Boyfriends (for sale)

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Louis non è ben sicuro di come si sia cacciato in mezzo a tutto questo casino, sa solo che ora si ritrova con le pagine gialle aperte sulle gambe ed il telefono appiccicato all'orecchio, in attesa di riuscire a prendere la linea.
Gli occhiali da vista rettangolari gli scendono sul naso, così lui con un dito della mano libera spinge sulla plastica nera e li risistema.
Improvvisamente il "tuu-tuu" lascia posto ad una voce femminile che biascica: "Pronto?".
"Ehm. Ehm, sì. Mi chiamo Louis Tomlinson e, uh. Vorrei affittare uno dei vostri accompagnatori".
La voce gli risponde in maniera annoiata: "Mi dica la sua email, la informeremo sulle modalità di pagamento e le invieremo un modulo dove dovrà specificare la sua richiesta".
Louis detta il suo indirizzo alla donna, ha giusto il tempo di terminarlo che lei gli chiude il telefono in faccia.
Fissa sconcertato il cellulare ormai silenzioso, poi alza le spalle e butta l'aggeggio dietro di sé, sul letto.
"Non posso credere di averlo fatto davvero..." mormora, guardandosi con sguardo stralunato nello specchio.
Ma d'altronde, quella è l'unica possibilità che ha, lo sa.
Sua sorella Charlotte -sua sorella minore!- ha deciso di sposarsi a vent'anni, mentre lui che di anni ne ha ben ventitré, conta soltanto con un relazione durata una settimana, quando aveva sedici anni.
Si sente un fallito -in particolar modo un sentimentalmente fallito-, ma non ha la benché minima intenzione di essere continuamente additato come al solito dalla sua caterva di parenti come il povero, solo, sfigatello nerd.
Soprattutto, non al matrimonio di sua sorella, dove tutti non faranno altro che rimarcare il fatto che Lottie abbia avuto "Così tanti fidanzatini da fare invidia a tutte le altre ragazzine" mentre Louis può contare sì e no su tre amici in croce.
E non c'entra assolutamente il fatto che sarà presente anche Stan, la sua cotta secolare che si diverte ancora a prenderlo in giro per questo, no.
Okay, forse sì.
Quindi è stato costretto a farlo.
Davvero.
Si avvicina al portatile e lo apre, accendendolo con un sospiro.
Entra nella sua casella di posta elettronica e cerca subito la email di fidanzatiperungiorno.com, trovandola con facilità.
"Gentile sig. Tomlinson, la informiamo che la sua richiesta, blah blah blah" inizia a leggere, decidendo poi di passare immediatamente al questionario.
Si mangiucchia nervosamente un'unghia ed inizia a leggere le domande.
"Età media desiderata?" sbotta, scuotendo la testa incredulo.
"E va bene. Uhm. Tra i 20 ed i 25 potrebbe andare bene... Nazionalità?!".
Continua a rispondere a tutti i quesiti, quando infine arriva all'ultimo: "Orientamento sessuale".
Il trattino lampeggia velocemente al fianco della scritta, come a volere marcare lo scorrere del tempo, e questo non fa che agitarlo ulteriormente.
Il ragazzo stringe gli occhi e poi digita: "Bisessuale/Omosessuale".
Non ha nulla contro gli eterosessuali, per carità, ma non pensa che questo lavoro possa fare al caso loro, onestamente.
Ricontrolla con una lettura veloce le sue risposte, e poi clicca sul bottoncino "Invia".
"Ormai è fatta" si dice, chiudendo il computer con uno scatto del polso.
Qualche secondo dopo il suo cellulare vibra leggermente: "Il suo ordine è andato a buon fine, le comunicheremo quanto prima le modalità del primo incontro con il suo accompagnatore. Grazie per averci scelto!".
Spalanca gli occhi spaventato: in che guaio si è cacciato?

"Fammi capire -inizia Zayn, stropicciandosi il ciuffo moro con una mano- tu hai affittato un ragazzo?".
