I - Chris, my Chris

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La pioggia scendeva incessante, fuori dagli schemi classici di Londra. Il cielo notturno copriva minaccioso la città, mentre la gente dormiva o viveva la parte segreta della capitale. 

Sembrava una notte come molte altre, ma in quel vicolo il tempo si era fermato.

O almeno, questo era quello che pensava Keira. 

L'orologio del campanile non batteva più un minuto da quando quel demone era arrivato. Non erano pronti, non erano preparati abbastanza per un demone superiore. Il tempo di chiedersi cosa ci faceva il demone Dogon nel bassifondi di Londra che il mondo le crollò addosso. 

Un lampo, una scia scura e tutto divenne buio. Le sue ginocchia non avevano retto il peso di quella vista e si erano piegate, facendola cadere. Ironicamente, lei era caduta ma lui no. Christian Fairchild la sovrastava con braccia e gambe divaricate, le spalle ampie e la divisa da cacciatore rigata di sangue e terra. Assomigliava a un angelo vendicativo, forte, possente... se non fosse stato per l'enorme squarcio sul petto. Voleva gridare, eppure le parole le si fermarono in gola. Chris? 

Il ragazzo barcollò per la prima volta. Poi spostò una gamba e abbassò un braccio. Come un castello di carte dopo una folata di vento, Christian si piegò su se stesso e cadde a terra con un tonfo. Keira istintivamente strisciò sulle ginocchia, con gli occhi sgranati e la bocca serrata, fino a raggiungere il volto del prabatai. 

- Chris? - riuscì a sussurrare con voce strozzata, ma non ci fu risposta.

Si caricò la sua testa sulle ginocchia e mise le mani sulla ferita sanguinante per tentare di bloccare l'emorragia, ma in cuor suo sapeva che tutto quello che stava facendo era inutile. 

La visione del sangue e del volto bianco di Chris la fece finalmente urlare il suo nome, attirando l'attenzione del terzo componente della squadra, Juden Penhallow, intento a tenere occupato il demone.

- Keira, vattene da qui, vai a cercare aiuto! - 

Le parole le scivolarono addosso. Non riusciva a staccare gli occhi grigi da quel pozzo cremisi, ma un movimento lieve la fece tremare.

- Dee - tossicchiò Chris sputando sangue

Gli occhi le si innumidirono - Chris, ora ti traccio un iratze, andrà tutto bene, chiamo Kilgar More e vedrai che... - le parole le morirono in gola, quando la mano tremante del suo parabatai le accarezzò la guancia. Era fredda, troppo.

- Mia piccola Dee... - disse con voce appena udibile - A-a-ascoltami bene... - respirava affannosamente, il petto si alzava a fatica - C-cercalo, ti aiuterà - 

- Chi? - sussurrò tra le lacrime che minacciavano di uscire.

- Joseph. Va da lui - mormorò facendo cascare bruscamente la mano. I suoi occhi azzurri si fecero trasparenti, ma continuavano a fissarla, il sorriso si spense e la pelle perse colore - Lui ti vuole, il tuo potere... - 

Un ultimo colpo di tosse. 

Christian era morto.

- Chris? Chris?! - 

Urlò fino a perdere la voce e il fiato.

- Merda - esclamò Juden sconfitto - Keira, va all'Istituto, chiama aiuto. Lo intratterrò finché posso - 

La scena le appariva a rallentatore. Vide le sue gambe alzarsi meccanicamente e la mano che isintivamente si portava sopra la spada angelica sulla schiena.
- Keira! Va via di qui, ti prego! Non riesci a combattere, ormai è finita! Trova aiuto! -
No, non era finita, Chris non era morto. Una fitta lancinante le squarciò il petto, esattamente nel punto in cui si trovava la runa parabatai. Le si mozzò il respiro e un conato di vomito la fece piegare in due. La tuta da combattimento cominciò a tingersi di rosso. Si costrinse a fare un passo indietro, poi un altro ancora, ma i suoi occhi non ne volevano saper di abbandonare Chris. Fu l'ennesimo grido di Juden a farla arretrare definitivamente. Lanciando un'ultima occhiata al campo di battaglia, si voltò e cominciò a correre verso l'istituto, tenendosi una mano sopra il simbolo del legame con il ragazzo, ormai rosso cremisi.
Profonde fitte le attraversavano il petto, tanto forti da mozzarle il respiro. Strinse più forte, come per impedire al suo cuore di esplodere, ma il dolore non accennava a diminuire. Si trascinava ormai per le strade di Londra, evitando qualche passante che non poteva vederla, fino all'Istituto.


- Trav, se non fai tacere il tuo parabatai giuro che ci penso io - 

Una risata generale si alzò dalla sala da pranzo. Travor lanciò un'occhiata a Ryan Lightwood, suo parabatai, seduto accanto a lui. Il diretto interessato stava rinfacciando ad Albert Trueblood la sua scarsa abilità nel flirtare. Naturalmente Trav doveva schierarsi dalla parte di Ryan, dopotutto questo diceva il giuramento. Da quando avevano compiuto il rito, quattro anni fa quando erano due tredicenni senza problemi, non aveva passato un secondo della sua vita senza di lui. Era abituato insomma.

- Dai, Al, sul serio: il tuo sex appeal equivale a quello di un procione viola - ribadì con naturalezza Ryan.

- Ryan! - lo rimproverò Annie, la cugina di Travor. Per quanto la piccola Annie volesse sembrare autoritaria, l'amore che provava per Ryan le addolcì il tono.

- Si vede che siete cugini voi due, Blackthorn - borbottò Al incrociando le braccia - siete fortunati che Dam e Joe siano fuori, altrimenti... - 

Un forte rumore proveniente dal portone li fece voltare tutti di scatto: qualcuno stava bussando. 

Non aspettavano visite, e i due mancanti all'appello erano fuori per motivi diversi ma entrambi fino ai giorni successivi. Trav si allungò per prendere l'arco appoggiato dietro alla sedia, Ryan istintivamente si alzò e nascose Annie usando il suo corpo come scudo, estraendo un coltellino dalla cintura. Albert afferrò una spada angelica e si avvicinò alla porta. Trav annuì e Albert aprì.

Tutto si aspettavano, ma non quello.

Una chioma nera entrò con impazienza, quasi travolgendo il cacciatore. Era una ragazza dalla carnagione abbronzata, i capelli neri che terminavano con punte bianche come la neve. La tenuta da cacciatore era stracciata e dal petto scendevano fiotti di liquido cremisi. 

- Veste come una Shadowhunter ma non è riuscita ad aprire il portone - mormorò Ryan con voce ferma e l'arma alta.

Ma Trav non lo ascoltava. Si avvicinò alla ragazza che, all'improvviso alzò la testa e rivelò gli occhi grigi come il cielo d'inverno. Il ragazzo si fermò sul posto.

- Nel nome dell'Angelo.... M-mi chiamo - una fitta scosse il corpo della sconosciuta che la costrinse a piegarsi dal dolore - Keira, Keira Carstairs - ansimava e il sangue non accennava a fermarsi. Trav allora si mosse e le andò in contro, ma Keira alzò una mano per fermarlo.

- N-No, non io. Il demone c-ci ha... Juden sta combattendo... Chris, il mio Chris... -

Le gambe cedettero e si accasciò. Trav fece appena in tempo a prenderla prima che cascasse pesantemente a terra priva di sensi.


Shadowhunters - City Of DemonsWhere stories live. Discover now