rientro a casa

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Il primo giorno era passato e stavo tornando a casa. Presi il pullman. Era stata una giornata abbastanza divertente, con tutte quelle nuove persone intorno. Sapevo però che quell'atmosfera piena di cose nuove sarebbe finita e mi sarei ritrovata ad annoiarmi nuovamente. Scesi alla mia fermata e da lì a pochi posso sarei arrivata a casa mia  Era leggermente isolata rispetto alle altre, ma sicuramente riconoscibile con quello strano portone pitturata di blu, l'unico in tutta la zona. Mi era sempre piaciuto quel colore. Quando entrai trovai mia madre a cucinare. "Ehi Rea com'è andato il tuo primo giorno?" Le sorrisi:" tutto bene, è stato interessante"
-interessante è tuto quello che sai dire?-disse la persona che stava scendendo le scale- io avrei detto elettrizzante, eccitante, entusiasmante, magnificamente importante-. Lascia cadere lo zaino a terra e salati addossolo a mio fratello maggiore. "Edo". Sorrise:"scusa se stamattina non mi sono svegliato in tempo per salutarti sorellina, ma sono felice che ti sei trovata bene".
Finito di mangiare salii in camera mia. Polline, uno dei miei tre gatti, dormiva tranquillamente sul mio letto. Decisi di non disturbato e mi misi a sedere vicino alla finestra. Sentii dei passi fuori dalla porta e un attimo dopo mio fratello era piombato in camera. -senti Rea per farmi perdonare dopo ci andiamo a fare un giro al centro commerciale e facciamo un po di compere che ne dici-. Sorrisi raggiante:" certo Edo:.
-bene allora fatti trovare pronta per le 4-
Detto questo usci. Io adoravo mio fratello

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Passai per una scorciatoia che conoscevo fin troppo bene. Cespugli di Rosi, strada ingrigita e alberi prosperosi caratterizzavano quella piccola stradina che percorrevo con fare elettrizzato. Arrivai in poco tempo a casa, dove ad aspettarmi c'era mia madre indaffarata coi lavori domestici. Appena senti la chiave entrare nella fessura della porta, mi si posiziono davanti, con le braccia aperte da bentornato. - ciao anche a te- le dissi in torno ironico.
Senza che potessi finire la frase mi strinse forte a se è con voce del tutto esaltata mi disse:"devi raccontarmi tutto".
-e me lo chiedi? Le risposi qua di a prenderla in giro. Dovevo ammetterlo, mia madre era davvero una bella donna. Alta, sul metro e settanta, capelli lunghi e lisci neri e occhi marroni chiaro sfumati di verde. L'unica pecca era il suo abbigliamento, più tosto trasandato, ma rimaneva comunque bella agli occhi di tutti. Non per niente avevo ripreso da lei.
Senza nemmeno farmi sedere tiró fuori dalla mia bocca ogni singolo particolare di quella mattinata, perfino quante volte fossi andato in bagno e no, non ve lo diró, la privaci è stata inventata per questo. Ad ogni mia parola lei mi guardava con aria quasi di ammirazione, come se avessi appena compiuto un'impresa eroica. Mia madre era davvero una bambina.
Finito l'interrogatorio che si prolungó per tutto il tempo del pranzo, mi avvisi verso camera mia. Lascia la porta leggermente socchiusa, quel giorno non avevo voglia di chiuderla,e tirai fuori il diario dalla zaino. Era vuoto. Quello era un giorno da ricordare. Passai il tempo tra la mia musica preferita, il ronzio fastidioso di mia madre ancora intenta a farmi domande che urlava all'aria quelle povere quattro lettere del mio nome ormai sconsacrato:A L E X, e così più importante ballai per tutta la mia camera, non prima di aver sigillato per bene la finestra e di essermi assicurato che non ci fosse nessuno ad osservrmi. Feci tutto questo per ore, e senza accorgermene si erano già fatte le 4:20. Tra dieci minuti mi sarei dovuto vedere con i miei compagni delle medie per farci un gito in città e raccontarci un po' della giornata, anche se di quel giorno ricordavo solo la faccia di mia madre e parte delle domande che mi fece. Scansia i pensieri ed iniziai a prepararmi, non volevo far tardi.

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Passeggiavo con mio fratello tra le vetrine dei negozi. Stavo osservando attentamente un manichino, e mentre nella mia mente frullava la frase"lo voglio", Edoardo mi costrinse ad entrare. Uno dietro l'altro rivoltammo tutti i negozi del centro commerciale dove ci trovavamo. Soddisfatti delle compere, ci mettemmo in un posto più appartata per mangiarci un gelato. Poco distante c'era una signora sulla cinquantina che ci guardava accennando un sorriso mentre sorseggiava un caffè.
-Ehi edo- aprii la conversazione- tu come ti vedi da adulto?-
-Da adulto? Probabilmente mi vedo su una spiaggia faraonica a prendere il solo con due ragazzi brasiliani che mi sventolano foglie di palma per rinfrescarmi. Tu invece?-
Risi:" io, beh, non ne ho idea, ma sicuramente lontano da qui, magari in giro per il mondo a fare qualche lavoro strano." Mi era sempre piaciuto fantasticare su dove sarei potuta andare. Pensavo a così tanti posti che molti finivo col dimenticarmeli. Ovviamente non il castello gotico infestato dai fantasmi. Quello non l'avrei mai dimenticato.
- mm mm.. conoscendoti credo che ci riuscirai. In ogni caso la mia spiaggia ai Caraibi è sempre libera per te- disse voltandosi e rubando un po' della mia panna.
- ma il mio gelato non è libero per te!- gli grida mentre lo vedevo farmi la linguaccia

