La stanza era avvolta da una leggera e persistente penombra, malgrado le candele e il camino acceso riuscissero a fornire un po'di luce.
Le fiamme sembravano tagliare quella cappa nera pesante, colpendo i vari oggetti presenti con lame ocra, un tono caldo che conferiva alle cose forme cupe e grottesche...Come il viso di quel crocifisso che, sotto i colpi de fuoco del camino, mostrava un'espressione terribile, come se fosse pronto a giudicarla in modo freddo ed impietoso.
-Vi piace? E'un dono di mio fratello.- disse la donna, con una nota di compiacimento nella voce.
-Non sono nella posizione di esprimere giudizi in merito. Vanto una scarsa esperienza, nel giudicare la bellezza di simili oggetti- rispose l'altra, continuando fissare il dono della padrona della stanza.
-La vostra pudicizia vi fa onore. Non ho mai amato le lodi eccessive. O sono indice di servilismo o, al contrario, di una debolezza nei confronti delle passioni.- commentò la donna, giocherellando con le pieghe scure dell'abito- Anche se le parole possono sembrare dolci come il miele. Avete fatto un viaggio molto lungo, per venire fin qui. Mi dispiace se non ho ricevuto prima la vostra missiva ma, come ben sapete, in questi mesi, il valico è spesso coperto di neve. Abbiamo comunque disposto degli alloggi per voi ed il vostro seguito, Marchesa Filippeschi.-
-Ne sono lieta, badessa Gerberga.-rispose quest'ultima.
-Giungere fino a questo monastero deve essere stato molto lungo. Generalmente occorrono tre settimane per arrivare fino a qui.- continuò la religiosa - Mi è stato detto che la vostra carrozza ed alcuni carri hanno meno cavalli di quanto occorrano.-
-Ho dovuto farli abbattere. Erano azzoppati.- spiegò la visitatrice, con un cupo sospiro.
-Molto compassionevole da parte vostra.Non avrebbero comunque potuto raggiungere il monastero...non prima di essere finiti in pasto a qualche animale feroce. I boschi ne sono pieni.- commentò Gerberga, umettandosi le labbra. - Ad ogni modo, posso garantirvi che nessuno dei lupi che infestano le foreste ha mai fatto danni ai nostri greggi. I pochi che ci hanno provato decorano la nostra chiesa, con le loro calde pelli.-
La nobile non commentò, limitandosi a fissare il buio della stanza.
-Ho preferito ricevervi in questo studiolo, in modo da non turbare le mie consorelle e da lasciarvi la vostra libertà di movimento. Sappiate che ho apprezzato le tavole di legno che mi avete donato. E'un materiale che apprezzo molto.- fece la badessa, sorridendo.
-Ne sono lieta.-fu la risposta dell'altra.
-Vedo che vi hanno educato adeguatamente al rispetto verso il clero. Ho letto la vostra lettera e non posso fare a meno di stupirmene.- disse infine la madre superiora, facendosi improvvisamente seria. Con calma prese il foglio, scorrendolo rapida. - Ad ogni modo, vorrei sentire il contenuto della missiva direttamente dalla vostra bocca, Madonna Berta Filippeschi.-
Quest'ultima chinò il capo.
-Perdonate il tono brusco. Ho saputo della recente perdita del vostro consorte. Mi hanno parlato molto bene delle sue opere in Oriente.- continuò la religiosa.
-Mio marito era molto malato. Aveva un morbo incurabile. Nemmeno il nostro speziale è riuscito a porvi rimedio ma, a ben vedere, non è stato l'unico. Un'epidemia ha falcidiato la mia marca ed io non potuto fare altro che provvedere ad una sepoltura di coloro che hanno perso la vita.- fece la marchesa con tono fermo.
La madre superiora non rispose. Prese il foglio che aveva tra le mani, rigirandoselo per qualche momento.
-Come se non bastasse, ho ricevuto in eredità il gravoso compito di occuparmi della proprietà del mio sposo, fino a quando il mio primogenito non sarà maggiorenne. Purtroppo questa condizione si verificherà tra alcuni anni ed io non posseggo sufficiente autorevolezza.- spiegò.
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IL CAVALIERE NERO
General FictionBianca non vede il Mondo da molti, molti anni. I suoi confini sono il muro di cinta e l'albero di castagno che si trova ai confini del monastero. La sua è una vita fatta d'ombra, immersa nel silenzio e nel buio della foresteria. Non ha ambizioni, no...