Il rosso su di me.

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Nel tardo inverno dei miei diciassette anni mia madre decise di viaggiare con il suo nuovo marito " George".

Mia madre mi propose di andare in viaggio con loro, ma io avrei preferito lasciarli soli,così decisi di trasferirmi da il mio vero padre "Colin" a Portland nello stato di Washington.

Mio padre Colin venne alla stazione dei treni per prendermi,Beh io non ricordavo il viso di mio padre perchè erano passati ben sei anni da quando ci siamo visti l'ultima volta; ero molto agitata non vedevo l' ora di rivederlo anche se avrei dubitato che lui sarebbe stato felice,ma mi sbagliai,mentre mi vide mi corse con spalle aperte ed con un gran sorriso stampato sulla faccia,fui rimasta sconvolta allo stesso tempo dispiaciuta.

- Ciao,piccola mia,mi sei mancata molto!! disse in modo felice .

-Ciao, papà anche tu mi sei mancato, glielo feci capire con un abbraccio affettuoso " in quel momento mi ricordai dei bei momenti passati insieme,delle risate persino del litigio che fece con mia madre;anche se in quel solo pensiero il momento felice si fece cupo".

- Che ne dici di andare in macchina.

-SI SI. Risposi con voce felice

Salimmo su un vecchio furgoncino , aveva grossi graffi sulla portiera del guidatore ma era abbastanza carino.Colin salì sul furgoncino,si allaciò la cintura ed accese la macchina; mentre stavamo andando a casa iniziammo un discorso non molto serio, in pratica io non lo stavo ascoltando ma avevo intuito che si trattava di mia madre. Dopo qualche ora arrivammo a casa , ero sfinita, Colin mi fece vedere la mia stanza di quando ero piccola mi vennero in mente tutti i ricordi passati in quel stanza ma non solo in quella piccola stanza mi ricordavo completamento tutto " la cucina ,il salotto ed anche il bagno".

Salì nella mia stanza mi buttai sul letto ero euforica,vidi delle foto sullo scaffale mi alzai per prenderle,in quelle foto c'erano Colin e mia madre "Taylor",mi scese una lacrima; cadde sulla foto pensai che sarebbe stato bello essere ancora uniti come una volta ma erano solo desideri che non sarebbero stati espressi. Sospirai, mi alzai dal letto,misi tutte le cose in ordine mi ricordai che nella valigia c'era un piccolo pensiero per Colin; glielo portai subito dicendo:

-Papà,tieni un piccolo pensierino,dissi con tono euforico.

Lui lo accettò con entusiasmo,uscì fuori per appenderlo era una piccola campana "costruita da me quando ero piccola".

Lui era molto felice di avermi con se ed io ricambiavo,mi disse che il giorno seguente avrei potuto iniziare la scuola.Beh non era la cosa che amo sentire ,ma ero felice lo stesso. Verso le 20:00 Colin preparò la cena aveva cucinato una bella bistecca con contorno di pomodori e delle patatine fritte,rimasi stupefatta dal profumo intenso che emaneva la bistecca,avrei voluto sbranarla in 24 secondi ma dovevo aspettare Colin,disse che avrebbe provveduto per i libri e per la cartella.

Dopo aver mangiato andai in camera mia ;mi guardai intorno pensando alla mamma,mi chiesi per quale motivo al mondo i miei si lasciarono ? in realtà vorrei sapere la verità,il motivo !!,la mamma mi mentiva su tutto per non farmi dispiacere ;da piccola le credevo,ma quando diventai più grande non crebbi in quello che mi diceva.Mi addormentai di colpo,sognai un ragazzo: alto,capelli marroni ,occhi celesti ed aveva un carnagione molto chiara,lui mi venne incontro ed io rimasi ferma,man mano che si avvicinava vedevo un'altra persona ma non era lui,Beh avrei preferito il primo ragazzo del sogno era davvero stupendo mi innamorai di lui,però peccato che era solo un sogno. Mi svegliai alle 07:30; mi feci la doccia scesi in cucina per salutare Colin ma lui non c'era,mi lasciò un biglietto sul frigorifero dove c'era scritto: Buon giorno piccola mia, ti lascio le chiavi del furgoncino sul tavolo fai tanti amici "un bacio, CIAO".Presi le chiavi dal tavolo usci dalla porta ed entrai nel furgone, accesi il furgoncino fece un rumore assordante ma per fortuna camminava , arrivai davanti alla scuola, mentre scesi dal furgoncino tutti mi fissavano,entrai nella scuola,subito dopo un ragazzo mi chiese:

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