Capitolo 1

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-Aaron-

Mi sveglio e sento dolore da tutte le parti, sento un forte dolore al braccio e alla testa, l'ultima cosa che ricordo e di aver detto ti amo a Charlotte mentre sentivamo spari e il la macchina che rotolava su se stessa.

Non so dove sia è il solo pensiero che non c'è l'abbia fatta mi fa spezzare il cuore, mi fa lacerare l'anima e mi fa piangere come un bambino e so che se piango, piangerò proprio come piansi al funerale dei miei genitori, se non di più.

Vagai con lo sguardo nella stanza bianca, molto spoglia e molto malinconia, aveva un letto dove stavo io, un comodino, dei macchinari che rompevano le palle e una porta che portava al bagno, non era la cosa migliore che abbia mai visto ma era accettabile.

Poi guardai la poltrona e mi trovai Gabriel che dormiva e si vedeva che stava scomodo e mi dispiaceva per lui quindi cercai di svegliarlo ma mi accorsi subito del mio braccio sinistro ingessato come anche la mia gamba destra e involontariamente mi scappò un verso di dolore che lo fece svegliare.

"Sei sveglio finalmente" disse mentre si stropicciava la faccia ancora assonnata.

"Quanto ho dormito?" dissi io sorridendo per le facce buffe che faceva visto che stava soffrendo per come aveva dormito poco tempo fa.

"48 ore" disse lui alzandosi in piedi e stiracchiandosi.

"Due giorni?" chiesi incredulo con la bocca aperta e lui annui solamente ma notai che qualcosa lo turbava.

"Dov'è?" domandai senza riuscire a dire il suo nome, non ci riuscivo era più forte di me, mi sentivo terribilmente in colpa.

"Chi?" disse lui fingendosi tono.

"Gabriel non mentirmi, dov'è?" dissi io alzando il tono di voce.

"Aaron la situazione è molto complicata" disse guardando tutto tranne che me.

"Guardami e dimmi cosa è successo" dissi ormai in preda dalla rabbia.

"Ha subito gravi danni al cervello e molte fratture ed è in coma, ecco l'ho detto" disse urlando come se stesse liberando il segreto più grosso del mondo e in un senso era una cosa grossa.

Il mondo mi è crollato addosso e le lacrime iniziarono a scendere sul mio viso ma questa volta non mi trattenni, portai la mia mano libera alla faccia per cercare di calmarmi ma stavo ancora più male.

"Aaron" mi iniziò a dire Gabriel ma lo fermai con la mano e lo guardai fisso negli occhi, sapevo che i miei erano rossi ma non mi importava.

"E' colpa mia" dissi solamente e scoppiai di nuovo a piangere e non me ne fregava di sembrare una femminuccia io amavo quella ragazza e se era lì su quel letto era solo per colpa mia.

Ho capito troppo tardi che l'amavo, gliel'ho dovevo dire dall'inizio perché è così, io l'amavo appena i suoi occhi si sono soffermati su i miei, appena mi ha trattato male perché non voleva cambiare posto e di come fumava quelle sigarette che facevano valorizzare le labbra in un modo incredibile e per giorni le ho desiderate e quando le ho avute non ho dimostrato niente di tutto ciò che provavo.

Sentivo la mano del mio amico sulla spalla mentre cercava di darmi conforto e tranquillizzandomi.

"Aaron" mi ridisse prendendo un profondo respiro e torturandosi le mane, si vedeva era nervoso, molto nervoso.

"Dimmi" dissi io cercando di non essere nervoso o arrabbiato, ma tutta quella situazione era il massimo.

"C'è lo sponsor che ti offrì la borsa di studio qui fuori, vuole sapere se tu sei ancora interessato ad averla visto che dovevi partire ieri ma eri qui" mi disse lui tutto di un fiato.

Questo è vero amore - sequel il mio miglior incubo-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora