1. Audrey

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<Non penso sia la scelta giusta> disse dall'altra parte della cornetta. La immaginai arrotolarsi ciuffi di capelli alle dita, sgranando gli occhi per l'ennesima volta. <Sono fatti tuoi, personali! Perchè dovresti pubblicarli così? Che gliene frega alla gente di quello che fai ogni giorno?!>.
<Sono a duemila follower Lianna, alla gente importa!> esclamai accendendo il computer. Una fotografia ritoccata con un paio di filtri inondò lo schermo, io e Lianna di spalle, il braccio dell'una attorno alla vita dell'altra.
<Ah e se ti interessa, sto per postare la nostra chiacchierata> le dissi sorridendo, aprendo il blog.
<Smettila> la sentii borbottare.
<Si, come vuoi tu> mi limitati a risponderle, scrollando la pagina e leggendo qualche commento a caso. "Sei bellissima", "Le tue parole mi illuminano la giornata", "Non fosse che sono fidanzato sarei sotto casa tua!". I soliti commenti, le solite lusinghe. Staccai la chiamata, avrei richiamato Lianna più tardi.
Postali una mia foto fatta quella mattina, al centro commerciale con mio fratello. Mi piaceva mettere le foto con Kent, era bello e portava molte ragazze a seguire il mio blog. Ritoccai leggermente la foto e scrissi un breve post. Nel giro di un minuto io e mio fratello avevamo raggiunto i 247 like e un bel po' di commenti sdolcinati (e non solo).
Sorrisi, il blog mi faceva stare davvero bene.
Spensi temporaneamente il computer. L'indomani era lunedì, la scuola ricominciava e io avevo ancora da studiare per il test di storia.
"Fantastico" pensai, allungandomi per prendere il pesante tomo dalla libreria. Aprii una pagina a caso e cominciai a sfogliare fino alla pagina giusta. Avevo le dita gelate, il freddo stava aumentando. Guardai fuori dalla finestra appannata, levando il leggero strato di acqua dal vetro. Gli alberi ormai spogli, il cielo perennemente coperto di nuvole, gli ombrelli colorati delle persone che camminavano per la strada. L'inverno era arrivato, e io non vedevo l'ora che fosse Natale!
Kent mi aveva promesso un viaggio insieme a lui e ai suoi amici a Londra, saremmo andati alla stazione di Kings Cross a fare le foto col carrello e la sciarpa svolazzante. Non vedevo l'ora! Era stato lui a trasmettermi la passione per quella saga, all'età di sei anni sapevo già "La pietra filosofale" a memoria.
"Basta, ora concentrati e studia!" mi sgridai. Presi un elastico colorato dal cassetto del comodino e mi legai i capelli scuri in una coda disordinata. Indossai gli occhiali e cominciai a leggere assiduamente, cercando di memorizzare tutti quei nomi e quelle date con la sicurezza che non ce l'avrei mai fatta.
Un "blup" del computer attirò la mia attenzione, un paio d'onore dopo, distraendomi dal mio studio. Accesi il monitor e notai l'arrivo di una mail.

"Bellezza!
Smettila di mettere foto con tuo fratello, internet ha bisogno del mio bel faccino!
Scrivimi, mi manchi!
-Dean"

Sorrisi. Dean era tutto tranne che un "bel faccino". Non era brutto, ma di sicuro non era il tipo di ragazzo che attira a sé molti ammiratori. Tanto per cominciare, la sua immagine di profilo di Facebook lo ritraeva a dorso nudo con un paio di bermuda troppo grandi per lui. Inoltre aveva diciotto anni e quasi nessun muscolo. Era magro, esile e i pochi peli sul petto e sul viso erano di uno sgargiante color carota.
Dean era uno dei miei più grandi amici d'infanzia, lo avevo conosciuto al campeggio estivo a sette anni, e con lui mi ero divertita un mondo a smistare tutti i bambini nelle quattro case di Hogwarts.

"Internet ha bisogno che tu vada in palestra!
Appena torni giuro che ci andiamo insieme, ho bisogno di perdere qualche chilo...
Anche tu mi manchi, mio bel maschione!
-Audrey"

Inviai la risposta continuando a sorridere. Dean mi mancava davvero tantissimo. Da quando era partito per il Minnesota non era più uguale il nostro rapporto. Ci sentivano per mail, mettevano l'un l'altro i like alle foto, ci facevamo chiamate via Skype... eppure mi mancava vederlo a casa mia, buttato sul divano a parlarmi delle sue cotte.
Non ebbi il tempo di chiudere la casella delle mail che qualcuno entrò in camera mia, senza bussare né avvisare.
<Dovresti studiare!> esclamò mia madre, piantandosi sulla soglia della mia stanza, le mani sui fianchi e uno sguardo esasperato dipinto in volto.
<Stavo studiando> risposi prontamente, prendendo il libro e sollevandolo per mostrargli le pagine sottolineate.
<A me non sembra> borbotto mia madre, corrugando le sopracciglia.
<Mamma! Ho risposto ad una mail! Stavo studiando, ho fatto una pausa... ma ora mi rimetto immediatamente a studiare, giuro> esclamai appoggiando la mano destra sul cuore.
Mia madre non apprezzò particolarmente il mio gesto.
<Smettila di prenderti gioco di me> disse girandosi. <Ed evita di portare a casa l'ennesimo brutto voto!>.
Sbuffai. Non era poi tutta colpa mia se i brutti voti calavano dal cielo come neve a dicembre. Il prof di storia mi odiava, quella di matematica odiava Kent per averla lasciata dopo un appuntamento (e di conseguenza si sfogava su di me), mentre quella di educazione fisica... beh... lei forse era l'unica giustificata. Odiavo la palestra, il troppo movimento e tutti quegli esercizi assurdi che ci proponeva a lezione.
Scossa la testa, cercando di non arrabbiarmi.
Chinai nuovamente il capo sul libro, sentendo mia madre scendere le scale con i suoi tacchetti. Quel fastidioso rumore ni fece aumentare i nervi che già cominciavano ad affioranti sotto la pelle. Chiusi il libro con un tonfo, spostando l'aria e facendo muovere le fotografie appese alla bacheca di sughero di fronte a me. Riaccesi il monitor e aprii il mio blog. "Al diavolo il test!" esclamai nella mia mente. Il mattino dopo, il compito di storia sarebbe comunque andato male...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 16, 2015 ⏰

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