Il ragazzo mi si avvicinò, sedendosi accanto a me.
"Non trovi che sia strana la timidezza?" Disse, dopo qualche istante di silenzio, come se ci conoscessimo da anni, e quella fosse una conversazione come tante altre.
"Non... non saprei. Perché dovrebbe esserlo?" Risposi io titubante.
"Perché essere timidi? Che senso ha? Avere paura di parlare, o anche solo di guardare, una persona. Un essere uguale a te in tutto e per tutto, con nulla in più e nulla in meno. Siamo solo noi a metterci delle etichette come 'falliti' o 'brutti' o 'incasinati'... e se lo facciamo noi, di conseguenza, anche gli altri pensano di poterlo fare" fece una breve pausa, guardandomi. "Pensano di averne il diritto, perché se noi ci sminuiamo allora possono farlo anche loro. Gli umani ragionano così stupidamente."
Ci riflettei un momento ma risposi solo "bel modo di fare amicizia"
"Sì be', sono un tipo ehm... stravagante. Come avrai notato" sorrise, di un sorriso genuino, uno di quelli che non vedi ovunque. Uno di quelli che ti mettono di buon umore.
"Comunque io sono Dan" dissi, a disagio.
"Will, piacere"
Ci stringemmo la mano, poi ci alzammo e andammo a fare un giro.
"Conosco un'ottima pizzeria" dissi io.
"Ho proprio voglia di pizza" rispose Will, sorridendo.
Un buon inizio, direi.
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My name is Dan
Science FictionTutto è cominciato più o meno 17 anni fa, quando mia madre mi abbandonò davanti alla porta dell'orfanotrofio che è stato casa mia fino a circa un anno fa.