Capitolo tre : Strani incidenti

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Capitolo tre : Strani incidenti

Guardo la parole scarabocchiate in nero sul mio quaderno, la penna in bocca.

Le guardo con insistenza, come se volessi avere delle risposte da loro. È assurdo, ma ora sembrano le uniche certezze nella mia vita.

« Signorina Mitchell, vuole rispondere lei alla domanda? »

Alzo lo sguardo di scatto e cerco di riprendermi, mentre il prof di lettere mi lancia uno sguardo accusatorio. 

« Ehm... Sì », cerco di non essere patetica, ma so già che la mia voce è tremante come il mio labbro che fermo con i denti.

Il prof mi guarda in attesa di sapere la riposta. Nonostante abbia un'espressione glaciale, so che sta ribollendo di rabbia all'interno. Sono sempre stata la studentessa migliore ai suoi corsi, sicura, intelligente ed attenta.

Deglutisco, posando lentamente la penna per prendere tempo. È forse la prima volta che sono nel panico.

Mentre i pensieri nella mia testa si annebbiano e diventano confusi, una voce risponde al mio posto.

« La risposta è: Shakespeare ha dipinto un'amore con i personaggi e l'ambientazioni esistenti in Italia.»

Quella voce.

È come se mi graffiasse il petto, lasciandomi senza fiato.

Delle immagini mi invadono la vista.

Vedo. Vedo... solo buio.

Ho freddo. Tanto freddo. Mi stringo nelle spalle per farmi più calore ma il freddo passa anche sotto la tenera e leggera coperta di lino. So di non essermi attrezzata a dovere. Non dopo la trasformazione.

All'improvviso, tra un brivido e l'altro, sento dei rumori. Dei passi si fanno strada lentamente nel buio della caverna. Il cuore incomincia a perdere il ritmo e a battere più velocemente. Il rumore dopo pochi minuti cessa con un lieve movimento accanto a me. Qualcosa è accanto a me.

Sento la sua presenza, ma ho paura ad usare la mia vista Speciale.

Attendo qualche parola, ma nulla. Solo l'acuto e penetrante suono del silenzio.

Qualcosa mi tocca e sento delle dita calde che sfiorano la pelle gelata, alzando il lembo della coperta caduta dalla spalla.

Il cuore continua a battere più forte e non so perché. O meglio, lo so. Perché lui è qui, mantenendo la promessa. La promessa di secoli fa.

La promessa di proteggermi.

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Sbatto gli occhi e mi trovo Wendy con una smorfia di disappunto dipinta sulla faccia. Mi riprendo come se avessi vissuto un flashback e mi concentro su di lei.

« Come stai? »

Scrollo le spalle e mi accorgo di essere sdraiata.

Ispeziono il luogo trovandomi ad osservare una stanza lunga e bianca con tanti letti, tutti vuoti, anch'essi bianchi. L'infermeria.

Come ci sono arrivata? Che mi è successo?

Appena cerco di alzarmi, Wendy mi sistema il cuscino dietro la schiena e mi porge con un sorriso rassicurante un bicchiere d'acqua dal comodino marrone.

L'unica nota stonata di tutta la stanza.

Lo afferro con mani tremanti e faccio scivolare lentamente tutta l'acqua in gola.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 19, 2016 ⏰

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