-"stai stirando?"
La sua voce mi fece smettere immediatamente di canticchiare. "direi proprio di si Tom, lo fanno tutte le persone normali"
-"cosa cantavi?"
"una canzone" risposi senza guardarlo, cercando di concentrarmi su una maglietta di scena di Bill "ti prego Effi guardami quando mi parli". "Non mi va ora. Cavolo Tom è tutto letteralmente sbagliato.."esordì appoggiando lo stiro che tenevo in mano "..tutti i nostri baci sono stati sbagliati, tu hai una fidanzata da cinque anni! E io per prima sono una persona che rispetta la fedeltà". Passandosi le mani tra i capelli legati in un codino Tom guardò per terra, come se stesse facendo un discorso tra sè e sè "hai ragione...è tutto sbagliato, io non dovrei essere qua a disturbarti mentre lavori.. è... meglio che vada, sai mi aspettano alle prove e sai poi com'è Bill che in questi momenti è sempre logorr...", "vai Tom non ti preoccupare per me. Sto bene!" cercando una conferma delle mie parole, mi scrutò attentamente, poi indicò la porta "beh allora vado. Ciao!", "ciao".
******"Tom la prossima volta che ti vedo ancora guardare il nulla, giuro che ti tiro un pugno in faccia", "certo!" senza dire nient'altro lo vidi buttarsi sul divanetto nero che c'era nel loro camerino "Effi la maglietta l'hai stirata?", "certo Bill te la porto subito è di là" e senza pensarci due volte me la filai nell'altra stanza.Una buona occasione per non stare vicino alla causa della mia insogna.
Appena entrata nella stanzetta in cui tenevo tutti gli abiti di scena, ognuno fatto con rigore dalle mie mani, mi buttai a peso morto sulla parete e pian piano mi lasciai trascinare a terra dalla gravità "che periodo di merda". "Effi!Effi! La maglie...mah...che ci fai a terra?" spaventata guardai in alto "Bill te la stavo portando quella dannata maglia, dammi un secondo", "come sei acida oggi! Volevo solo dirti che me la potevi dare anche dopo visto che fra tre ore abbiamo il concerto. Ma visto, che come Mister "sono io il figo" sei più acida di un limone, me la prendo direttamente" varcando la porta si diresse a grandi falcate verso l'asse da stiro, prese ciò che voleva e senza dire nient'altro uscì dalla porta. "Che giornata di merdaa!" urlai soffondo le parole nel mio golf marrone.
"No Tom sto bene, sto bene davvero mi devi credere, è meglio così per tutti e due. Ora Effi mi spieghi che cazzo ci fai a terra?!". I Kaulitz avevano un problema: non bussavano mai prima di entrare. "Tom sto benissimo, sono a terra solo perchè sono stanca. Ma mi alzo se la cosa ti fa sentire meglio!" e senza aspettare risposta feci ciò che avevo appena detto. "Tò visto! Vuoi che inizi a camminare per la stranza per farti vedere che sto davvero bene", "Effi tu mi farai impazzare prima o poi" disse Tom chiudendo la porta a chiave "non ce la faccio a starti lontana, sei come una calamita. Ormai non riesco a pensare ad altro se non a te, se stai bene, se se felice, se hai mangiato la brioche alla crema stamattina oppure il barista anche oggi ha sbagliato a dartela e ti ha dato quella vuota. Mi chiedo se anche oggi quando sei uscita dalla doccia ti sei guardata allo specchio e ti sei detta che facevi schifo, e sai in quel momento ci sarei voluto essere per dirti che sei la creature più bella che esista sul pianeta, e ti starei a guardare giornate intere. Ecco ho detto tutto quello che avrei dovuto dirti prima, mentre stavi stirando, ma non ho avuto il coraggio". Stravolta da quello che aveva appena detto, lo guardai senza sapere cosa rispondere
- "eh..ah..."
-"eh?!" mi guardò accigliato Tom"è che.. nessuno mi ha mai detto una cosa del genere. E... " dissi imbarazzata, iniziando a contorcermi le mani per cercare di realizzare un discorso sensato "...non so cosa dire, so che sembra che stia dimostrando le stesse emozioni di uno scaldabagno...oddio non so nemmeno perchè abbia appena detto una cosa del genere...mah...quello che sto cercando di dire forse eh..", "si?!" chiese Tom divertito "forse... anche tu sei una calamita per me, anzi tu sei una minchiosissima calamita per me, lo sei sempre stato fin da quando sono entrata in quella sala in cui stavate tenendo l' incontro per fissare le date dei concerti..", "salve a tutti sono Effi Wolff, sarò la vostra costumista!" facendo una vocina effemmita Tom mi guardò, ancora divertito. "Io non parlo così!" dissi ridendo, dandogli una pacca sulla spalla "mi ricordo che portavi dei jeans rossi e una canotta nera, avevi i capelli legati in una treccia". Sbalordita dal fatto che si ricordasse com'ero quel giorno di due mesi fa, montò in me una pace innaturale, mai provata. Forse era vero che mi ero innamorata. Forse quella pace non era altro che amore. "Ti ricordi tutto", "sì! E pensare che Ria mi ha sempre accusato di non ricordarmi mai le date importanti". Giusto Ria... "Tom, io non voglio essere di nessunissimo intralcio alla vostra relazione, ormai sono anni che state insieme". "Non ne voglio parlare ora di questo. Vieni qui, dallo zio Tom e abbracciami!" non appena lo disse mi fiondai verso di lui e il mio corpo fu racchiuso tra le sue braccia robuste."Voglio solo te ora". Quel sussurro all'orecchio mi fece tremare letteralmente il cuore, non riuscendomi più a trattenere voltai il mio volto verso di lui e avvicinai le nostre labbra. Quei baci mi erano mancati.
******"Ciao, sono venuta a prendere le mie cose", "certo entra pure, te le avevo già incartate tutte". Facendo un breve passo Ria guardà Tom "non..hai proprio cambiato idea su di noi?", "mi dispiace ma no, non l'ho cambiata. Scusami tanto Ria...ma io la amo".
STAI LEGGENDO
La stanza delle necessità.
Short StoryEffi Wolff era sempre stata una ragazza con validi principi morali, ma ora che si ritrovava a fare da costumista per i Tokio Hotel qualcosa era cambiato. O forse era Tom quello che era cambiato?