivi ogni tanto. Molte delle operatrici che si occupavano di gestire il gruppo avevano lasciato a lui carta bianca, perché tutti sembravano adorarlo, soprattutto i più piccoli che si lanciavano letteralmente sulle sue gambe, ed era per questo che da due anni a quella parte si occupava dell'accoglienza di nuovi ragazzi e che si trova davanti l'entrata dell'ospedale per aspettare Harry.
Harry era l'opposto di Louis. Non per scelta di sicuro. Lui era muto dalla nascita e questo l'aveva portato a chiudersi nel suo piccolo mondo nel quale neanche la sua famiglia poteva entrare. Non aveva amici, tranne la sorella maggiore, e nonostante avesse un sacco di passioni e fosse interessato a scoprire tutto quello che lo circondava, si ritrovava a passare il suo tempo in camera."Salve" disse Louis cordiale appena vide una signora con lunghi capelli neri avvicinarsi a lui. Non era troppo alta, ma sembrava sprizzare energia da tutti i pori. Il suo sorriso era radioso e gli occhi luminosi e gentili davano a Louis una sensazione di calma. Accanto a lei camminava un ragazzino di sedici anni, capelli ricci e castani, alto più della madre e, beh, quello era tutto, perché ancora non aveva alzato lo sguardo e Louis non era riuscito a vederlo bene. Indossava dei jeans relativamente stretti e una felpa che gli stava enorme. "Molto piacere, io sono Louis." Allungò la mano verso la donna, che si presentò con il nome di Anne. "Tu sei?" si rivolse a Harry, che continuò a tenere lo sguardo fisso verso il basso.
"Lui è Harry, è muto" intervenne Anne. "E non gli piace essere toccato" aggiunse dopo, guardando preoccupata il figlio che sembrava sul punto di strapparsi il labbro a morsi.
"Oh, ok. Allora, Harry, vogliamo andare?"
Il ragazzo scosse la testa, facendo sospirare spazientita la madre. Sembrava che quella scena si fosse già ripetuta più volte.
"Come sarebbe a dire no?" chiese sconvolto. "Tesoro, questo posto è fantastico, te lo assicuro. E non lo dico perché faccio volontariato qui, lo dico perché ci ho passato la mia adolescenza. Ho conosciuto i miei migliori amico tra queste quattro mura e anche la mia prima ragazza, quindi penso proprio che dovresti dargli una possibilità, che ne dici?" Sorrise incoraggiante, anche se il ragazzo ancora non lo guardava.
Harry alzò finalmente la testa e Louis poté finalmente constatare che quel ragazzo era davvero molto bello, con gli occhi verdi - un po' spenti per i suoi gusti, ma ci avrebbe lavorato - e le labbra carnose. Scrutò Louis per un attimo, soffermandosi sui suoi capelli color caramello scompigliati, la barba appena accennata, le labbra fini e gli occhi azzurri, che non guardò mai direttamente perché non gli piaceva avere contatti visivi con gente che non conosceva.
"Ti prometto che ti divertirai, e se non sarà così potrai andartene" disse dolcemente. Non era la prima volta che si trovava ad affrontare questo problema, la maggior parte dei bambini non voleva ammettere di aver bisogno di aiuto e piangevano per ore nella speranza che i genitori li portassero a casa. Cambiavano tutti idea dopo due giorni.
A quel punto Harry annuì e Louis sorrise vittorioso.
"Fantastico! Seguitemi." Iniziò a camminare a passo spedito verso l'ascensore e premette il tasto ripetutamente nella speranza che arrivasse prima - questa era la sua iperattività a parlare, perché aveva sempre odiato aspettare e aveva bisogno di fare qualcosa.
Appena l'ascensore arrivò, però, si ritrovò a sbuffare.
"Perché non saliamo?" chiese Anne confusa quando capì che Louis non aveva intenzione di prendere l'ascensore.
"C'è molta gente, non vorrei che Harry si spaventasse" spiegò. "Useremo le scale, sono solo due piani." Riprese a camminare, seguito a ruota dagli altri due, e salì le scale fino al piano riservato al loro gruppo.
