Esco dal supermercato sistemandomi le caramelle che ho appena preso in una tasca. Fa un freddo cane, è quasi metà dicembre e tra poco ci saranno le vacanze da scuola. L'aria è così gelida che a ogni respiro si forma una condensa nell'aria. Mi guardo intorno: la strada è deserta. O quasi: c'è un ragazzino appoggiato al muretto, dall'altra parte del viale, rispetto a me. Lo osservo un attimo, prima di riconoscerlo.
Vivo in un Paesino così piccolo che qui tutti conoscono tutti, anche se solo di vista. Lui è arrivato quest'anno, va in seconda media, anche se è del 2001 e dovrebbe fare la prima superiore . Io sono in terza, ho un anno in meno di lui. Lui si è accorto di me e mi osserva, attraverso il fumo della sigaretta che sta fumando.
Mi avvicino e mi piazzo davanti a lui, con le mani nelle tasche della giacca e un'espressione corrucciata in viso.
«Tu sei quello nuovo, vero?» chiedo, facendo finta di non averlo riconosciuto.
«Sì, sono io. E tu chi saresti?» risponde, facendo un altro tiro e soffiandomi il fumo in faccia. Mi viene da tossire ma mi trattengo.
«Solo una persona che vuole darti un consiglio. Lo vuoi sentire?» chiedo, e lui scuote le spalle, come per dire che non gli cambierà la vita, ma che se voglio posso continuare. Prendo fiato e incomincio.
«Smetti di fumare. Io so cosa vuol dire non poter respirare, cercare di prendere aria e non riuscirci. Io so cosa vuol dire restare senza fiato. Mi è successo un sacco di volte e mi succederà ancora, non ci posso fare niente, perché io non ho scelto di essere così. Io non ho scelto di essere malata e di dover faticare per fare una cosa così semplice come respirare. Ma tu, tu come chiunque altro fumi, hai fatto la scelta di farti del male, di buttare via la tua salute per una stupidissima sigaretta che ti soddisferà per quindici secondi, prima che pretenda di avere ancora un po' della tua salute. Una cosa così semplice ma che ti uccide, che ti porta ogni volta più vicino alla morte. Fidati di me, io so che tu non vuoi avere un cancro ai polmoni. Io so che tu non vuoi essere come me: hai la bellezza di poter respirare correttamente, non rovinare tutto per sembrare più figo. Perché ti troverà più figo solo la gente che non sa nulla. Quando piaci davvero, sei figo anche se non fumi. Adesso, a quest'età, sembri solo scemo, a buttare così i tuoi polmoni, a cercare di essere migliore nell'aspetto mentre dentro il tuo corpo sta morendo.» Prendo fiato e mi accorgo che mi sono riscaldata mentre gli parlavo. La neve ha iniziato a cadere e adesso lui ha tutti i capelli innevati, esattamente come devo averli io. «Non è bello sentirsi come mi sento io, non ne vale la pena.» Lo guardo negli occhi. «Ma questo è solo un consiglio, sei libero di ignorarlo, così come sei libero di ignorare la mia esistenza da adesso in poi. Buona serata, Secondino.»
Mi giro e me ne vado, non mi volto indietro neanche una volta, e intanto la neve continua a cadere.
*****
Le vacanze di Natale sono finite, ormai siamo a scuola da tre settimane. Febbraio sta iniziando e non vedo l'ora che finisca la scuola, non vedo l'ora di aver fatto gli esami e di averli passati. Non ho intenzione di ripetere l'anno, quindi mi sto mettendo d'impegno.
«Angel! Aspettami!» mi urla una mia amica, e io mi fermo prima di uscire dal portone scolastico. Quando mi raggiunge riprendo a camminare insieme a lei.
Dentro la scuola fa caldo, ma qui si sta bene. Nevica di nuovo, quest'anno è stato più bianco del solito.
Iniziamo a camminare su per la salita che ci porta verso casa, poi giriamo l'angolo dove di solito si fermano i pulmini e continuiamo a chiacchierare di come la prof di storia abbia messo la nota a una nostra compagna perché aveva lanciato il libro dalla finestra.
«Ehi ragazzina!» esclama qualcuno dietro di noi.«Parli con noi?» chiede Lily.
«No. Parlo con lei.» Risponde indicandomi. «Puoi venire un attimo?» mi chiede poi, un tantino più gentile.
«Lily, mi aspetti un secondo?» le chiedo e lei annuisce. Torno indietro e mi fermo davanti a lui, esattamente come ho fatto quasi due mesi fa.
«Cosa c'è?» chiedo, reclinando la testa per guardarlo in faccia. Lui è molto più alto di me (non che ci voglia tanto).
«Grazie» dice solamente.
«Per cosa?» sono leggermente disorientata. Cos'ho fatto per meritarmi un grazie da uno che di solito è parecchio stronzo?
«Ho seguito il tuo consiglio, ho smesso di fumare. Mi sento meglio e devo tutto questo a te. Se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, sono disponibile.» Risponde, passandomi un foglietto con il suo numero di telefono.
Sorrido, mettendo via il foglio.
«Non c'è di che... l'importante è che non ricominci.»
«Tranquilla, non credo proprio.» Annuisco e faccio per andarmene, quando mi blocca appoggiando la mano sulla mia spalla. «Posso farti una domanda?» annuisco di nuovo. «Di che malattia soffri? La malattia che non ti fa respirare, intendo.»
«Asma. E' una cosa che non augurerei a nessuno.» Gli sorrido di nuovo. «Stammi bene.»
Mi giro e questa volta me ne vado veramente, verso Lily che sicuramente sta congelando, lì ferma ad aspettarmi.
«Cosa voleva?» mi chiede quando la raggiungo.
«Niente» rispondo, e poi aggiungo, in modo che non mi senta: «solo ringraziarmi.»

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Fumo
Short StoryCome si fa a smettere di fumare? Basta la predica di una ragazzina più piccola di te? E' abbastanza convincente?