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Con una scarpa ancora spacciata mi presentai al luogo dell'incontro con qualche minuto di ritardo. Ad aspettarmi c'erano Alessia, Filippo e Luca, gli unici sempre puntuali. Diedi un delicato bacio sulla guancia ad Alessia, mentre con un pugno seguito da un 'ciao' salutari gli altri. Adpettammo altri dieci minuti e vedemmo arrivare Francesco, mio attuale compagno di banco, Giorgia, Fabio e Martina. Li salutai allo stesso modo. In gruppo ci incamminammo verso il centro, spintonandoci e suonando i campanelli, divertendoci come bambini di due anni. Ci prendevamo in giro, ironizzando, sprecavamo il nostro tempo a fare lunghe passeggiate senza meta, e tutto filava come al solito quando Luca, da sempre più sveglio del gruppo, tiro fuori qualcosa dalla tasca.
-un tiro?- disse lui allungandomi la canna
- no grazie- risposi io. Non sapevo perché, non sapevo come, ma quel giorno non mi andava nulla.
-su non farti pregare!- continuo lui per altre tre o quattro volte, così stufo risposi:" basta che stai zitto."
La presi in mano, il fumo annebbiava lo sfondo; misi in bocca ed aspirati.Non era per me la prima volta cosi non tossii. Continuai per altre due o tre volte finché non gliela rilassati. Dopo un po' ci tornó la voglia,  così ne accennemmo un'tra. Per nostra fortuna c'era Alfredo, sempre fornito che abitava poco distante. Ci aprii la porta e senza chiedere ci allungò 5 grammi.
-quant'è?- domandai io senza nemmeno salutarlo
- per voi nulla,  oggi sono buono- ci rassicuro lui da vero amico.
-va bene grazie, ci vediamo in giro- dissi. Chiuse la porta e gli dammo le spalle.
A dire il vero non mi piaceva, anche mi faceva schifo? Ma continuavo a riempirmi i polmoni di quell'aria strana col sapore diverso da ogni altro. Nel frattempo ci separammo dal gruppo, e ci appartammo per non farci notare. Sentivo le pupille ingrandirsi e le mani allontanarsi, la gola poco a poco seccarsi. Ormai nulla era al proprio posto. Presi il telefono in mano e lo sbloccati. Aumentai la luminosità e controllai l'orario. Vidi un sette, dovevano essere già le sette passate.

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I raggi del solo entravano attraverso la tenda risata creando un'atmosfera qua di magica. Polline con il suo manto color miele dormiva tranquiamente ai miei piedi e il suo russare mi faceva venir voglia di tornare a dormire..
'Lalalalalalalalalalal svegliaaaa! Sveglia sveglia svegliaaa, non puoi dormire ora!'
Mentre mi stavo ripetendo nella mente che dovevo alzarmi ad ogni costo, controllai il telefono: le 7:30.. il tutto apposto.. apposto un'accidente. -istinto omicida contro la sveglia vecchia- cercai di alzarmi in fretta ma nel farlo incampai a mi ritrovai a terra avvolta ancora nelle coperte. Polline miagolo indispettito- scusa polline- ero tropposso assonnato, così Iniziai a strisciare verso il bagno stile bruco.  Lasciandomi i resti del mio letto alle spalle ero arrivata in bagno per ammirare la bellissima faccia da zombie che la mattina mi faceva.-ok ora si fa sul serio-
Mi diedi due schiaffi in faccia e da quel momento inizia a prepararmi definitivamente per non far tardi. Una volta fuori casa salutari mio fratello questa volta svegliatosi in tempo e iniziai a correre per non perdere l'autobus, tirandomi dietro la lunga scia di capelli azzurri che avevo. Ok fermi un attimo, sicuramente vi starete chiedendo perché quel giorno erano azzurri mentre il giorno prima erano rosa. Beh, semplicemente mi piaceva cambiare il colore dei capelli molto spesso, e per farlo usavo le migliaia di extencions e parrucche che avevo. Fortunatamente riuscii ad arrivare al pullman in tempo. Almeno per quel giorno ero salva. A scuola tutto era più o meno come il giorno prima. Tra un' ora e l'altra un gruppetto di ragazze mie compagne di classe si avvicinò sospette.
-bei capelli, perché cambiano colore? Posso toccarli?-
Le solite frasi scontate che avevo già sentito farmi milioni di volte. Per fortuna dopo poco se ne andarono, lasciandomi in pace al mio disegno del cane assassino

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 11, 2015 ⏰

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