Non era propriamente un piano intero dell'ospedale, perché c'erano poco più di trenta bambini e dieci operatrici, era più che altro una specie di attico con giochi di tutti i tipi per intrattenere i bambini. C'era una vasca con le palle di plastica, uno scivolo con sotto dei materassini perché ok che erano in un ospedale, ma era sempre meglio evitare che un bambino si sfracellasse a terra. C'erano molti tavolini con sopra sparsi fogli e colori, sulla sinistra c'era un box grandissimo con materassi e le palle enormi che si usano per fare ginnastica, poi c'era una porta in fondo alla stanza, sulla destra, che portava al bagno e un'altra accanto all'entrata che portava ad un cucinìno dove i genitori lasciavano la merenda per i figli.
"Eccoci" disse eccitato. Si agitava sempre quando qualcuno di nuovo visitava il loro piccolo angolo di paradiso.
Tutti si zittirono all'istante e portarono lo sguardo su Harry, che si afferrò il gomito sinistro con la mano destra quasi volesse farsi da scudo.
"Ne abbiamo già parlato quando è arrivata Emily. Non potete fissare così un nuovo arrivato" sbottò Louis. "Si chiama Harry ed è qui per fare una prova, ora tornate alle vostre cose." Mosse le mani quasi stesse scacciando delle mosche e la stanza tornò a riempirsi delle risate dei bambini e delle chiacchiere dei più grandi.
Harry non riuscì a trattenere un sospiro sollevato.
"Anne, se vuoi là ci sono le infermiere che si occupano di tutto, io porto Harry a fare un giro." Indicò le due donne vicino allo scivolo, che sembravano intente in una conversazione molto importante, se il loro gesticolare frenetico era di qualche indizio.
"Ok, vado subito." Diede un bacio a Harry, che si irrigidì all'istante, e si allontanò.
"Non ti piace essere toccato neanche da lei?"
Harry scosse la testa e riprese a mordersi il labbro.
"Capisco... In realtà no, sono estremamente affettuoso, ma non siamo tutti uguali. Ora vieni con me, tesoro." Si avviò verso Niall, che era già pronto con le braccia aperte per accogliere Harry. "Fermo." Louis gli appoggiò la mano sul petto. "A Harry non piace essere toccato, quindi ti pregherei di tenere le tue manie da orso coccoloso lontane da lui."
"Cosa?! Perché non ti piacciono le coccole?" Sfoderò i suoi occhi da cucciolo e Louis per un attimo temette c'è potesse scoppiare a piangere. Dio quanto adorava quel ragazzo.
"Harry è muto."
"Davvero? Quindi sai il linguaggio dei segni?" chiese eccitato, del tutto dimentico di quello che Louis gli aveva detto poco prima.
Harry annuì, un po' intimidito dalla grande presenza di quel tipo.
"Fico, mi insegni qualcosa?"
"Nialler, calmati, così me lo spaventi." Appoggiò le mani sulle sue spalle e lo fece sedere sulla sedia più vicina. "Torniamo dopo, forse." Fece cenno a Harry di seguirlo e riprese a camminare. "Lui non ha alcun problema, è venuto qui con me perché siamo migliori amici da praticamente sempre e gli piace stare tra le gente" spiegò mentre raggiungevano il tavolo dove erano seduti Zayn e Liam. "Ciao, ragazzi" li salutò.
"Lou! Era ora, sono trenta minuti che ti aspetto."
"Zayn, a cuccia, oggi il mio unico pensiero è Harry. Non vuole stare qua e devo assolutamente fargli cambiare idea." Sorrise a Harry, che si era fermato alle sue spalle e si accarezzava il braccio in evidente imbarazzo. "Harry, loro sono Zayn e Liam." Indicò i due ragazzi, che si alzarono all'istante per presentarsi come si deve. "Non gli piace essere toccato."
"Oh ok. Lo hai già detto a Niall? Scommetto che ci è rimasto male" disse Liam.
"Molto, ma gli passerà."
"Perché sei qui, Harry?" chiese Zayn. "Se vuoi dirlo, ovviamente. Io ho problemi agli occhi, ma ho appena subito un intervento e sembra stia migliorando" disse speranzoso. A Louis si era spezzato il cuore quando gli aveva rivelato che c'era la probabilità che in un anno perdesse del tutto la vista e si era letteralmente disintegrato quando aveva scoperto che la sua passione era l'arte e che ovviamente avrebbe dovuto abbandonare il suo sogno senza un intervento.
"E io ho in rene che non funziona" intervenne Liam, per cercare di metterlo a suo agio.