Annuisce risucchiando un po' di frullato con la cannuccia, poi deglutisce e risponde: "Esatto. Per farmi da accompagnatore".
Il moro storce il naso: "Lou, ma sei sicuro che non sia pericoloso?" .
Lui sbuffa e rotea gli occhi: "Sicuro. Senti, Zay, non tutti possiamo essere degli dei greci con orde di ragazzi e ragazze ai nostri piedi, sai?".
"Avresti potuto chiedere a Niall, magari-".
Lo ferma con un cenno della mano: "I miei genitori conoscono Niall, lo sai! E poi è, come dire... Troppo etero".
Ridono entrambi e rimangono in silenzio, persi ognuno in un pensiero diverso.

Louis si sta osservando con occhio critico davanti allo specchio: oggi deve incontrare il signor Styles, il suo fidanzato per un giorno.
Beh, in realtà per qualche giorno, ma comunque.
Si è pettinato i capelli -okay, ci ha soltanto passato in mezzo le mani, va bene!- ed ora questi ricadono in maniera scomposta sulla fronte; ha indossato la sua felpa dell'Adidas preferita, quella verde scuro, dei jeans neri stretti e le solite Vans vecchie quasi tanto quanto lui.
Tanto vale che Styles sia preparato al peggio, pensa internamente.
Pulisce le lenti degli occhiali con la felpa e poi afferra le chiavi di casa, sbattendosi la porta alle spalle.
L'appuntamento è fissato in un bar poco distante da casa sua, e Louis sa che è estremamente in ritardo, ma suppone che il suo fidanzato debba abituarsi anche a quello.
Nonostante ciò, inizia a correre per la strada. Spalanca la porta a vetri del bar e si guarda attorno, cercando qualcuno di vagamente simile a come lui si è immaginato Styles: un uomo biondo con i capelli ingellati ed un sorriso così falso da fare invidia alla Gioconda.
Davvero non una bella visione, uh.
Sta ancora girando lo sguardo per il locale, quando improvvisamente una voce dolcemente roca gli sussurra vicino all'orecchio: "Fortunato è chi può affogare nella meraviglia dei tuoi occhi".
Piccoli brividi iniziano a salirgli per la schiena, che è scossa da un breve sussulto; Louis si gira, ed incontra lo sguardo più verde che abbia mai visto.
"Posso offrirti un tè?" gli domanda poi il ragazzo, al che Louis annuisce semplicemente, ignorando l'incontro che dovrebbe avere con il suo accompagnatore.
Il ragazzo di fronte a lui è alto -sicuramente più di Louis- ha dei capelli ricci piuttosto lunghi che tiene sistemati con una bandana e anche delle tenere fossette che sbucano fuori quando sorride, proprio come in quel momento: Louis ricambia.
"Non mi sono ancora presentato -dice, allungando la mano- mi chiamo Harry. Harry Styles".
E se a Louis il cuore sprofonda immediatamente, finendo sette metri sotto terra, nessuno deve saperlo.
Sperava davvero che lo avesse invitato a sedersi con lui soltanto perché- beh, perché lo riteneva carino. Stupido Louis, come potrebbe mai piacere ad uno come Harry?
Si è avvicinato a lui solo perché lo pagano per farlo.
"Tutto bene?" gli chiede il riccio, notando il suo repentino cambio d'umore.
"Tutto okay" risponde con la sua voce delicata, femminile, quasi.
Fino a due minuti prima avrebbe urlato internamente per la differenza dei loro toni di voce, ora gli sembra soltanto che questo lo faccia apparire ancora più idiota.
"Di te so solo che ti chiami Tomlinson e che hai bisogno di me per un matrimonio... Dimmi di più, dimmi il tuo nome!" esclama il ragazzo, portando un biscotto fra le sue labbra dannatamente piene e rosee.
"Louis" pigola, prendendo un sorso di tè caldo, dopo avere soffiato sulla tazza.
