Capitolo 1

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Mi rigiro nel letto, mentre l'odore del pane appena tostato mi invade lentamente le narici. Ho una leggera acquolina, ma nessuna voglia di alzarmi. Anzi, mi arrotolo ancora di più tra le coperte lasciando scoperta solo la punta del naso per evitare di soffocare.
L'odore è sempre più forte e so che Angela, la mia tutrice, sta cercando di tentarmi con pane tostato e marmellata. Dopo quasi 17 anni, questa donna mi conosce fin troppo bene. Ha l'età che avrebbe mia madre se fosse ancora in vita - circa 45 anni - e con il tempo l'ha quasi sostituita. Io non l'ho mai conosciuta veramente, è morta quando avevo solo due anni, così mio padre l'ha assunta per fare in modo che ci fosse qualcuno che si occupasse di me.
La porta si apre ed  Angela entra non badando a me che sono sotterrata sotto le coperte, ma dirigendosi verso la finestra. Apre le tende e poi si ferma.
《Giulietta, lo so che sei sveglia》dice.
《Ed è inutile che continui a nasconderti lì sotto. Dovrai alzarti da quel letto, che ti piaccia o no》
Brontolo qualcosa di simile ad un lamento ed esco fuori la testa.
《Ma Angela...》
《No, Giulia. Non riuscirai ad abbindolarmi anche questa mattina》dice portando le mani ai fianchi. Come se non bastasse, corruccia la fronte e socchiude gli occhi. Dalla sua espressione capisco che è meglio non contrabbattere, quindi sospiro:《D'accordo, mi arrendo》
Il suo viso si illumina di colpo e con un movimento secco mi afferra per il polso e mi trascina giù dal letto. Un brivido mi percorre immediatamente la schiena per lo sbalzo improvviso di temperatura e mi auguro che mi venga un colpo di febbre acuta.

¤

《Andrà tutto benissimo》mi rassicura Angela guardandomi dallo specchietto retrovisore. Rispondo facendo spallucce e ritorno a guardare fuori dal finestrino. Angela si sbaglia, non c'è niente che potrebbe andare bene in una situazione come questa. Vorrei tanto aprire lo sportello e lanciarmi dalla macchina e lo farei se non fosse che rischierei di rompermi l'osso del collo o peggio, di finire su tutti i giornali.  Al sol pensiero mi viene da piangere!
《Eccoci arrivate! 》esclama. La macchina è ferma davanti un enorme edificio marrone, affiancato da due prati perfettamente tosati e fioriti.
《Già mi piace. Non sei contenta Giulietta? Stai per andare a scuola!》
《Perché non vai tu al mio posto allora?》
《Non essere sciocca, Giulietta. Ti piacerà. Sei solo troppo scettica. Se tuo padre mi avesse dato retta prima, adesso t-》
《Lo so, lo so. Studiare a casa mi piaceva però》la interrompo prima che parta con la sua solita storiella. Mi piace ascoltarla, ma Angela è troppo loquace a volte.
《Ti farà bene stare con ragazzi della tua età. Tutti i professori scelti da tuo padre puzzavano di vecchio》dice storcendo il naso, come se ne stesse sentendo proprio ora l'odore. 《E ora vai o farai tardi! Buona fortuna piccola mia》
《Ciao Angela》rispondo e non riesco a non pensare che ci vorrebbe un miracolo.
Scendo dalla macchina e mi avvio verso l'ingresso della scuola. È una bella struttura, senza alcun dubbio. Il tetto alto rende la struttura imponente, quasi spaventosa a chi la osserva dal basso. L'entrata è un'ampia sala dalle pareti lilla e ricoperte da numerose foto e avvisi vari  - ci sono circa quattro bacheche - al cui centro c'è una doppia rampa di scale che porta al piano superiore. Mi guardo un pò intorno e noto un uomo di mezza età intento a pulire una grossa macchia sul pavimento. Mi avvicino e quando si accorge di me si gratta la nuca confuso.
《Posso chiederle un'informazione?》chiedo.
《C-certo mi dica signorina》
《Dove posso trovare la sezione...》prendo il foglietto che ho in tasca e leggo: 《...B del quinto anno?》
L'uomo arrossisce appena, palesemente sorpreso, ma faccio finta di non notarlo e gli sorrido per cercare di incoraggiarlo.
《D-deve salire al primo piano e percorrere il corridoio sulla destra. È la prima aula》dice e dopo averlo ringraziato mi congedo.
Mi fermo davanti una porta mogano con inciso 5^B. Deve essere questa, penso e in quel momento la porta si apre. Indietreggio, presa alla sprovvista, e una mano mi afferra il polso impedendomi di cadere.
《Scusami!》esclama una ragazza minuta e con un folto cespuglio di ricci neri sulla testa. Mi ricompongo velocemente e scuoto la testa. 《Non è niente》dico.
《Sei sicura? Non volevo spaventarti》insiste.
《Davvero, stai tranquilla》
《Va bene. Io sono Rosaline comunque. Sei nuova?》
《Giulia, ma puoi chiamarmi Giulietta. Sono appena arrivata》le rispondo cercando di contenere lo stupore: questa ragazza non sa chi sono.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 27, 2015 ⏰

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