"Non può parlare" rispose Louis per Harry appena quest'ultimo ebbe annuito. Non che la gente non se ne sarebbe accorta, infondo ancora non aveva aperto bocca.
"Woo, sai il linguaggio dei segni?" chiese Liam.
"Cos'è questa fissa? Anche Niall glielo ha chiesto" sbottò Louis. "Lasciatelo stare, povero piccolo." Allungò la mano per accarezzargli i capelli, ma si fermò appena in tempo. "Scusa, ci metterò un po' per reprimere la mia parte affettuosa con te. I tuoi capelli sembrano così morbidi" disse quasi sognante.
Per la prima volta da quando aveva messo piede nell'ospedale Harry si ritrovò a sorridere e Louis notò subito le sue fossette.
"Dio mio, dovevi proprio avere le fossette? Ecco, metto le mani in tasca." Mise le mani nelle tasche dei jeans e sorrise appena lo fece Harry.
"Ciao" disse una vocina dolce e delicata.
Louis abbassò lo sguardo sulla piccola Emily, che era arrivata due settimane prima. "Ciao, tesoro, sei venuta a fare amicizia?"
"Sì, è brutto essere gli ultimi arrivati." Si attaccò alla gamba di Harry prima che Louis potesse evitarlo.
"No, Emily, non farlo." Provò ad allontanarla, ma Harry lo fermò. "Uh? I bambini non ti infastidisco?"
Harry scosse la testa e si abbassò al livello della bambina dai capelli rossi.
"Harry adora i bambini" lo informò Anne, che era appena comparsa alle sue spalle.
"Come mai?" chiese curioso, mentre guardava Emily che giocava con i ricci di Harry.
"Non lo so, ma mi basta." Anne aveva un'espressione terribilmente triste e allo stesso tempo sognate e Louis si sentì male per lei. Aveva sempre considerato la sua famiglia come la cosa più importante al mondo e non riusciva ad immaginarsi come potesse sentirsi Anne, con un figlio muto e distaccato anche da lei.
"Ci sono un sacco di bambini qua, penso che gli piacerà molto." Si abbassò accanto a loro. "Dimmi, piccola, come sono i capelli di Harry?"
"Morbidi" disse contenta. "Tocca."
"A Harry non piace molto essere toccato dagli adulti" le spiegò.
"Ma tu sei coccoloso." Lasciò i capelli di Harry per gettarsi tra le braccia di Louis. "Visto, Harry, è innocuo." Pizzicò la guancia di Louis, che le fece la linguaccia.
Harry si limitò a sorridere e a rialzarsi.
"Lou, mi porti sullo scivolo?"
"Oggi devo stare un po' con Harry, ma la prossima volta ti porto dei cioccolatini. Li porto anche a te se ritorni." Si alzò con Emily ancora in braccio e sorrise a Harry. "Ti piace quella bianca?" chiese.
Harry scosse la testa.
"Al latte?"
Questa volta annuì.
"Perfetto, io la porto, se tu non verrai la mangerò tutta da solo e ingrasserò ancora. Tra poco dovrò cambiare tutti i jeans, mangio troppo quando vengo qui."
"Smettila di lamentarti, adori quando ti guardano il culo per strada" lo canzonò qualcuno alle sue spalle.
Si girò e incontrò gli occhi di Sarah, la sua prima ragazza. "Oh, ciao, splendore."
"Ciao, Lou." Gli stampò un bacio in fronte e si rivolse a Harry. "Ciao, io sono Ally. Niall mi ha detto di non toccarti quindi neanche ti porgo la mano."
"È lei la mia ex" lo informò Louis.
"E sarebbe anche potuta durare se io e te non avessimo gli stessi gusti."
Harry li guardò confuso.
"Sono gay" spiegò a quel punto Louis.
"Ha provato a rubarmi il ragazzo."
"Non dire-" si bloccò appena si ricordò di Emily. "Tesoro, vai a fare un giro." La mise a terra e le accarezzò la testa. "Non dire cazzate, Ally, non è colpa mia se lui è bisessuale e io ho un culo da favola." Si palpò da solo il culo, facendo ridere Liam e Zayn che stavano assistendo in silenzio.
"Vedi, alla fine parliamo sempre del tuo culo." Gli tirò uno schiaffo sul sedere. "Vado a farmi un giro, dai. È stato un piacere, Harry." Scosse la mano verso di lui e se ne andò.