"Louis" pronuncia Harry, ed il suo nome rotola così bene sulla sua lingua che Louis vorrebbe mettersi a piangere, o registrarlo mentre lo ripete soltanto per potersi addormentare con quella melodia nelle orecchie.
"Mi piace" sentenzia poi l'altro, sorridendo.
"Senti... Harry, mi dispiace di averti fatto venire fin qui, credo- non credo sia una buona idea" sbotta tutto d'un fiato, osservandolo da sotto un ciuffo di capelli color caramello. Si aspetta la sfuriata del riccio, che però non arriva; Harry si limita ad imbronciare il labbro con fare pensieroso: "In effetti mi stavo chiedendo come mai uno come te avesse bisogno di- uno come me. E dire che pensavo di avere avuto fortuna, per una volta!" sospira, facendo arrossire il liscio.
"No. Io- ne ho bisogno, ma-"
"Perché non mi dai una possibilità, Louis? Parliamo un po', e se stiamo bene insieme, se stai bene con me, andiamo avanti... Altrimenti ti lascio in pace. Ci stai?".
Louis guarda la mano di Harry, e quasi geme, vedendo quanto grande sia, specialmente in confronto con la sua.
Annuisce debolmente e sforza un sorriso.
"Ottimo! Che dirti? Ho ventun anni, vengo da Holmes Chapel, e prima di questo lavoro lavoravo in una panetteria".
Louis non può trattenersi e ridacchia, portandosi le mani a coppa davanti al volto per cercare di nascondersi: "Una panetteria?! Davvero?".
Il riccio lo guarda imbronciato: "Per prima cosa, ehi! L'anziana proprietaria mi adorava, ed era davvero un gran bel lavoro! Sai, del tipo: 'Salve signora, cosa posso darle oggi? Preferisce una baguette o un panino dolce?'" Harry prende in mano la zuccheriera e il contenitore dei fazzolettini e inizia ad alzarli in aria, prima uno e poi l'altro, come se stesse comparando due succulenti pezzi di pane.
Ottiene un'altro risolino e ripone gli oggetti con cautela, osservando l'altro ragazzo: "Seconda cosa, mai nascondersi! Solitamente è la prima cosa che dico ai miei clienti, ma tu avevi davvero ferito i miei sentimenti" si porta una mano al cuore e si finge sofferente.
Louis annuisce, sprofondando ancora di più nella sua felpa. "Louis, davvero. È più o meno la regola d'oro, quella del 'mai nascondersi': è il metodo più facile per essere presi di mira" gira lentamente il cucchiaino nella tazza, alzandola poi con eleganza per portarla vicino al viso; poco prima di appoggiarvi sopra le labbra squadra da sopra la ceramica il ragazzo davanti a sé: "Mai nascondersi, Louis. Specialmente se non si ha alcun motivo per farlo".
Sorride consapevole e assapora un sorso di tè verde, notando con piacere la tinta rossastra assunta dalle guance del suo giovane cliente.
"È che non- Non mi piace essere al centro dell'attenzione o- farmi vedere, in generale. Non mi sento a mio agio e creo casini e... Boh" si stropiccia la frangia liscia con una mano, mentre l'altra è intenta a fare a pezzetti un fazzoletto.
Harry appoggia la sua mano -"Enorme!" urla ancora una volta una voce nella mente di Louis- sulla sua per farlo smettere: "Lo so, dolcezza. Ma è anche per questo che io sono qui".
La gola di Louis si secca improvvisamente, mentre gli occhi azzurri si spalancano, come se avesse appena visto una enorme tarantola camminare dalla propria mano fin su tutto il braccio sinistro. Scrolla la testa, sospirando: "Puoi davvero aiutarmi, allora?"
"Puoi giurarci, Louis. Devi solo volerlo".
Gli occhi gli si scuriscono appena per via della determinazione che li riempie all'improvviso: "Lo voglio. Lo voglio davvero".

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