The night I heard your voice;

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 "Un' esibizione di che?"
"Musica classica, Fede, hai presente?"
Federico sbuffò rumorosamente e, scocciato, roteò gli occhi, infilando l'ultima moneta nel distributore automatico. Poi prese la lattina tra le mani e cominciò a camminare verso la sua classe.
"Fede, ti prego, fallo per me!"
"Mi spieghi perché è così importante per te?"
"Perché.. ehm, vedi.. ho un appuntamento con un ragaz-"
"Ah!" la interruppe il ragazzo, visibilmente scocciato il doppio, adesso "Devo subirmi un concerto di musica classica e anche fare da palo? No, grazie, tesoro!"
Non attese nessuna risposta da parte della ragazza ed entrò nella sua aula, prendendo posto all'ultimo banco, accanto al muro.

Alla fine lo sapeva, avrebbe ceduto e avrebbe accompagnato Giulia al suo appuntamento, quella sera. Avrebbe bevuto chissà quanti caffè per rimanere sveglio e avrebbe completato un'intera rivista enigmistica, compreso il Sudoku. Che poi, chi diavolo sapeva giocare a Sudoku?

Tra un pensiero noioso, un richiamo noiosissimo e una spiegazione super noiosa della professoressa suonò la campanella e i ragazzi confluirono fuori dall'edificio in un nanosecondo. O anche meno.
Federico si avviò verso l'uscita e aspettò Giulia, per poterle dare un passaggio verso casa.

Giulia era quasi l'unica persona che stava davvero simpatica a Federico, in quella scuola. Lui era famoso tra quelle mura e perfino lui ne ignorava il motivo. Forse perchè non mancava mai alle feste, forse perché alle feste finiva sempre per fare un pezzo di freestyle e rubare la scena a chiunque altro. O forse solo perché aveva qualche tatuaggio e qualche piercing e agli occhi degli altri sembrava immensamente "figo".
Ma a lui non interessava, in realtà. Non gli interessava se trenta o quaranta persone, che magari non conosceva nemmeno, si fermavano sempre a salutarlo o a fargli i complimenti per qualcosa. Non gli interessava per niente essere guardato da tutti con ammirazione tra i corridoi.
Perché tra tutte le persone che fingevano di idolatrarlo, nessuno si era mai fermato a pensare che anche lui era una persona. Nessuno aveva mai cercato di conoscerlo, di passare del tempo con lui, di perdere le nottate a giocare ai videogames con lui o di uscire con lui per il puro gusto di farlo. Nessuno tranne Giulia.

Perciò Federico la definiva la sua migliore amica e avrebbe fatto di tutto per proteggerla e renderla sempre felice. Quando renderla felice non significava accompagnarla a concerti in paesi sperduti e fare ore di fila al sole per cantanti sconosciuti, ovviamente.
Ma sì, aveva fatto anche quindici ore di fila per gli One Direction. Sì.
Però glielo doveva, dopotutto l'aveva aiutato a sopravvivere per cinque anni in quel liceo di idioti senza ammazzare nessuno.

**

Erano le 17 e Federico Sono-un-idiota-e-non-so-dire-di-no-a-nessuno Lucia era steso sul divano, inerme, con lo sguardo rivolto verso la tv e nessuna voglia di andare a farsi una doccia.

Cosa si indossa ad un evento di musica classica?, si chiese quando, esattamente un'ora dopo, decise di trascinarsi fino alla sua stanza, dopo aver fatto la doccia.
Guardò l'armadio per venti minuti, rimanendo in boxer e sperando che i vestiti decidessero di saltargli addosso e stargli bene.
Poi finalmente indossò un jeans chiaro semplice e una maglietta larga nera, con uno scollo a v che lasciava leggermente intravedere i tatuaggi del collo e del petto.
Allacciò le scarpe e scese in strada, aspettando Giulia.
Dopo cinque minuti, sentì qualcuno travolgerlo in un abbraccio.