"Ti ci abituerai, lei è fatta cosa" lo rassicurò Louis davanti la sua espressione un po' basita.
Harry annuì di nuovo, per fargli capire che andava tutto bene.
"Vuoi fare qualcosa? Magari un giro dell'ospedale? Non è il massimo della vita, ma è giusto per non restare circondato da tutta questa gente."
Harry iniziò a guardarsi attorno, probabilmente alla ricerca di sua madre che era comparsa dal nulla e se ne era andata senza dire niente.
"È là, vieni" disse Louis appena la individuò, per poi avviarsi verso di lei. "Anne, porto Harry a fare un giro, va bene?"
"Uhm, ok... Harry, sei sicuro?" chiese in modo apprensivo. Come darle torto.
Lui annuì di nuovo, annoiato dalla domanda della madre.
"Bene, ok." Provò ad avvicinarsi, ma lui si spostò e iniziò a camminare verso la porta, seguito subito da Louis.
"Oltre ai bambini c'è qualcuno che può toccarti?" chiese mentre camminavano per i corridoi azzurrini.
Harry si fermò un attimo, costringendo Louis a fare lo stesso, e prese il telefono dalla tasca. Digitò qualcosa e poi lo allungò verso Louis. Sullo schermo c'era solo un nome: Gemma.
"È la tua ragazza?"
Fece una risatina sarcastica e scrisse qualcos'altro. 'È mia sorella.'
"Oh, ok." Ripresero a camminare. "Harry, attento." Strinse la mano attorno al suo polso per evitare che si schiantasse contro una signora anziana, ma si pentì di averlo fatto appena Harry si allontanò di scatto da lui e si premette contro il muro quasi si fosse scottato. "Scusa, me ne sono dimenticato." Provò ad avvicinarsi, ma Harry si spostò ancora e si accasciò a terra. "Harry, tesoro." Si inginocchiò davanti a lui. "Ehi, va tutto bene" disse, sperando di suonare rassicurante. "Mi dispiace tanto."
Harry scosse la testa e prese un respiro profondo.
"Pensi di potermi perdonare?"
Questa volta Harry annuì, anche se non sembrava troppo convinto e aveva la faccia di qualcuno che aveva appena visto un fantasma.
"Grazie, splendore." Si alzò e si pulì le ginocchia dalla polvere. "Vieni? Forse dovresti tornare a casa, ha già fatto molto oggi."
Harry si alzò a sua volta e si pulì il sedere, poi annuì per fargli capire che poteva andare.
"Bene." Lo condusse di nuovo al loro piano, dove ad aspettarli sulle scale c'era Anne. "Credo sia il caso di portare a casa Harry, per sbaglio l'ho fatto spaventare."
"Cos'è successo?" chiese subito preoccupata. Si avvicinò a Harry per abbracciarlo, ma lui si spostò dietro a Louis. "Harry, tesoro, stai bene?"
Il ragazzo sbuffò e annuì, poi indicò le scale.
"Andiamo subito, sì."
"Pensi di tornare?" gli chiese speranzoso Louis.
Harry ci pensò un attimo, poi prese il telefono e scrisse qualcosa per Louis. 'Mi porterai davvero i cioccolatini?'
"Certo che sì, tutti quelli che vuoi." Sorrise radioso, contento di essere riuscito a far cambiare idea a Harry.
'Mi piacciono quelli con la carta dorata, ma se sono al latte vanno bene tutti.'
"Carta dorata, sarà fatto."
"Di cosa state parlando?" si intromise Anne, un po' sconvolta alla vista del figlio che cercava di fare amicizia.
"Ho promesso a Harry che gli avrei comprato dei cioccolatini" spiegò Louis.
"Oh, non preoccupati per l'incidente di poco fa."
"Non è per quello e ormai glieli ho promessi. Ci vediamo presto con tanta cioccolata."
"Ciao." Lo salutò Anne, mentre Harry alzò la mano e fece un timido sorriso.
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Mute
FanfictionHarry è un ragazzo muto costretto dalla madre a frequentare un gruppo per bambini e ragazzi con varie malattie e problemi. Louis è uno dei volontari che si occupa dell'intrattenimento di questi bambini. Ci sono accenni Ziam ma proprio piccoli piccol...