"Ricominciare" tratto dal libro "La voce del sentimento"

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Pezzo tratto da "Ricominciare", il primo racconto che fa parte del libro "La voce del sentimento"

Otto anni prima.

«Dove corri? Aspettami!» urlai al mio gatto.

Il bosco mi faceva tremendamente paura e sapevo di non doverci mettere più piede, dopo lʼultima volta in cui mi ero persa, durante un pic nic. Avevo provato una fifa tremenda lì, sola e con tutte quelle zone dʼombra, e avevo spaventato di brutto anche i miei genitori. Se ero tornata a casa lo dovevo a mia zia, che mi aveva ritrovata per prima, in mezzo a coloro che mi erano venuti a cercare. Ovviamente mi aveva trovata in lacrime, rannicchiata contro un albero che a me era sembrato enorme, con le ginocchia sbucciate e sanguinanti e con le mani piene di spine.

Mamma, da allora, mi aveva ordinato di evitare quella zona. Però io, nonostante tutto, ero e restavo una disobbediente, non le davo mai ascolto e spesso mi facevo male qua e là. Mia cugina mi diceva sempre che me lo meritavo. Forse sì, ma era bello fare a modo mio.

Quel giorno stavo inseguendo Miao, il mio gattino tigrato di otto mesi, ed ero stata più cattiva del solito, tanto che mi avevano messo in punizione e non ero potuta andare alla festa del mio compagno di classe Roberto, uno dei miei amichetti preferiti. Mi ero arrabbiata e, poco dopo, ero rotolata giù da una collinetta del mio giardino. Il mio vestito bianco era tutto macchiato del verde dell'erba, i miei capelli biondo cenere sporchi e in disordine. Intanto Miao correva come un matto davanti a me, rincorrendo insetti e tutto ciò che osava muoversi. Era divertente osservare come le sue orecchie si sollevavano al più piccolo dei rumori, che però io non potevo sentire, avendo un udito più limitato. Chissà che mondo cʼera nella sua testa... che colori, che suoni.

Era sempre dispettoso e disubbidiente il mio Miao, come me, ma io gli volevo bene. Speravo solo che non si perdesse e che non raggiungesse il bosco, con tutti quei rami che mi sembravano braccia scheletriche pronte ad acchiapparci e con quelle radici che potevano farci cadere. Per non parlare degli uccelli e di tutti quei piccoli animaletti che facevano ogni genere di rumore e che mi spaventavano. Non che temessi loro, ma quando sentivo un fruscio o un ramo spezzato pensavo subito alla streghe delle favole. La verità era che avevo perso di vista il mio amico peloso mentre mi ripulivo il vestito. E così mi era scappato, quel birbante.



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