La stanza era buia. Al centro, c'era una ragazzina in ginocchio, i palmi poggiati a terra, il respiro affannoso e un rivolo di sangue che le scorreva lungo il mento. Di fronte a lei, a una certa distanza, un uomo in tenuta da combattimento, stava immobile con un cipiglio severo in viso.
"Rialzati!"tuonò l'uomo.
La ragazzina alzò gli occhi e lo guardò con tutto l'odio di cui fosse capace. Si asciugò il mento con rabbia e si rialzò in piedi a fatica. I corti capelli neri le coprivano il viso da bambina, il volto pallido metteva in risalto due grandi occhi scuri come pozzi. Teneva i pugni stretti lungo i fianchi e guardava l'uomo con astio, quell'espressione terribilmente rancorosa contrastava con l'aspetto dolce e infantile.
"Avanti, riprova" ordinò l'uomo.
La ragazzina digrignò i denti. Cercò con gli occhi intorno a sè il pugnale volato via dopo l'ultimo attacco. Lo individuò, poco lontano da lei. Con uno scatto lo raggiunse e lo impugnò in una presa forte. Amava quell'arma più si se stessa, l'ha sempre avuta accanto a sè sin dalla nascita; la sua mente di bambina però, sapeva quale uso avrebbe dovuto farne, e ne aveva anche timore per questo. Lanciò un'occhiata all'uomo e in un attimo era partita all'attacco con un affondo. L'altro lo schivò senza alcuna difficoltá nonostante la rapiditá dell'attacco.
Lei finì in un angolo della stanza, si volto velocemente, mettendosi in posizione di guardia.
"Forza, non sará tutto quì quello che sai fare, ragazzina. Dai sfogo alla tua rabbia, al tuo odio, alla tua sofferenza. Lo percepisco sai? Il dolore che ti consuma, ma anche che ti rende incredibilmente forte. Usalo a tuo vantaggio, contro di me" in viso gli si dipinse un'espressione da folle "uccidimi, so che lo vuoi". La ragazzina non se lo fece ripetere due volte, detestava quell'essere con tutta se stessa, in un modo che non avrebbe creduto possibile. Scattò in avanti, fendendo l'aria dinanzi a sè con il pugnale. Di nuovo l'uomo schivò l'attacco, ma in compenso le rifilò un pugno nello stomaco, non troppo forte, ma abbastanza per mozzarle il fiato in gola. Si ritrovò ancora una volta in ginocchio, gridò di frustazione, con l'animo colmo di furia.
"Non riesci nemmeno a colpirmi, patetica" ghignò l'uomo.
Fece appena in tempo a finire la frase che in un attimo la ragazzina si era rialzata, gli era alle spalle e prima che potesse fare qualsiasi cosa, affondò il pugnale nella sua mano destra, mozzandogliela. Tutto questo accadde in qualche decimo di secondo, non abbastanza perchè l'uomo potesse reagire. Fu la volta dell'uomo di urlare, un urlo che squassò le pareti della stanza e che arrivò a graffiare fino al cuore della ragazzina. Rabbrividì di terrore. L'uomo si teneva la mano ormai inesistente, o quel poco che ne restava, continuava a urlare e a gemere di dolore. Dal moncherino perdeva sangue a fiotti e sotto di lui si faceva spazio una larga pozza. La ragazzina non potè fare altro che assistere a quella terribile scena provocata da lei stessa. Pianse silenziosamente, emettendo di tanto in tanto qualche singulto. Quando l'uomo rivolse il suo sguardo fiammante e furente verso di lei, sentì montare il panico, oltre a uno sgradevole senso di nausea. Lui si diresse velocemente nella sua direzione, facendo indietreggiare lei a sua volta. Le diede uno schiaffo violentissimo con il dorso della mano buona, che la fece finire dall'altra parte della stanza. Finì con la faccia contro il pavimento gelido, mentre sangue e lacrime si mescolavano creandole un sapore amaro in bocca.
"Piccola disgraziata, che hai fatto!?" ringhiò andando verso il suo piccolo corpo steso a terra. Le diede un calcio all'altezza dello stomaco, dove poco prima aveva assestato un pugno, lasciandola di nuovo senza fiato. Si rannicchiò su se stessa mentre altre lacrime le rigavano le guance magre. Pianse disperatamente, in preda ai singhiozzi e agli attacchi di tosse per il dolore alle costole, ignorando completamente la presenza dell'uomo sanguinante.
In quel momento desiderò solo sparire di lì e non sentire piú quel dolore lancinante, un dolore che andava al di lá di quello fisico, che le arrivava sin nel profondo e la conduceva verso pensieri oscuri che non avrebbero dovuto appartenere a una normale bambina di appena nove anni.
"Come hai osato, maledetta!!?"continuò a inveire. Poi d'un tratto all'espressione furente si sostituì una sadica, con sprazzi di follia che aleggiavano nelle iridi torbide e con voce cavernosa pronunciò le parole che sarebbero state per sempre impresse nella memoria della ragazzina "Tu non hai idea di quello che ti aspetta, sei solo all'inizio del tuo inferno" sputò l'infame lasciando successivamente la stanzetta. Lei si mise a fatica a pancia in sù, illuminata in parte da uno spicchio di luna rossa, la Han, elemento che caratterizzava il suo mondo. In volto un'espressione apatica, gli occhi spenti, privi di vita e l'animo corroso dalle fiamme. Chiuse gli occhi, con la stanchezza che la appesantiva e le faceva desiderare di sprofondare nel sonno. In testa, le rimbombavano ancora le ultime parole dell'uomo.
Sei solo all'inizio del tuo inferno...
La ragazzina sorrise amara tra le lacrime che continuavano a scendere, imperterrite.
Giá, pensò, credo che abbia proprio ragione.Angolo autrice
Holaa
Ecco il prologo della mia nuova storia della quale avevo accennato a qualcuno.
Spero che vi piaccia come inizio, ho molte idee per questa nuova storia e spero di riuscire a incuriosirvi, ci tengo particolarmente :)
E niente fatemi sapere nei commenti se vi piace come inizio e se vi sta interessando.Auguro buona serata a todoss
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Adelaide: The Hell's Daughter
FantasyNella terra di Anthar, un mondo caotico popolato da umani e creature magiche dove la notte cala la Han, la luna rossa, quella che tutti venerano e temono al tempo stesso, una ragazza vive della sola cosa di cui è capace e alla quale è stata addestra...