Entrarono nel pub, dopo circa dieci minuti di cammino e si sedettero ad un tavolo.
Un ragazzo biondo si avvicinò subito a loro e salutò affettuosamente la ragazza. Federico sentiva le budella contorcersi: odiava vedere qualcuno flirtare con la sua amica.
Si allontanò da loro, sedendosi al tavolo più vicino e buttò giù l'ultimo sorso di cioccolata calda.
Mentre aspettava la sua seconda tazza, un rumore dal piccolo palco, posto sul lato sinistro del pub, lontano solo due tavoli da quello di Federico, catturò la sua attenzione.
Si accese una luce brillante che rivelò il profilo di un ragazzo alto, vestito abbastanza elegante, con un pantalone bianco stretto e una camicia particolare.
Orrenda, aggiungerebbe qualcuno. Ma agli occhi di Federico era solo particolare. Diversa. E bella da morire su quel ragazzo.
"Buonasera" sussurrò il ragazzo, prendendo timidamente il microfono in mano. Aveva un accento strano, leggermente francese ma la pronuncia era decisamente influenzata dall'inglese.

Federico quasi non notò il cameriere avvicinarsi al suo tavolo, troppo impegnato ad osservare il ragazzo che aveva cominciato ad intonare una canzone totalmente sconosciuta alle sue orecchie ma comunque piacevole.
I ricci del cantante gli dondolavano sulla fronte, balzando delicatamente in ogni direzione mentre lui era impegnato a non sbagliare nessuna nota, nemmeno quella più alta.
Sorrideva, mentre cantava. Improvvisamente la timidezza con la quale aveva pronunciato il suo saluto era svanita, annullata dalle note del brano.
Il brano era in inglese ma Federico riusciva a capire tutte le parole. Esso parlava di un ragazzo che trova l'amore della sua vita e decide di abbandonare tutto per lui. Un clichè. Eppure quelle parole, in quel momento, pronunciate da quelle labbra, sembravano oro colato, una lezione importante che dovrebbe essere imparata.

Improvvisamente, Federico – Fedez, per tutti - capì che non avrebbe mai voluto ascoltare nessun'altra voce in vita sua se non quella del ragazzo che stava danzando con leggiadra sul palco.

L'ora successiva volò in un batter d'occhio, il ragazzo – che rivelò di chiamarsi Mika – cantò una decina di canzoni. Alcune lente, alcune ritmate. Si muoveva tra grandi classici e canzoni sconosciute come nulla fosse, passando per un Do Minore e un Mi Maggiore. Un falsetto, un acuto. E Fedez rimaneva lì, impalato, ad ascoltarlo.

Il pub si era quasi svuotato e anche Giulia era andata via, senza neppure avvertirlo.
O forse l'aveva fatto ma Federico, completamente assorto nella sua adorazione, non l'aveva sentita o vista.

Rimasero solo una coppia di fidanzati nascosti nell'angolo più lontano del pub ma Fedez, ancora, non percepiva la loro presenza. Percepiva solo la voglia di divertirsi di Mika, il suo talento e quella gioia che vedeva nei suoi occhi mentre cantava, anche ora che non c'era più nessuno ad ascoltarlo.
I suoi occhi. Due iridi colorate di un verde opaco, scuro ma non troppo, macchiate al centro da un marrone delicato, così come il ragazzo.
Sembravano finti, quegli occhi. Di un colore unico e così particolare che sembrava creato apposta per lui.
Come un abito da sera cucito su misura per il corpo di una donna, quel colore sembrava essere stato creato solo per dare un ulteriore tocco di eleganza e dolcezza a quel viso, già reso bello dai suoi lineamenti perfetti e vagamente occidentali.

Federico si sentì improvvisamente confuso. Non capiva cosa lo stesse tenendo ancorato a quel tavolo, impedendogli di andarsene dal pub. Perché teneva così tanto a sentire la voce di quel ragazzo?
Poi, quest ultimo calò nel silenzio e tutti i pensieri volarono via dalla testa di Federico, tramutandosi in piena attenzione verso cosa stava accadendo sul palco.

Mika sorrise. Delle deliziose fossette e delle piccole rughette comparirono sulle sue guance e accanto ai suoi occhi. Era un sorriso sincero, quasi buffo, che metteva felicità solo a guardarlo.

"Grazie" sussurrò dolcemente, riacquistando la timidezza iniziale e le luci si spensero, lasciando che la figura di Mika fosse catturata dal buio.
Federico si sentì.. vuoto? Sì, vuoto. Inspiegabilmente vuoto.
Una parte di lui voleva che quel ragazzo non smettesse mai di cantare.

Sospirò e, quando scoprì che si era fatto tardi, si alzò precipitosamente dal tavolo e cominciò ad avanzare verso la cassa.
Pagò e fece per voltarsi per andarsene ma, essendo distratto dal portafogli, andò a sbattere contro qualcuno.
"Oh, ops, scusa!"
Quel qualcuno si girò: Mika era lì, proprio davanti a lui.
"Non fa niente, figurati e grazie per essere rimasto fino alla fine"
Sorrise. Fedez ammutolì, dentro e fuori. Dopo essere rimasto un po' – o forse troppo – ad ammirare le labbra del cantante, l'altro parlò.

"E' stato un piacere ascoltarti" ammise, con tutto il coraggio che riuscì a raccimolare "Posso offrirti qualcosa? Ti vedo stanco"

Parlare con un ragazzo non era mai stato un problema per Fedez, dal momento che anche lui era un maschio. E poi non c'era mai niente di malizioso o fraintendibile: a Federico piacevano le donne e non era mai stato un dubbio per nessuno.
In quel momento, però, qualcosa lo frenava. Una parte di sé aveva al contempo una voglia matta di "conquistare" Mika e una paura gigantesca di non riuscirci. Si sentiva una ragazzina.

"Oh, sì, grazie, qualcosa di fresco"
Fedez sorrise. E per un attimo sperò che Mika pensasse quello che pensava lui riguardo al suo sorriso.
Scacciò subito quel pensiero, ma che stava combinando?

I due si sedettero ad un tavolo e cominciarono a parlare del più e del meno, di tutto e di niente, come se si conoscessero da anni. I minuti scorrevano e a nessuno dei due sembrava importare.
Impararono a conoscersi, almeno superficialmente.
Fedez scoprì che Mika in realtà si chiamava Michael, era nato in Libano, poi si era trasferito in Francia, poi a Londra, infine a Milano, dove cercava di far fortuna come poteva, aveva quattro fratelli e suonava una miriade di strumenti musicali. E cantava da Dio, ma quello già lo sapeva.
Mika scoprì che quel bel ragazzo tatuato, che prima aveva visto seduto in disparte, si chiamava Federico, che andava ancora a scuola e che amava il rap. Che i suoi tatuaggi avevano ognuno un significato forte e personale, che era un tipo introverso e introspettivo, a volte difficilmente intelligibile.

I due ragazzi erano gli opposti ma sembravano andare d'accordo. E forse per colpa delle ore piccole, forse dei troppi drink, finirono per passarci gran parte della notte, in quel pub.
Entrambi a raccontarsi apertamente ad un totale sconosciuto, come se fosse una cosa normalissima, e a guardare le stelle spuntare nel cielo.

Quando decisero che era decisamente ora di tornare a casa, i due si salutarono, scambiandosi i numeri di telefono. Chissà se si sarebbero mai sentiti di nuovo.

Ma a Fedez non importava più di tanto. Era solo una persona come tante, un amico come mille altri, no?


Salve!
Prima di tutto, grazie per aver letto la mia storia. E' la mia prima Midez e spero vi piaccia.
Sentitevi liberi di lasciare un commento, buono o cattivo che sia e condividete la fan fiction ovunque!
Insomma, se piacerà a qualcuno, arriveranno anche i capitoli successivi.
Grazie.

Con la speranza di sentirvi presto,
Mars. X


Sing me a lullaby;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora